Cat. Catwalk. Runway

Trajal Harrell affila le unghie di Maggie la “Gatta”
di Loris Casadei

Trajal Harrell, “Dancer of the Year” nel 2018 per la rivista «Tanz Magazine», è oggi uno dei riferimenti più prestigiosi della danza contemporanea. A Venezia il 23 luglio al Teatro Piccolo Arsenale vedremo Maggie, the Cat, ovvero La gatta sul tetto che scotta, tratto dal duro romanzo di Tennessee Williams, premio Pulitzer nel 1955.

Trajal Harrell, “Dancer of the Year” nel 2018 per la rivista «Tanz Magazine», è oggi uno dei riferimenti più prestigiosi della danza contemporanea. Tre le componenti genetiche della sua danza ed un preciso riferimento teorico.
La Postmodern dance, che, volendo molto semplificare, nasce alla fine degli anni ‘60 come superamento della Modern dance, con l’obiettivo di valorizzare movimenti corporei quotidiani e anche banali, utilizzando tecniche anticonformiste nella composizione e nella coreografia (vedi Cunningham, Childs, Steve Paxton…).
La danza Bûto, la danza “oscura”, ove il danzatore aspira a poter diventare altro di natura animale, iconoclasta e maledetta (Artaud è stato uno degli ispiratori), ma anche poetica e surrealista. Il Voguing, stile di danza nato nei locali gay americani agli inizi degli anni ‘70, che mescola pose plastiche, ma non necessariamente scultoree, e la catwalk dei modelli delle sfilate di moda.
Il riferimento teorico individua nel danzatore il riconoscimento e la riscoperta di gestualità e movimenti, spesso quotidiani, che dal soggetto che li compie passano ad un altro soggetto che guarda (il ricevente). Il mezzo diviene fattore fondamentale ed esso è l’ambiente. Per questo Trajal Harrell predilige i luoghi dove il contatto con il pubblico è più immediato: famose sono le sue performance nei musei, dal Moma al Centre Pompidou Metz, o la variazione creativa a seconda della fase del giorno in cui la performance viene presentata. Massima attenzione è sempre data al metodo di trasmissione della creazione e dell’energia dei danzatori in una sala gremita di pubblico. A Venezia il 23 luglio al Teatro Piccolo Arsenale vedremo Maggie, the Cat, ovvero La gatta sul tetto che scotta, tratto dal duro romanzo di Tennessee Williams, premio Pulitzer nel 1955.
Una Maggie che non vuole essere intrappolata dall’ipocrisia e dalle bugie che la circondano. La pièce del 2019, qui in prima nazionale, è la terza parte della trilogia Porca Miseria, che porta al centro dell’attenzione figure femminili calpestate, abbandonate, combattute, ma che sempre reagiscono con orgoglio e determinazione. Il primo lavoro, in parte installazione artistica e in parte performance, è dedicato alla coreografa, antropologa e danzatrice Katherine Dunham, erede di Mary Wigman e di Ruth St. Denis, che andrebbe riscoperta e valorizzata. Fu anche indomita attivista politica e lottò a favore della libertà spagnola nel 1936, contro le violenze nei ghetti neri e per i diritti dei rifugiati hawaiani. Harrell ripercorre la sua storia per esplorare i confini tra danza, teatro e visual art. Il secondo lavoro è una riflessione cinematografica su Medea, tradita da Giasone e dedita a tremenda vendetta. Una Medea euripidea, non smussata dalla poesia di Ovidio, vista come il carattere estremo che per liberarsi deve uccidere l’essenza ultima (definita dagli uomini) della maternità.

 

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