100 anni di gratitudine

Marcello Mastroianni, o del magnetismo quotidiano
di Massimo Bran

A San Servolo il Centro Sperimentale di Cinematografia omaggia l’icona cinematografica italiana per eccellenza.

100 anni e sembra ieri, oggi, domani. Ci si perdoni il trito giochino di parole, ma davvero nessun altro titolo tra il centinaio e passa di film, tra cui una teoria corposa di assoluti capolavori, che il più grande attore di tutti i tempi del cinema italiano, ma verrebbe da dire non solo, ha interpretato può meglio restituire la sua essenza di gentiluomo della porta accanto. Sì, perché Marcello, e non è un caso che a molti venga facile ricordarlo per nome prima ancora che per il suo bel cognome, tra tutti i grandi interpreti del grande schermo del Ventesimo secolo è quello che più di ogni altro ha comunicato prossimità, semplicità, una sorta di autentica accessibilità, una disposizione che davvero ha permesso a tutti, ma proprio a tutti, oltre ogni barriera sociale e culturale, di sentirlo proprio. A differenza degli altri grandi del periodo aureo del nostro cinema, non ha mai avuto bisogno, ma credo di non esagerare dicendo che ciò non era proprio costitutivamente nelle sue corde, di fare dell’eccezionalità, dell’extra-ordinario la cifra della propria arte interpretativa. Non era un mattatore alla Gassman, non era l’immagine e il corpo dell’italiano cialtrone e scaltro, ed irresistibilmente comico, alla Sordi, non era naturalmente una maschera comica inarrivabile alla Totò, ma non era neanche quel volto dalla comicità triste e dolente di un Nino Manfredi, e tantomeno un Tognazzi gaudente e al contempo sarcastico, dallo sguardo un po’ gigione e un po’ sardonico. No, niente di tutto questo, o per meglio dire, tutto questo, restituito con una naturalezza e un’intensità in sottrazione. Disincanto puro, sottigliezza sublime, come se qualsiasi parte, qualsiasi momento di un film, qualsiasi dialogo, sguardo, espressione fossero la cosa più naturale della quotidianità, della normalità di tutti noi. Questa cifra inarrivabile di Marcello Mastroianni hanno fatto di lui l’attore più amato, desiderato, conteso da registi comici, drammatici, esistenzialisti, liricamente visionari, così come da pubblici popolari, leggeri, sofisticati, elitari. Senza concedere nulla a ciascuno di essi strizzando l’occhio alle rispettive aspettative, ma semplicemente essendo sé stesso, naturalmente con consumato mestiere. E quindi sì, avrebbe avuto cent’anni in questo 2024 il nostro, eppure il suo volto è quanto di più autenticamente presente ci possa essere oggi tra i trilioni di immagini che ci vengono rovesciate addosso senza soluzione di continuità dal moltiplicarsi bulimico dei media che intasano i nostri giorni.

Basta un’istantanea, un frame, uno schizzo del suo fascinoso profilo, o dell’incidere di quel suo corpo meravigliosamente normale, per sentirselo matericamente vicino. Sì, Marcello ogni volta che lo incroci a pelle non puoi contemplarne l’assenza, la dipartita da questo nostro mondo. La sua aurea è tutta concretezza, pane quotidiano, paesaggi, strade, vite vissute attorno a noi. È questo tratto, questa essenza del suo recitare vivendo che ti rimane impressa ancora una volta grazie alla bellissima mostra fotografica, e non solo, che il Centro Sperimentale di Cinematografia ha inaugurato in coincidenza con l’81. Mostra del Cinema, e che si protrarrà fino al 9 gennaio 2025, nella sua nuova sede veneziana all’Isola di San Servolo, sede che ospita il CSC – Immersive & Performing Arts, il primo polo dedicato alle arti immersive e performative in Italia. La mostra, curata mirabilmente da Laura Delli Colli, ospita oltre cento immagini dell’Archivio fotografico della Cineteca Nazionale, tutte in grande formato, alle quali si aggiungono testimonianze, alcuni preziosi inediti e molti estratti da una lunga masterclass che Mastroianni stesso tenne proprio davanti alla platea degli allievi del CSC – Scuola Nazionale di Cinema, nonché altri estratti video – anche questi d’archivio – in cui il grande attore parla di sé e del suo rapporto con i registi – primo tra tutti, naturalmente, quello con Federico Fellini –, le compagne e i compagni di lavoro sul set, ma anche delle sue passioni e del suo modo di vivere il cinema. E non solo. Uno dice, va bene, la solita mostra facile dall’appeal immediato, glam o realista che sia, che solo una galleria di istantanee del grande cinema dell’età aurea sa esercitare così trasversalmente. Certo, come negare ciò. Eppure, a parte il fatto non certo trascurabile da considerare che ci sono modi e modi di curare come si deve anche le cosiddette mostre “facili”, che in quanto tali alla fine risultano essere da un punto di vista curatoriale esattamente il contrario, ancora una volta con Marcello Mastroianni, per le ragioni sopra espresse e per la misura e la perizia con le quali la Delli Colli ha saputo trattare questo prezioso e scivoloso materiale restituito in una galleria emozionante e commovente di immagini storiche, il tutto assume la dimensione di un incedere in tenero, vivo, intelligente divenire, dove ieri è davvero qui, oggi. E domani.

Immagine in evidenza: © Fondazione CSC

Cent'anni e oltre cento volte Mastroianni

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