Myung-Whun Chung dirige il capolavoro verdiano, in scena dal 20 novembre per la regia di Fabio Ceresa.
I versi trionfali del coro dell’atto terzo dell’Otello verdiano tornano a risuonare nel contesto a loro più proprio, a inaugurazione della Stagione operistica veneziana 2024-25. L’azione drammatica dell’Otello, musicato da Giuseppe Verdi tra il 1884 e il 1886 su libretto di Arrigo Boito, ispirato all’omonima tragedia shakespeariana, non si svolge a Venezia, ma nella Cipro governata dalla Serenissima, eppure l’atmosfera veneziana, con le sue liturgie patriottiche, ma anche con complicati intrighi di palazzo e scenografici duelli in cui gli eroi si battono per difendere il proprio onore, la pervade pienamente. Essa vede compiersi le perfide trame di Jago, l’alfiere invidioso. Questi, per vendicarsi del vittorioso comandante delle truppe veneziane Otello, reo di avergli preferito Cassio nel ruolo di luogotenente, ordisce un’intricata tela d’inganni, spingendolo alfine a uccidere la sposa Desdemona, creduta infedele, e a togliersi la vita egli stesso una volta disvelati i piani di Jago.
L’Otello rappresenta tuttavia anche una tappa importante della maturità stilistica di Verdi, che con quest’opera torna a dedicarsi alla lirica tredici anni dopo Aida, e che risente ormai decisamente dell’influsso di Wagner. Essa si presenta difatti come un flusso pressoché ininterrotto di musica e canto di chiara ispirazione wagneriana, senza cesure nette tra le varie scene, con impeccabili transizioni orchestrali capaci di riprendere il tema dell’aria testé eseguita, e di collegarla armonicamente alla successiva, unendo episodi apparentemente tra loro inconciliabili come il fiero duello tra Cassio e Montano e le dolci note d’amore tra il protagonista e Desdemona, in chiusura del primo atto. A interpretare tale complessa partitura ecco l’Orchestra del Teatro La Fenice, diretta per l’occasione dal coreano Myung-Whun Chung, mentre l’allestimento e la regia, del tutto nuove, saranno affidate alle esperte cure di Fabio Ceresa. Tra le voci spicca quella di Francesco Meli, giovane tenore in forza al teatro veneziano che in questa occasione debutterà nel ruolo di Otello. «Arrivato qui come conte d’Almaviva nel Barbiere, ora ha l’età e la maturità giuste per sostenere tale ruolo» ha commentato il Sovrintendente e direttore artistico Fortunato Ortombina, all’ultima direzione della Fenice, che lascerà a fine gennaio 2025 per trasferirsi alla Scala di Milano. A giudicare dagli applausi ricevuti in sede di presentazione del nuovo cartellone, saluterà Venezia con l’ennesimo successo.