Il Pianeta Blu

Barbara Albasio e Hélène Molinari presentano il Festival Aquamour Venezia
di Redazione VeNews

A marzo Venezia ospita la prima edizione di Aquamour, festival dedicato all’acqua come fonte di vita, innovazione e cultura. Un evento diffuso che unisce spettacoli, conferenze, laboratori e mostre per esplorare il legame tra arte, scienza e sostenibilità. Tra gli ospiti, Gunter Pauli e Andrea Rinaldo, Premio Nobel dell’Acqua 2023.

C’è un filo azzurro che unisce l’avvio della Primavera, la celebrazione della Giornata mondiale dell’acqua e la fondazione della città di Venezia: il Festival Aquamour. Dal 21 al 25 marzo si tiene infatti a Venezia questo festival unico nel suo genere, capace di fondere saperi umanistici, tecnologici, scientifici ed economici. Spettacoli, conferenze, workshop ed esposizioni portano per cinque giorni sotto i riflettori il bene più essenziale del Pianeta: l’Acqua.
Aquamour si inserisce nel più ambizioso progetto di trasformare la città lagunare nella capitale mondiale dell’acqua, creando Venice Aqua Valley, centro europeo e mondiale di biomimetica acquatica. Si attinge, infatti, ai modelli e alle strategie collaudate della natura per risolvere le sfide dell’uomo. Tra gli ospiti più attesi il fondatore della Blue Economy, Gunter Pauli, ed il Premio Nobel dell’Acqua 2023, Andrea Rinaldo, che promuoverà un modello di ottimizzazione delle risorse idriche volto al miglioramento della qualità della vita.
Un Festival diffuso che espande le sue onde coinvolgendo numerosi luoghi e istituzioni cittadine, tra cui The Human Safety Net in Piazza San Marco, la Serra dei Giardini Reali, che si trasformerà per l’occasione nell’AquaPavilion, Palazzo Barbaro, Teatrino di Palazzo Grassi, Teatro Goldoni, Conservatorio Benedetto Marcello, Cinema Rossini, il Vaporetto dell’Immaginario e la Fucina del Futuro a Castello, che diventa per l’occasione Spazio LeonardH2O, uno showroom di start-up di biomimetica marina e acquatica coordinato da Giulio Pasolini. Al CZ95 alla Giudecca, a Fàbrica 33 e al nuovo Ostello Fotografico trovano invece spazio mostre d’arte e laboratori.
Per scoprire questa prima edizione veneziana di Aquamour abbiamo incontrato l’ideatrice del festival, Barbara Albasio ed Hélène Molinari, co-ideatrice dell’iniziativa e Presidente dell’Associazione SUMus, che da anni promuove iniziative scientifiche e didattiche all’avanguardia e che ha scelto proprio Venezia come laboratorio per il futuro.

Quale lo scopo di un festival così particolare e al contempo universale per la tematica che affronta?
Barbara Albasio
_Il Festival Aquamour invita tutti a celebrare l’intelligenza dell’acqua e della vita per imparare a prenderci cura di noi e di ciò che ci sta intorno. In un’epoca dove tutto porta a dividersi, speriamo di unire le persone suscitando un loro forte interesse verso un elemento che accomuna tutti gli esseri viventi del Pianeta Blu, questo elemento vitale, misterioso e affascinante che è l’ACQUA.
Il festival, poliedrico e multisensoriale, intreccia diversi aspetti coinvolgendo tutti i pubblici: saranno utilizzati linguaggi artistici diversi, musica, fotografia, pittura, performance, per parlare alla dimensione emotiva che attiene a questo elemento cruciale del nostro vivere quotidiano. Ci saranno laboratori, per esempio, su come cucinare senza sprecare acqua o su come poter osservare il plancton al microscopio e disegnarlo, oppure ancora l’opportunità di praticare esperienze dirette sul tema connesse in particolare all’unicità di questo contesto lagunare, cimentandosi nello specifico nella voga alla veneta. In programma ovviamente anche conferenze e incontri su tematiche poco conosciute relative all’acqua e ai suoi benefici per la salute, su come questo elemento vitale sia di ispirazione alla scienza per rispondere alle sfide del mondo di oggi. Ecco perché ci sarà anche lo spazio LeonardoH2O con più di dieci start-up europee invitate a presentare le loro innovazioni legate alla biomimetica acquatica (come ALgaescope, Spuma, Bysco e Finix). È la novità di questa edizione, portata avanti grazie all’Associazione SUMus e alla sua presidente Hélène Molinari.

Come nasce il suo amore per l’acqua?
B.A._Mia madre e mia nonna sono nate all’Isola d’Elba, che è anche il luogo dove i miei genitori si sono incontrati e che io frequento ogni estate con la mia famiglia. Lì ho imparato ad amare l’acqua e a capire quanto sia difficile vivere senza. Quando non ce n’era dovevamo razionarla… Da adolescente ho vissuto in Kuwait, dove l’acqua che esce dal rubinetto ha il colore della sabbia e avere qualche pianta in giardino è un privilegio. Ora vivo in Francia e mi piace andare in Bretagna con il mio compagno, tuffarmi nell’acqua, anche d’inverno: è come rinascere ogni volta.

