Delirio a due

Jacopo Gassmann porta al Goldoni The City di Martin Crimp
di Loris Casadei

Jacopo Gassmann sceglie di misurarsi con The City di Martin Crimp, autore britannico tra i più importanti e radicali del panorama drammaturgico contemporaneo. Una commedia nera, inquietante ed enigmatica, in equilibrio tra finzione e realtà, tra ricordi e memorie.

Martin Crimp è uno scrittore e drammaturgo ancora poco conosciuto da noi.
I motivi sono vari: i suoi lavori sono difficili, socialmente tiene un profilo basso e tende a non rilasciare interviste, il linguaggio che usa è arduo da tradurre e anche da interpretare, molte sono le interrogazioni, le ellissi e i salti logici. Ma è uno scrittore, che, come pochi altri, sa interpretare la realtà attuale dei rapporti umani.
Inizia la sua carriera nei primi anni ‘80. Oggi abbiamo quasi dimenticato, ma nell’era Thatcher non esistevano ancora portatili, dvd o internet. Il teatro come altre forme culturali viveva un periodo difficile, privato di fondi e sottoposto al regime del mercato: doveva produrre reddito. E mentre Agatha Christie imperversava nel West End, il modernismo di Brecht, Artaud, Pinter o Beckett veniva messo a dura prova.
Martin Crimp (Dartford, Kent, 1956) esordì sfidando queste regole. Alcuni critici lo hanno associato alla corrente In-yer-face, un teatro provocatorio con un misto di violenza, poesia e sesso, ma questo è vero solo in parte. Il suo primo scritto è esemplare per definire la sua poetica: Living Remains è centrato su un dialogo tra una donna e un uomo in ospedale, che può rispondere solo premendo un pulsante.

The-City, JacopoGassmann © LAC Lugano Arte e Cultura – Luca Del Pia

Anche in The City al centro del primo atto c’è un dialogo tra una coppia, Clair preoccupata di raccontare un incontro con uno scrittore che ha appena abbandonato una figlia, e Chris intento a spiegare perché potrebbe perdere il lavoro. I due non si ascoltano, proseguono il proprio filo di pensiero. In questo dialogo in cui spesso a una domanda ne ritorna un’altra, si ritrovano Beckett e Mamet. Non racconterò la trama per non rivelare la sorpresa finale, che ribalterà la chiave di lettura del testo. Jacopo Gassmann, partito con Cortazar, Juan Mayorga, passando per Chris Thorpe, di cui ha curato sia traduzione che regia di Confirmation (2015) e There has possibly been an incident (2016), poi per Ayad Akhtar e Arne Lygre – abbiamo visto alla Biennale Teatro 2020 Niente di me con i due protagonisti ai quali è restato solo il miraggio di raggiungere il mare –, è uno dei pochi registi attualmente in grado di affrontare questo difficile testo.
In una intervista ha affermato che ha scelto il teatro, tra cinema e altre arti, perché «c’è una dimensione più umana e artigianale, e io scelgo testi che raccontano cosa succede oggi, il sentimento del tempo». Certo che l’aiuto di una traduttrice del calibro di Alessandra Serra e il suo trentennale lavoro con Harold Pinter non è poca cosa.

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