Generazione Short

Intervista a Roberta Novielli, direttrice Ca' Foscari Short Film Festival
di Davide Carbone

Trenta titoli in concorso e ospite d’onore Marco Bellocchio. Dal 19 al 22 marzo (con una giornata di pre-apertura il 18) la rassegna veneziana di Ca’ Foscari si conferma un autentico termometro dello stato dell’arte del cortometraggio, tra masterclass, dibattiti e incontri tematici.

Credo che mai come in questo momento guardare all’orizzonte sia importante, il Festival lo ha sempre fatto e grazie alla forza propulsiva dei giovani continua e continuerà a farlo

Sfogliando la cartella stampa in occasione della presentazione della 15. edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival, il pensiero è andato ad una sola, semplice parola: crescita. Una cartella stampa che si presenta voluminosa sotto il profilo della qualità, oltre che della quantità, per una rassegna gestita dagli studenti di Ca’ Foscari, sotto il coordinamento della Professoressa Roberta Novielli, che si articola tra la proiezione dei corti del Concorso internazionale e incontri con le personalità di anno in anno invitate, per parlare di come il cinema si fa per davvero.

Quest’anno in programma, tra gli altri, l’incontro con uno dei giganti del cinema italiano, Marco Bellocchio, sul palco dell’auditorium nella collaudata formula dell’intervista-dibattito per celebrarne la carriera semplicemente unica e per rispondere alle domande di un pubblico curioso ed appassionato. Uno spazio privilegiato è dedicato all’animazione, sempre più mezzo espressivo capace di arrivare dove gli altri generi non riescono: tavole rotonde e masterclass ci raccontano lo stato dell’arte di un mondo che ormai non è più ad uso e consumo prevalente dei più piccoli, abbracciando un pubblico sempre più intergenerazionale e trasversale. Il Concorso internazionale è il cuore pulsante della manifestazione, quello che ha portato il festival a diventare negli anni una sorta di campionato mondiale del cinema giovane, dove vengono proposti 30 dei migliori cortometraggi realizzati nell’ultimo anno da studenti di università e scuole di cinema di 26 Paesi del mondo.  In questa edizione spicca in particolare il tema di giovani e giovanissimi alienati dalla società a causa del difficile contesto familiare in cui spesso si trovano a vivere, una tematica universale che troviamo a tutte le latitudini, dal Brasile al Sudafrica, dalla Corea del Sud alla Slovacchia. Corti valutati da una giuria internazionale come sempre di altissimo profilo autoriale, formata da Alessandra Infascelli, Barbara Biddulph e Malou Lévêque.

Con la direttrice Roberta Novielli abbiamo scrutato i nuovi orizzonti tracciati da questo vitale e davvero globale festival cinematografico.

Il manifesto firmato da Manuele Fior ci mostra un Pulcinella che dal comignolo di un tetto veneziano mira l’orizzonte. Cosa osserva il Ca’ Foscari Short in questa sua attesa quindicesima edizione?
Questo festival, in continuità con tutti quelli che lo hanno preceduto, osserva senza ombra di dubbio un futuro che si vorrebbe sempre migliore, guardando in particolare all’attuale situazione politica ed economica mondiale. Moltissimi dei film che abbiamo selezionato, non solo per il Concorso internazionale, si sforzano infatti di dare una svolta positiva al quotidiano, a tutto quello che capita oggi. Allo stesso tempo il festival nella sua complessità, come rassegna legata al destino degli studenti e quindi dei più giovani, si sforza di mappare quelle che possono essere le possibilità del cinema del futuro, i suoi linguaggi e tutte le opportunità del mezzo espressivo cinematografico. Credo che mai come in questo momento guardare all’orizzonte sia importante; il festival lo ha sempre fatto e grazie alla forza propulsiva dei giovani continua e continuerà a farlo.

ca foscari short film festival

Immaginiamo che il lavoro di selezione sia stato come sempre ‘dolce’ e ‘crudele’ al tempo. Quanti titoli avete ricevuto e quali geografie cinematografiche dobbiamo attenderci nel Concorso internazionale?
Anche quest’anno la risposta che abbiamo avuto dal mondo del cortometraggio è stata davvero incredibile. Abbiamo ricevuto qualcosa come 3061 lavori provenienti da 119 Paesi, a tracciare una cartina geografica che praticamente copre l’intero globo terrestre, come riusciamo a vedere attraverso una mappa nel sito che ci mostra appunto i flussi di provenienza dei film. Una cartina geografica del mondo che è praticamente del tutto coperta, tranne alcune zone dell’Africa, che ancora non riescono a rispondere come magari vorrebbero, e la Groenlandia. È importante vedere come la produzione cinematografica del cortometraggio sia quotidianamente vitale, caratterizzata da una straordinaria intensità estetica e narrativa e in costante ricerca di un punto di incontro relazionale tra le diverse espressioni visive. Noi siamo onorati e felici che il festival possa rappresentare un momento di sintesi e di incontro tra questa caleidoscopica produzione.

Un titolo in particolare che si sente di segnalare?
Più che un singolo titolo direi un gruppo di lavori, realizzati in Paesi anche geograficamente e culturalmente distanti, che quest’anno mettono in comunicazione tra loro, quasi come se avessero preconcordato questa tematica, personaggi giovanissimi, bambini in alcuni casi, impegnati a dover rimediare agli errori delle generazioni precedenti. Si tratta di una geografia tanto eterogenea da essere difficilmente descrivibile, che ci lascia sempre sbalorditi nel vedere quanto tutte le culture del mondo abbiano valori in comune da condividere, soprattutto quando a radiografare queste culture sono gli occhi dei più giovani.

