Giorgio Pasotti diretto da Francesco Tavassi porta al Teatro Toniolo di Mestre dal 18 al 20 novembre un modernissimo Amleto, una tragedia di sorprendente attualità.
Più volte in queste pagine ci è capitato di ragionare sul senso delle riprese di opere classiche che spesso incontriamo nei cartelloni delle varie stagioni teatrali. L’occasione per tornare sull’argomento è la messa in scena di Hamlet a novembre al Teatro Toniolo, per la regia di Francesco Tavassi: sono gli stessi drammaturghi, Alessandro Angelini e Antonio Prisco, a dichiarare la modernità di un testo che «vive e si nutre ad ogni rivisitazione del tributo che si paga ai capolavori. Adattandolo non se ne scalfisce il valore, semmai lo si rinnova. Ad ogni rivisitazione si scoprono nuove aderenze alla contemporaneità».Ecco, quindi, Giorgio Pasotti interpretare un Amleto modernissimo nella sua incapacità di scegliere, nell’isolamento che arriva a sfiorare la follia, sullo sfondo di un’ambientazione scenica in continuo movimento che ha l’impianto di un film. Un uomo imprigionato nella sua condizione, macerato dal dubbio, simile in tutto e per tutto a quelli che s’incontrano lungo i marciapiedi delle nostre città a cui si prospetta, in una deroga moderna alla tragedia del Bardo, non già la morte ma un futuro da senzatetto tra spazzatura – reale e metaforica – e marciapiedi.In scena insieme a lui Mariangela D’Abbraccio, una regina Gertrude che fa ampio uso della chirurgia estetica, corregge il proprio aspetto nel tentativo di fermare il tempo. Chiave di lettura, ribadita anche dall’attualizzazione nel ritmo recitativo e dalle scelte musicali, è la modernità di Amleto, perfetto paziente psicanalitico ante litteram che conduce una battaglia prima con sé stesso che con il resto del mondo. Oltre le armi, il castello di Elsinore e il linguaggio shakespeariano, c’è un uomo come ce ne sono tanti, irrisolti, incapaci di reagire alle avversità che li hanno presi di mira, paralizzati in attesa di un evento che li strappi alla staticità e li faccia ripartire, animati dal desiderio di rivalsa verso la società che li ha declassati, la donna che li ha delusi, gli affetti che avrebbero dovuto proteggerli.In scena anche Claudia Tosoni (Ofelia), Gerardo Maffei (Re Claudio e lo Spettro), Diego Migeni (Polonio), Pio Stellaccio (Laerte), Andrea Papale (Guildersten) e Salvatore Rancatore (Rosencrantz).