Fra le artiste più influenti della scena contemporanea, per la 52. Biennale Teatro Miet Warlop mette in scena una rivisitazione del suo iconico “Springville”.
Nata nel 1978 nelle Fiandre, Miet Warlop, diplomata all’Accademia reale di Belle Arti di Gand e attiva in tutta Europa, è una delle artiste più influenti della scena contemporanea, costantemente premiata per i suoi lavori, a partire dal suo spettacolo di debutto Huilend Hert (cervo che piange), Premio della Giuria del KASK Franciscus Pycke e Premio del Pubblico al festival TAZ di Ostenda nel 2004, fino all’ultimo One Song – Histoire du Théâtre IV che ha ottenuto il Premio VSCD Mimo/Performance all’annuale Festival del Teatro olandese e il premio della critica in Francia. Che la sua ricerca riguardi le arti visive, il teatro o la performance, la cifra è quella della commistione: nei suoi lavori coesistono felicemente linguaggi diversi – dove spesso quello parlato è l’ultimo in termini di importanza – con esiti di forte impatto. «Per me il palco è un luogo dove le cose si incontrano». Leggendo del suo lavoro, una delle prime descrizioni che si incontrano è quella di “Teatro dell’Oggetto” (Object Theatre): nel magico mondo di Miet Warlop, gli oggetti di tutti i giorni hanno un’anima, a volte ancora più ricca e disturbata di quella degli esseri umani. Entrambi questi aspetti fondanti, la commistione di linguaggi e il teatro dell’oggetto, si ritrovano in After All Springville: Disasters and Amusement Parks prima italiana di uno spettacolo del 2021 (che è a sua volta una rivisitazione dell’iconico Springville di una quindicina di anni fa) in cui la tragica storia di una comunità fallita viene raccontata con la leggerezza di un cartone animato. Al centro del martoriato universo di Springville c’è una casa di cartone che emette sbuffi di fumo colorato, trampolino per l’immaginazione dal quale saltano fuori creature surreali: un tavolo apparecchiato dotato di gambe e braccia umane, un uomo vestito di verde che si lancia dalle finestre per portare fuori un sacco dell’immondizia, un quadro elettrico pronto all’esplosione, figure umane non completamente sviluppate. Miet Warlop mette in scena un lavoro altamente coreografico, di grande impatto visivo, in cui agli attori viene chiesto di entrare a far parte di un meccanismo perfettamente oliato di collisioni cronometrate al secondo, poiché molti di loro non possono vedere cosa accade sulla scena, e di conseguenza anche lo spettatore è chiamato a giudicare la pièce con l’orecchio e non solo con l’occhio. In scena si susseguono a ritmo irregolare diverse mini-catastrofi, in un crescendo di surreali tableaux vivants, finché lunghi tubi colorati si aprono sopra il pubblico, alcuni lentamente e altri velocemente, in un finale non-controllato, costruito in modo che la gente si chieda «e questo dove va?». Un disastro a forma di parco divertimenti.