Anche la questione di genere viene trattata con una particolare e delicatissima verve da parte di molti registi. Ci sono diversi film che trattano il tema della transessualità o del trauma culturale e discriminatorio vissuto da giovani omosessuali ancora oggi in ogni parte del mondo. Volendo proprio indicare un titolo, beh, senza dubbio uno dei più intriganti è il corto d’animazione Dragfox della britannica Lisa Ott della National Film and Television School, che affronta il tema della scoperta dell’omosessualità da parte di un bambino in maniera molto divertente, attraverso la chiave stilistica avvincente di un musical curato nei minimi dettagli con straordinario carisma. È il film che abbiamo scelto per aprire il Concorso, a testimonianza della rilevanza che vogliamo dare a questa tematica.

I cortometraggi trovano sempre più un loro spazio autonomo e legittimo, proprio grazie al supporto cruciale dato loro da progetti come il vostro, nel contesto anche dei più grandi festival generalisti del mondo. Quanto è cambiato questo format espressivo negli ultimi anni, per voi che da sempre lo studiate?
Credo che la questione possa essere osservata sotto un doppio filtro di lettura: il meccanismo narrativo del cortometraggio è rimasto pressoché invariato nel corso di questi anni, confermandosi come strumento eccezionale e spesso quale primo esito degli sforzi di tanti registi poi rivelatisi nel tempo delle autentiche leggende della settima arte. Il primo film di Scorsese, per dire, è stato un corto. Il cortometraggio è quindi uno strumento che possiamo definire ‘completo’ e non certo da oggi.

Lo snodo cruciale per l’affermazione estesissima di questo format è stata senza dubbio la digitalizzazione che ha caratterizzato la realizzazione di questi prodotti, caratterizzati al giorno d’oggi da una qualità progressivamente crescente. Grazie a una tecnologia inimmaginabile solo fino a pochi anni fa, oggi con una qualsiasi telecamera digitale è possibile realizzare dei cortometraggi tecnicamente senza sbavature, a livelli altissimi sia dal punto di vista visivo che sonoro, in grado non dico di essere già pronti da distribuire in presa diretta, ma quasi… Grazie al digitale, poi, è possibile oggi sperimentare notevolmente di più rispetto al passato, favorendo ibridazioni tra diversi generi filmici, cosa che prima dell’avvento del digitale era praticamente impossibile, o terribilmente dispendioso.

La pre-apertura di quest’anno è dedicata interamente al mondo dell’animazione. Cosa pensa delle potenzialità di questo specifico linguaggio cinematografico? Quali i suoi limiti e le sue peculiarità?
Provocatoriamente noi abbiamo utilizzato il termine Anymation per descrivere questa sezione, con il prefisso di anyone, anything, proprio per mettere in evidenza come questo genere cinematografico sia ormai rivolto a tutti e di quanto fosse sbagliata la percezione che lo ha visto per troppo tempo quasi esclusivamente associato al mondo dell’infanzia, verso cui certamente continua ad esercitare una sua grande attrattiva. La proposta dell’evento speciale Anymation è davvero ricchissima. Si partirà con una tavola rotonda dedicata specificamente al tema, a cui seguirà la presentazione del nuovo progetto di produzione, sviluppo e ricerca sui media immersivi immersiVenice. Nel mezzo, la proiezione di oltre venti cortometraggi di animazione, da quelli prodotti dall’Estonian Academy of Arts, unica nel suo genere nel paese baltico, a quelli selezionati da due festival nostri partner, il Piccolo Festival dell’Animazione e il Tokyo Student Film Festival, il più antico festival a gestione studentesca dell’Asia. All’animazione è dedicato anche uno dei programmi ricorrenti più amati dal pubblico dello Short, ovvero il focus sul cinema delle origini curato da Carlo Montanaro, che quest’anno celebrerà la nascita dell’animazione in Italia con una selezione che include la prima sequenza animata nella storia del cinema italiano, spingendosi fino alle produzioni degli anni Quaranta e Cinquanta.

Animazione è però molto altro ancora, non solo cinema. Penso ai videogame e agli effetti speciali che li caratterizzano, ai media immersivi. È ormai ovunque, anche negli spot pubblicitari che la televisione sforna a getto continuo. A ben vedere, lo sdoganamento del genere dedicato originariamente ai più piccoli credo sia avvenuto già dai tempi di MTV, con video musicali rivolti ad un pubblico adulto che facevano uso massiccio di questo linguaggio. È un mondo, insomma, che si sta aprendo a tutte le forme espressive in maniera libera, aperta, interattiva.

Avete registrato un aumento dei titoli di animazione rispetto agli anni passati tra i lavori che avete ricevuto?
In termini di film ricevuti direi di no, ma come titoli scelti poi dal nostro comitato di selezione sicuramente sì, a conferma di quanto questo genere riesca sempre di più a fare breccia nell’attenzione del pubblico.

Dove vede il Ca’ Foscari Short Film Festival tra quindici anni?
Lo vedo sempre immerso tra i giovani, tra quindici anni e ben oltre mi auguro. Spero che sia sempre sostenuto dal loro sguardo, magari coordinati da chi può avere maggiore esperienza in materia ma senza rinunciare mai alla loro vivida pulsione, autentica anima ed essenza di un festival sostenuto anche quest’anno da un gruppo di oltre 150 studenti. Il festival è loro, sono loro, e così sempre dovrà essere e sarà.