Alterum Byzantium

Lo splendore dell’arte veneto-cretese in mostra a Palazzo Ducale
di Mariachiara Marzari

Dal 30 aprile a Palazzo Ducale, “L’oro dipinto. El Greco e la pittura tra Creta e Venezia” esplora il fecondo intreccio artistico tra la tradizione pittorica bizantina e quella veneta tra il XV e il XVII secolo, con opere di El Greco a evidenziare la proiezione europea di questo linguaggio artistico.

La Repubblica di San Marco aveva quasi da sempre intrattenuto stretti rapporti commerciali e culturali con l’Impero Romano d’Oriente, ma fu in seguito alla Caduta di Costantinopoli in mano ottomana nel 1453, che un grande afflusso di mercanti, dotti, scribi, artisti, artigiani, operai e altri partirono dalla capitale bizantina o dai vari domini veneziani nell’Egeo e nello Ionio per insediarsi a Venezia, dove già nella seconda metà del Quattrocento costituivano la più grande comunità straniera della città. Per loro, Venezia, che allora trascorreva il suo periodo aureo, rappresentava un luogo “familiare” e ideale per mettervi radici. La Serenissima, a sentire il metropolita di Nicea Bessarione, più tardi divenuto cardinale della Chiesa latina, si presentava agli occhi dei greci quasi “alterum Byzantium”, come una seconda Bisanzio. Grazie alla presenza di questa folta comunità greca, dunque, venne a lavorare nella città anche un gran numero di pittori greci, i quali, sensibili alle esigenze dei loro committenti, eseguivano spesso sia per i loro compatrioti che per numerosi veneziani icone “alla maniera greca”. In ogni dimora aristocratica veneziana, infatti, sopra il letto del padrone di casa, vi era un’icona greca che per la sua ieraticità si riteneva proteggere in modo particolarissimo le diverse generazioni.
Di questo legame e di molto altro racconta la mostra L’oro dipinto. El Greco e la pittura tra Creta e Venezia, a cura di Chiara Squarcina, Andrea Bellieni e Katerina Dellaporta, un progetto nato alcuni anni fa in Grecia, ideato e fortemente voluto dall’allora ambasciatore di Grecia in Italia Themistoklis Demiris e dall’architetto Gherardo degli Azzoni Avogadro Malvasia, la cui gestazione e realizzazione si è dimostrata per diversi fattori complicata e lunga, ma che ha trovato immediato sostegno scientifico e istituzionale a Venezia.

Dal 30 aprile sarà Palazzo Ducale, ça va sans dire, ad aprire le porte a una sessantina di opere di pittori che tra la seconda metà del Quattrocento e la seconda metà del Seicento hanno rappresentato fedelmente e con mille sfaccettature l’unione artistica tra la Grecia e Venezia. Incroci delle culture figurative bizantina e veneta, l’eclettismo di autori che potevano indifferentemente produrre dipinti nei diversi modi espressivi, l’evoluzione dei temi rappresentati e l’adattamento ai gusti della committenza sono le tracce che vengono sviluppate in mostra. Numerosi i dipinti conservati in città dal Museo Correr e dal Museo delle Icone presso l’Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini, nonché in collezioni private italiane e straniere.

Immagine in evidenza: Emanuele Tzanes, Cristo Grande Sacerdote, 1665-1675 ca., Venezia, Museo Correr
Michele Damaskinos (e atelier), Adorazione dei Magi, 1575-1580 ca., Venezia, Museo Correr

VENEZIA NEWS #299-300

VeNewsletter

Ogni settimana / Every week

il meglio della programmazione culturale di Venezia / the best of Venice's cultural life

VENEZIA NEWS #299-300

VeNewsletter

Ogni settimana

il meglio della programmazione culturale
di Venezia