In assenza di stelle

Cristina Donà, nuove storie di universale quotidianità
di Marisa Santin
Cristina Donà

L’11 febbraio a Teatro del Parco (Mestre) la cantautrice lombarda porta il suo ultimo lavoro, deSidera, che parla di desiderio e di ecologia.

“Altro che aperitivo, ci siamo bevuti il Pianeta e gireremo un video mentre esplode il Pianeta”, così si esprime Cristina Donà in Distratti, prima canzone dell’album deSidera, l’ultimo uscito e l’undicesimo della sua lunga carriera. Concretizzato grazie a una felice operazione di crowdfunding e realizzato in parte durante il lockdown, il lavoro alterna momenti aspri a slanci più poetici, mentre l’artista introduce tematiche ecologiste che aggiungono una nota universale al filo narrativo. Così almeno in superficie, perché il concept sotterraneo rimane intriso di quelle visioni intimiste e introspettive che da sempre contraddistinguono i suoi testi. E in questo caso l’esplorazione di Cristina Donà si concentra sul “desiderio” e sui sentimenti, struggenti e vitali, che ne derivano. Un desiderio che, ricondotto alla sua essenza etimologica dalla grafia del titolo (deSidera, “mancanza di stelle”), guarda alla condizione umana così come all’esistenza del singolo individuo, alle forze che guidano le sue scelte e alle pulsioni che danno senso alla sua quotidianità. deSidera arriva al culmine di una carriera iniziata nei ‘ruggenti anni ’90 dell’indie-rock italiano’ e consolidatasi attorno a scelte artistiche più inclini a cercare una dimensione musicale originale che a rincorrere un facile successo commerciale. Dall’album di esordio La Tregua (Targa Tenco 1997) fino ai più recenti (La quinta stagione, 2007; Così vicini, 2014, Ginevra Di Marco & Cristina Donà, 2019) l’artista lombarda ha continuato a ossigenare una vena creativa ricca di sfumature, facendo affidamento su una voce incisiva e intensa, messa al servizio di testi dal notevole impatto emotivo e di impianti sonori costruiti attorno al costante accompagnamento della chitarra. Accostata spesso dalla critica a P.J. Harvey per l’attitudine rock e la raffinatezza delle composizioni, Cristina Donà ha saputo intrecciare una ricca rete di collaborazioni in Italia e all’estero, ricevendo apprezzamenti da artisti del calibro di David Byrne, Eric Wood e Robert Wyatt. A definire i suoi esordi sarà però soprattutto la collaborazione con Manuel Agnelli. Il leader degli Afterhours, da sempre attivo nella valorizzazione di nuovi talenti della scena indie, è stato al fianco dell’artista in qualità di produttore, arricchendo i suoi primi lavori sul fronte degli arrangiamenti e setacciando nuove opportunità di promozione oltre confine. Con un repertorio in equilibrio tra rock, folk e jazz, i brani che le rimangono più cuciti addosso sono alcune ballate (Settembre, L’aridità dell’aria, Goccia) che parlano di esperienze condivise, di emozioni vissute intimamente e di paesaggi reali o interiori inondati di una dolce malinconia, trasportata dalla sua voce delicata e capace di sorprendenti armonie: «È tempo di ripulire il pensiero, è tempo di rinunciare al veleno, è tempo di dominare il fuoco, è tempo di ascoltare davvero».

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