Una grazia tutta giapponese avvolge il foyer della Fenice, in attesa dell’apertura della nuova stagione lirica con Les Contes d’Hof mann di Jacques Offenbach. In mostra tre preziose opere dell’artista Kimiko Yoshida: due dipinti kakejiku con decorazioni in oro zecchino – ‘The Tale of Genji (Phoenix L) XLV’ e ‘The Tale of Genji (Japanese L) LXXI’ – e per la prima volta esposta al pubblico la scultura in bronzo La petite danseuse, concepita e realizzata dall’Artista con un esplicito richiamo alle ballerine di Degas del Museo d’Orsay, ma naturalmente con il volto di Kimiko Yoshida. Il Comitato Degas, cui è stata sottoposta per l’approvazione, ha accolto con favore il lavoro, elogiando l’eccellenza dell’opera unitamente alle intenzioni dell’artista, che non minano in alcun modo l’integrità del Maestro. La mostra al Teatro La Fenice, visitabile fino al prossimo 4 dicembre, rappresenta un omaggio concreto da parte di Kimiko Yoshida alla sua amata Venezia, città in cui stabilmente trascorre vari mesi all’anno. Ciò che colpisce e ammalia chi si trova ad ammirare i suoi raffinatissimi lavori è la capacità di saper utilizzare antiche tecniche giapponesi, reinterpretandole, e ponendo al centro delle sue opere l’identità femminile, che si sostanzia in autoritratti di grandi dimensioni. Spiega Kimiko: «Faccio apparire ciò che scompare nella rappresentazione. L’autoritratto è, come ogni rappresentazione o dipinto, la figura dell’unico che diventa chiunque. Vedo, nel mio autoritratto, l’immagine di un essere impersonale, distante e inaccessibile, che la somiglianza attira verso l’ombra». I suoi lavori sono un trattato sulla bellezza, l’utilizzo della sua immagine, appena accennata, è il punto di partenza di un’indagine affascinante che quasi smaterializza la corporeità per ridefinire uno spazio dell’anima con la sensibilità che illumina lo sguardo di chi si pone a contemplare trame e orditi complessi che fioriscono in spazi di pura armonia.
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