Come il “fiore senza nome” che dà il titolo alla performance, Aine E. Nakamura abiterà gli spazi di Campo Santo Stefano lasciando che il suo corpo entri in contatto con la realtà che la circonda, reiterando attraverso la voce e il movimento costante il rituale di un’attiva scelta pacifista.
Tra i molti meriti, la direzione ricci/forte ha quello di aver riportato il Festival in città, abbattendo metaforicamente i muri dei teatri riversandosi nei campi veneziani con il programma di performance site-specific del College, giunto alla sua seconda edizione. Selezionata tra una rosa di oltre settanta domande, la performer, compositrice e cantante nippo-americana Aine E. Nakamura ha vinto il bando di quest’anno con Under an Unnamed Flower, un progetto che parte dalla Costituzione giapponese andando ad incarnare l’Articolo 9, quello scritto in difesa della pace. Proprio come il “fiore senza nome” del titolo, la performer abiterà gli spazi di Campo Santo Stefano lasciando che il suo corpo entri in contatto con la realtà che la circonda, reiterando attraverso la voce e il movimento costante il rituale di un’attiva scelta pacifista.
Il progetto “transfrontaliero” di Nakamura è di un’attualità bruciante: un seme di pace che verrà piantato per la prima volta a Venezia e che auspicabilmente continuerà a germogliare in questo presente e nel futuro. Lontana dai canoni di rappresen- tazione e dalle modulazioni sonore della tradizione occidentale, Nakamura «con un plurilinguismo ammaliante, svincolato dagli obblighi del reale – scrivono i Direttori – si metamorfizza in una sorta di ipnotico pifferaio magico che dietro il suo apparente stupore infantile incanta […] raccontando con tono soave cose che in realtà disapprova fermamente, rifiutando, anche quando le tenebre s’incuneano come bestie spettrali nel labirinto dell’esistenza, l’ineluttabilità dei compromessi e opponendosi alle coercizioni sociali opprimenti della porcilaia politica».