De’ Visi Mostruosi e Caricature. Da Leonardo Da Vinci a Bacon, è una mostra assolutamente da non perdere, in corso a Palazzo Loredan fino al 27 aprile e curata da Pietro C. Marani, tra i massimi esperti di questa materia e dell’opera leonardiana. Lo incontriamo per approfondire le oltre 75 opere che compongono il ricercato percorso espositivo.
«È sempre l’Uomo al centro dei nostri interessi», afferma Inti Ligabue, presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue. In questo particolare progetto espositivo più precisamente è una donna, quella Testa di vecchia di Leonardo che tanto affascinò e rese orgoglioso il padre e che ora il figlio ha posto al centro, come punto di partenza, di un incredibile viaggio.
Il volto scavato di una vecchia sdentata, col naso schiacciato all’insù, labbra cadenti, doppio o triplo mento grinzoso, capelli tirati all’indietro e raccolti in un velo fermato da una coroncina con un grosso fiore, quasi da giovinetta in contrasto con l’evidente età, che Leonardo traccia non per scherno, ironia o sorriso, ma come “testa caricata”, studio fisiognomico, volontà di realismo che indaga anche doti morali o virtù particolari al di là dei difetti fisici, mostrando i segni del tempo.
Leonardo da Vinci è l’inevitabile protagonista di questo viaggio – oltre a la Testa di vecchia, sono presenti diciotto disegni autografi compresi, per la prima volta esposti in Italia, alcuni fogli della Collezione del Duca di Devonshire – che ci invita a seguire le tracce e gli sviluppi del singolare e affascinante genere della caricatura, o meglio, della deformazione e trasformazione dei tratti fisiognomici, a Venezia dalla crisi dell’Umanesimo alla crisi della Serenissima, rendendo evidente l’esistenza di una linea di continuità “settentrionale” in quest’ambito.
Il risultato sorprendente di questa intrigante indagine è De’ Visi Mostruosi e Caricature. Da Leonardo Da Vinci a Bacon, una mostra delicata e potente, assolutamente da non perdere, in corso a Palazzo Loredan fino al 7 aprile e curata da Pietro C. Marani, tra i massimi esperti di questa materia e dell’opera leonardiana, affiancato da un comitato scientifico di assoluto prestigio, composto da Alessia Alberti, Luca Massimo Barbero, Paola Cordera, Inti Ligabue, Enrico Lucchese, Alice Martin, Alberto Rocca, Calvin Winner.
Oltre 75 le opere in mostra prestate da musei e collezioni private internazionali per un percorso di altissimo livello fatto di confronti e rimandi, che partendo dal sommo Leonardo giunge alla Venezia di Anton Maria Zanetti e dei Tiepolo, passando per Francesco Melzi, Giovan Paolo Lomazzo, Aurelio Luini, Donato Creti, Giuseppe Arcimboldi, ma anche per Carracci e Parmigianino.
“Teste caricate” o “grottesche”, volti deformati, esagerazioni anatomiche, indagini fisiognomiche, figure caricaturali e gallerie di “caratteri umani” proiettano il visitatore in un mondo straniante quanto intrigante, collaterale rispetto al bello, al sublime o all’ideale oggetto privilegiato dall’arte. Un tema coinvolgente e dai molteplici risvolti che inevitabilmente assume nel Novecento nuovi significati, qui potentemente evocati e restituiti dal dipinto di Francis Bacon Tre studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne, straordinario capolavoro che chiude la mostra.
Caricatura e resa straordinariamente veristica di volti deformati. In quale tradizione pittorica affondano le radici queste due maniere?
Arte della caricatura e realizzazione veristica di volti deformati sono due cose diverse. Quest’ultima pertiene alla raffigurazione del deforme e del brutto e se ne attesta la nascita già nella Firenze del ‘400, come esito di una lunga tradizione medievale che vede nelle cattedrali gotiche l’uso di teste mostruose e grottesche. Leonardo è partecipe di questo clima perché le sue sono teste mostruose e “caricate”, dove prevalgono intendimenti morali o critiche sociali, poste in contrasto col bello ideale, da cui l’equazione Bello=Buono e Brutto=Cattivo o malefico. Leonardo e i Carracci si rivolgono all’osservazione del reale e del quotidiano “caricando” e insistendo su certe deformazioni congeniali a questo scopo. La caricatura propriamente detta, invece, nasce assai più tardi e ha intendimenti ludici, per far sorridere e divertire, come avviene nelle caricature di Zanetti, Tiepolo e Marco Ricci. Naturalmente in età moderna le due concezioni si intrecciano.
Come un apparente esercizio di stile da parte dell’artista può racchiudere il senso stesso della vita, la caducità e la contemplazione del diverso? Quale pensiero emerge da queste opere e quali ‘deformazioni’ della psiche ha assunto nel tempo?
Le teste “caricate” possono alludere anche al tempo che passa, che trasforma il Bello in aspetti sgradevoli. In questo senso Leonardo, ma anche Giorgione, hanno molto rappresentato la terza età e gli effetti del Tempo come corruttore della bellezza. Nei disegni di Leonardo si vedono spesso contrapposte figure e profili di giovani bellissimi a profili o teste di vecchi corrotti dal tempo. Parlare di analisi psicologiche per queste esercitazioni non è del tutto corretto, anche se talvolta le teste “caricate” di Leonardo sono state interpretate come prodotti di un pensiero autobiografico o psicologico.
