Helena-Tulve

VISIONS

In Basilica, le Visioni di Helena Tulve
mercoledì
21 Settembre 2022
alle 21:00

Nata a Tartu, classe 1972, Helena Tulve è una delle voci più interessanti del panorama della musica estone degli ultimi anni. Le sue composizioni – la maggior parte delle quali per ensemble da camera – assorbono un’ampia gamma di influenze, tra cui la musica spettrale francese, il canto gregoriano, lo sperimentalismo dell’IRCAM e la musica orientale. Le sue opere elaborate e razionalmente costruite raggiungono una squisita espressività e tensione emotiva, esprimendo tutta la ricchezza e la varietà delle sue esperienze e dei suoi interessi. «Di estrema importanza per me è l’estensione dei confini musicali. Con questo intendo l’estensione dei confini timbrici, formali e stilistici – ha dichiarato la compositrice –, nonché l’apertura dei confini geografici della musica».

Invitata da Lucia Ronchetti per Biennale Musica, Helena Tulve presenta Visions, una composizione che prosegue la ricerca compositiva di Arvo Pärt nell’ambito della musica vocale liturgica, ipotizzando la creazione di una nuova forma di sacra rappresentazione contemporanea. Tulve ha concepito un lavoro in cui la diffusione di diverse sorgenti sonore strumentali e vocali all’interno della Basilica di San Marco trasforma lo spazio acustico stesso in uno strumento complesso e pulsante. «In questo mondo di violenza e ostilità sento più che mai la necessità di rendere onore e dare spazio alla dimensione dell’imaginalis, ovvero non all’immaginario “utopico” – scrive Tulve – ma al vero spazio dell’anima […]. Lo spazio della chiesa, pieno di simboli e immagini, è un modello del nostro stesso spazio sacro interiore che non siamo veramente in grado di comprendere, ma possiamo piuttosto percepire […] La musica liturgica ritrovata nel manoscritto di Santa Maria della Fava, i testi delle sacre rappresentazioni e i frammenti del Vangelo di Maria provenienti dal Papyrus Berolinensis costituiscono nel loro insieme un’antica pista che possiamo seguire, e che ci aiuta nella nostra ricerca più di quanto immaginiamo. Queste rappresentazioni e questi testi non sono reperti storici separati da noi; sono parte di noi – se osiamo aprire il nostro mundus imaginalis e dare spazio alle nostre stesse visioni». C.S.

Ph. Marco Giugliarelli

www.labiennale.org
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