Nicola Pellicani, deputato uscente del Partito Democratico, giornalista e segretario della Fondazione Gianni Pellicani, presenta la nuova edizione del Festival della Politica, a Mestre dal 20 al 23 ottobre: incontri ed eventi con oltre 75 ospiti.
In un momento di grande transizione politica, con il Paese che ha svoltato in modo netto a destra e con un governo in fase di formazione dai contorni ancora da definire, abbiamo colto l’opportunità di intervistare Nicola Pellicani, deputato uscente del Partito Democratico, giornalista e segretario della Fondazione Gianni Pellicani, per parlare dell’edizione numero 11 del Festival della Politica, in programma a Mestre dal 20 al 23 ottobre. Il festival è promosso dalla Fondazione Pellicani che venne inaugurata alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel marzo 2007, il cui scopo da statuto è proporsi di «favorire la crescita culturale, sociale e politica della collettività, nonché di stimolare la formazione del pensiero politico e l’evoluzione delle tecniche di gestione della cosa pubblica». Ad animare il festival, che ha come titolo La terra trema, 75 ospiti tra i principali protagonisti del panorama politico-culturale italiano.
Il Festival della Politica 2022 cade in un momento completamente nuovo per il Paese. Come può un festival incidere nella coscienza collettiva diffondendo un pensiero critico e partecipato tra i cittadini-elettori?
Occorre precisare da subito che il festival è stato ideato molto prima dell’esito delle elezioni politiche. È stato pensato per avviare un confronto aperto attorno ad un tema così declinato nel suo titolo provocatorio: “la terra trema”. L’intenzione era quella di avviare e di sviluppare una riflessione sulle tematiche legate all’ambiente e ai cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo di anno in anno l’equilibrio del nostro Pianeta. Poi è scoppiata la guerra in Ucraina e quindi la terra ha iniziato a tremare davvero e tragicamente, estendendo così anche sul terreno dell’immediatezza geopolitica il senso primo di questo titolo. Sono tempi molto complicati da decifrare; il festival quindi per noi rappresenta un’occasione di offrire un contributo plurale a meglio capire il presente e a immaginare il futuro. Questa edizione a poche settimane dalle elezioni costituisce anche un’occasione per capire quale futuro attenda l’Italia dopo il voto che ha segnato un’affermazione netta e chiara della destra, quella vera. Economisti e politologi di diversa estrazione analizzeranno e approfondiranno i motivi e le ragioni di questa svolta storica. Sono previsti inoltre varie presentazioni di libri, tra cui quello di Michele Santoro. Torna anche quest’anno la Libreria della Politica, in collaborazione con l’associazione dei librai italiani, con cui si è stabilito un rapporto fittissimo di collaborazione. Si potranno qui trovare testi che tradizionalmente non si trovano nelle normali librerie e che sono legati sia agli autori che partecipano agli incontri, che più in generale ai temi del festival 2022: ambiente e cambiamenti climatici e sconvolgimenti geo-politici. Avremo modo di ricordare alcune figure che hanno segnato profondamente la politica ambientale del nostro territorio, come Maurizio Calligaro, e altre ancora fortemente radicate qui a Venezia che hanno segnato la vita letteraria del nostro Paese, come Daniele Del Giudice. Il festival, per propria natura, da sempre ha cercato di affinare il suo progetto culturale attraverso un approfondimento serio dei temi dibattuti, aprendosi a tutti i punti di vista, invitando i principali protagonisti del dibattito culturale nazionale, di orientamenti politici diversi. Ciò facendo ha però tenacemente cercato di coinvolgere un pubblico largo, andando oltre le ristrette minoranze che hanno consuetudine verso questi temi, assecondando quindi una tensione divulgativa quanto mai necessaria per uscire dalla dimensione autoreferenziale che spesso questi incontri rischiano di avere. Una scommessa non facile da vincere, che però noi intendiamo giocare in maniera sempre più decisa.
I festival solitamente sono molto riconoscibili territorialmente. Cosa manca al vostro ancora per identificarsi pienamente con la città che lo ospita?
Occorre lavorare ancor più duramente per creare una piena identificazione con la città di Mestre, questo è sicuro. Il Festival della Politica dovrà diventare il festival di Mestre, come è per Mantova con la letteratura o Modena con la filosofia. Le Istituzioni dovrebbero crederci di più, per poter contribuire fattivamente a farci fare quel salto di qualità in termini di comunicazione che al momento non è stato ancora compiuto. Ciò significa investire maggiori risorse consapevoli dell’importanza culturale e mediatica della manifestazione. Anche perché è del tutto evidente che il festival oltre ad essere un importante appuntamento culturale, rappresenta anche una formidabile opportunità per la promozione del territorio e per l’economia cittadina.
Quali le novità dell’edizione 2022?
Più degli ospiti in sé, che sono come sempre molti e autorevoli (da Cacciari al Direttore di «Repubblica» Molinari, da Ilvo Diamanti a Bergonzoni, da Damilano a Giavazzi, De Romanis, Farinetti, Ghisleri…), vorrei porre l’accento sulla novità rappresentata dalla maratona sull’alfabeto dell’ambiente, in programma sabato 22 ottobre, in cui 14 relatori tra scienziati, ricercatori, opinionisti si avvicenderanno sul palco del Chiostro di M9 introducendo i temi intorno ai quali si deciderà il futuro del Pianeta, così da comporre una sorta di prontuario di concetti e strategie che ci aiuti a pensare le forme di un nuovo paradigma per la nostra società. Da A come “Alberi” fino a Z come “Zoobiquità”, passando attraverso “Biodiversità”, “Colori”, “Diritti”, “Energia digitale”…: 21 concetti chiave, uno per ogni lettera dell’alfabeto, per guidarci attraverso le sfide del cambiamento climatico e della riconversione ecologica. Vorrei inoltre ricordare la sezione speciale, curata dal filosofo ed editorialista di «Repubblica» Antonio Gnoli, che nel ciclo di quattro incontri Piccole apocalissi crescono porterà l’attenzione sul senso di smarrimento che pervade la nostra epoca, dominata da sfide e minacce sempre più connotate dal senso dell’apocalittico. Il geografo Franco Farinelli analizzerà come la nostra concezione del Pianeta si va modificando alla luce di eventi come la pandemia, la guerra, la questione climatica, la crisi della globalizzazione, mentre lo psicologo Luigi Zoja racconterà il modo in cui questi stessi processi globali si riflettono sulla psiche individuale e di massa. Con la grecista Eva Cantarella cercheremo nei miti greci le radici più profonde del nostro modo di comprendere e reagire alle accelerazioni storiche. Con l’architetto Mario Botta, infine, discuteremo del futuro della cultura occidentale, sottoposta da lungo tempo a un incalzante processo di “distruzione del sacro”.