Lei ha viaggiato a lungo proprio inseguendo l’acqua. Cosa le ha insegnato questa esperienza?
B.A.
_L’acqua mi affascina e amo scoprire come le diverse culture nel mondo si relazionano con questo elemento. In Russia vicino al lago Baikal, la più grande riserva di acqua potabile al mondo, gli abitanti credono nello spirito dell’acqua e gli si rivolgono come al padre. In Brasile si prega Yemanja, la dea del mare, chiedendole di proteggere le persone che viaggiano sull’acqua. Il doge a Venezia sposava il mare il giorno dell’Ascensione, gettando nell’acqua un anello. Siamo partiti per il giro del mondo nel 2019, otto mesi prima del lockdown, proprio per trovare storie originali su persone e sul loro rapporto con l’acqua, sulle loro preoccupazioni e sulle pratiche per tutelarla. Volevamo inoltre vedere come gli artisti si ispirano all’acqua. Altro tema importante da indagare è quello relativo ai benefici derivanti dal vivere con l’acqua: per esempio abbiamo indagato la pratica dell’onsen (sorgenti di acqua calda) in Giappone o quella delle saune nei Paesi baltici. Abbiamo incontrato i messaggeri dell’acqua, o aquaheroes, e girato il documentario Aquamour: alla ricerca dei messaggeri dell’acqua, proiettato per la prima volta nel 2021 in un Forum sull’acqua in Francia. Da lì è nata l’idea del Festival Aquamour, che ha al suo attivo una prima edizione all’Elba e una seconda in Bretagna. Lungo il nostro viaggio abbiamo imparato che siamo tutti esseri umani uguali nonostante le diversità, con paure e preoccupazioni simili: tanti cliché spariscono appena facciamo un passo avanti verso l’ascolto, verso la comprensione. L’acqua ci insegna che ogni goccia è unica, ma al contempo che la somma delle sue gocce acquisisce nel suo insieme una forza incredibile. Noi, come l’acqua, possiamo essere flessibili, adattarci alle situazioni, rimanere fluidi e trasparenti, ma uniti siamo una potenza.
Vi aspettiamo tutti a braccia aperte in questa meravigliosa città al nostro Festival, ad accesso libero e gratuito dal 21 al 25 marzo.

Perché ha scelto Venezia per creare l’Associazione SUMus?
Hélène Molinari_Venezia è stata scelta come luogo di nascita di SUMus perché incarna i valori e le caratteristiche essenziali per un modello sociale nuovo e rigenerativo. Storicamente Venezia è stata pioniera nell’innovazione politica, economica e culturale. Il gene dell’innovazione è nel suo DNA. In quanto città universale e iconica, Venezia offre visibilità globale e funge da banco di prova ideale per esperimenti innovativi, un laboratorio per un futuro migliore per noi e le nuove generazioni. Il suo rapporto unico con l’acqua, elemento fondamentale della vita, la rende un potente simbolo della missione rigeneratrice di SUMus. La grande tradizione di tolleranza, apertura al mondo e armonia della città si allinea perfettamente con la visione della nostra Associazione di un futuro sostenibile e prospero.

L’anno scorso SUMus ha lanciato il suo manifesto intitolato “We Care, We Dare for a heartful, peaceful, regenerative future, full of life” (Ci prendiamo cura, osiamo per un futuro pieno di cuore, pacifico, rigenerativo, pieno di vita). Qual è il programma che state sviluppando?
H.M._Il programma SUMus si concentra sulla traduzione della propria visione in azioni concrete attraverso tre pilastri chiave. Il primo è l’essere Umano: promuovere il benessere individuale e collettivo favorendo la consapevolezza, la saggezza e la gioia e incoraggiando le persone a sviluppare il proprio talento individuale. Il secondo è la Terra: garantire l’autonomia alimentare e migliorare la salute del suolo, delle piante, degli animali e dell’uomo attraverso l’agricoltura rigenerativa locale e metodi innovativi per preservare la qualità nutrizionale del cibo. Il terzo, infine, è l’Acqua: creazione di un nuovo ecosistema rigenerativo attorno all’acqua, utilizzando la biomimetica acquatica come ispirazione per la prosperità economica e sociale. SUMus ha lanciato iniziative come i circoli filosofici per bambini, i laboratori di formazione, un campo estivo sperimentale e il secondo “Forum delle Possibilità a Venezia”. Quest’ultimo si è concentrato sui “Tesori dell’Acqua” e ha promosso ufficialmente il progetto Venice Aqua Valley. Contemporaneamente altri incontri ed eventi in programma a Parigi espanderanno ulteriormente l’azione di SUMus, promuovendo il dialogo sull’intelligenza della natura e sul suo ruolo nel plasmare il futuro.

Uno dei progetti di SUMus è, per l’appunto, Venice Aqua Valley dedicato alla biomimetica. Di cosa si tratta?
H.M._Venice Aqua Valley è un’iniziativa innovativa volta a sviluppare un nuovo ecosistema economico basato sul potenziale rigenerativo dell’acqua. Ispirato dalla biomimetica acquatica, il progetto prevede un centro europeo di biomimetica marina presso l’Arsenale di Venezia per coltivare start-up “bio-ispirate”. Questo centro favorirà la collaborazione tra scienziati, studenti, artisti, imprenditori e investitori per esplorare e applicare le conoscenze degli ecosistemi acquatici. Offrendo accesso open source alla ricerca marina, Venice Aqua Valley intende creare un fiorente centro di innovazione sostenibile, posizionando Venezia come punto di riferimento globale per l’istruzione, la ricerca e l’industria legate all’acqua. Inoltre, il progetto mira ad attrarre nuovi residenti a Venezia, rivitalizzando la città e affermandola come leader nella trasformazione ecologica ed economica.

Immagine in evidenza: Barbara Albasio (© Denis Felix) e Hélène Molinari

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