Quali i maggiori maestri che svilupparono questa pratica e quali di essi sono presenti in mostra?
La mostra vuole presentare gli effetti di quest’intreccio soprattutto nel secolo XVIII a Venezia, contribuendo a mettere in evidenza il sostrato “leonardesco” della caricatura veneziana. Qui un erudito e un dilettante d’arte come Anton Maria Zanetti leggeva il Trattato della Pittura di Leonardo, i trattati del lombardo Giovan Paolo Lomazzo e consultava Le Arti a Bologna di Annibale Carracci, o ancora le raccolte di Teste caricate di Leonardo pubblicate dal Conte di Caylus. Giovan Battista Tiepolo possedeva nella sua Biblioteca i Grotteschi dello stesso Lomazzo, teorico milanese di tradizione leonardesca. Zanetti, che come Rosalba Carriera intratteneva rapporti con collezionisti francesi e inglesi di disegni di Leonardo, mise in relazione le caricature con il mondo dell’opera e della musica, allestendo un Gran Teatro del Mondo.
De’ Visi Mostruosi e Caricature è un percorso inedito e straordinariamente affascinante che parte dalla Collezione Ligabue. Come viene restituito in mostra questo viaggio tra le pieghe dell’arte più intima e le infinite sfumature di una collezione?
L’idea iniziale della mostra era quella di contestualizzare le caricature (non solo veneziane) della Collezione Ligabue attraverso confronti e relazioni con disegni custoditi in altre collezioni, non di presentare un excursus sulla caricatura in generale. Il risultato più spettacolare raggiunto è il confronto fra le caricature di Tiepolo della Collezione con quelle sempre di Tiepolo custodite nel Gabinetto dei disegni del Castello Sforzesco di Milano.
La Testa di vecchia di Leonardo. Ci descriva questo disegno e la sua importanza.
Il disegno, più volte pubblicato, è stato studiato e attribuito a Leonardo da Luisa Cogliati Arano e viene messo qui a confronto con disegni autografi di Leonardo stesso custoditi nella Biblioteca Ambrosiana di Milano e nella Collezione del Duca di Devonshire a Chatsworth. È un disegno di notevole importanza nel trasmetterci una serie di caratteri e motivi di origine vinciana. Il volto della vecchia è veramente orrendo, con la civetteria di un grazioso e leggiadro nodo sulla testa che sembra, per leggerezza e ductus, la firma di Leonardo, anche se il disegno deve essere stato ripassato più tardi da altra mano.
Quale excursus temporale viene coperto dalla mostra?
Si parte da disegni di Leonardo della fine del Quattrocento, si prosegue con prove dei suoi allievi e seguaci (Melzi, Giovanni Agostino da Lodi, Figino, Arcimboldo, Lomazzo), si offre una campionatura del naturalismo bolognese (Annibale e Agostino Carracci, Donato Creti) e di qualche esempio centro-italiano e nordico e si arriva ai pittori veneziani già citati, concludendo il percorso con stampe e incisioni tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Come conclusione, si offre l’interpretazione contemporanea del tema da parte di un grande artista come Francis Bacon, che esplora, questa volta sì, gli incubi dell’inconscio e della psiche riflessi nella deformazione dei tratti fisiognomici di una donna.
Come per tutte le mostre della Fondazione Ligabue la parte scientifica è particolarmente approfondita e puntuale. Ci racconti come siete riusciti a ottenere prestiti tanto importanti e del tutto inediti.
È stato un grande impegno da parte del curatore (ndr: ossia chi sta rispondendo, Pietro C. Marani), del Presidente della Fondazione Inti Ligabue e dei membri del Comitato scientifico, che hanno condiviso e apprezzato il progetto concedendo di conseguenza i prestiti richiesti. In questa fase determinante è stato l’incoraggiamento del Direttore della Pinacoteca Ambrosiana, Alberto Rocca, del Presidente della Fondazione Giorgio Cini, Luca Massimo Barbero, del Gabinetto disegni del Castello Sforzesco di Milano, nella persona del suo Direttore Alessia Alberti, della Pinacoteca di Brera a Milano, nella persona del Conservatore Letizia Lodi, e del VII Duca di Devonshire, che ha prestato ben dodici disegni di Leonardo dalla sua collezione a Chatsworth, mai esposti prima in Italia. Abbiamo iniziato a elaborare il progetto scientifico fin dal 2019, che ha dovuto poi, anche a causa della pandemia, essere rimodulato più volte. Non ci si immagina la mole di lavoro nelle fasi istruttorie e nell’organizzazione delle richieste dei prestiti che è stato compiuto dallo staff della Fondazione in relazione con i principali Musei europei (dagli Uffizi di Firenze al Louvre di Parigi, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia alla Nuova Fondazione Pedretti a Vinci, all’Ente Raccolta Vinciana di Milano), con il coordinamento di Lucia Berti e di Elisa Bissacco, né il lavoro scientifico a monte di tutto ciò che vede nel Catalogo della Mostra, edito da Marsilio, un punto di raccolta di nuove informazioni e, ci auguriamo, un punto di partenza per ulteriori approfondimenti.