LE MASCHERE IN CUOIO DEL MAESTRO DE MARCHI

Carnevale di Venezia 2024
1 Febbraio 2024

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15 Febbraio 2024

Il Salone Badoer della Scuola Grande San Giovanni Evangelista accoglie, dall’1 al 15 febbraio, la Mostra di Maschere in cuoio del Maestro mascherer De Marchi. Esposte diverse creazioni in cuoi del Maestro raccontano la storia e l’importanza della “maschera teatrale”, le cui origini risalgono alla preistoria, ma la cui affermazione è indissolubilmente legata alla Commedia dell’Arte.

«Il materiale usato per le maschere è cuoio – precisamente vacchetta cruda non trattata a cromo –, che viene bagnato dentro l’acqua calda, lavato e, passate circa un paio d’ore, steso sulla matrice o madre di legno, fissato con dei chiodi e lasciato riposare. Piano piano il legno cioè la matrice comincia ad asciugare il cuoio: è in questa fase che va battuto e lisciato la prima volta, poi vanno cercate le linee della maschera, successivamente si passa alla seconda battitura e lisciatura. In qualche modo è il legno, cioè la matrice che la fa da padrone! Bisogna aspettare circa una settimana per poter togliere la maschera dalla matrice e iniziare il lavoro di rifilatura e soprattutto di creazione dell’anatomia, alla fine si rifiniscono i bordi e si fanno le aperture, cioè l’occhio che è la seconda vista dell’attore. È molto importante per le maschere legate all’attore che ci sia l’anatomia corretta dell’occhio, perché l’attore non deve ave- re problemi con questa faccia finta. C’è una regola che gli attori conoscono bene: quando la maschera è calata sul volto non deve essere più toccata, perché nel momento in cui l’attore la tocca o la rifiuta, in qualche modo lei se ne va dal corpo! Ero molto giovane – ci ha raccontanto il Maestro De Marchi in un’intervista – quando è nata in me la passione per le maschere, ho lavorato prima con la carta, ma il materiale non mi dava le soddisfazioni che la pelle sa dare. Si tratta di materia viva, la pelle si reincarna, fa rivivere l’animale che è stato sacrificato, questo è molto importante. Ho dedicato quest’ultimo periodo al rapporto corpo-maschera: la maschera lasciata lì è un’orfana, può essere un oggetto affascinante, ma lei aspetta un corpo perché non è fatta per essere abbandonata. La maschera è vorace e soprattutto non ha cimitero, maschere e burattini sopravvivono a chi le ha indossate e aspettano sempre un corpo nuovo!».

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