La città riflessa

ECC e le visioni contemporanee di Venezia
di Silvia Baldereschi

Anche l’arte contemporanea subisce il fascino di Venezia, protagonista di opere inedite e multidisciplinari come accade nella mostra Personal Structures, promossa e curata da ECC – European Cultural Centre a Palazzo Mora, Palazzo Bembo e ai Giardini della Marinaressa fino al 27 novemvembre.

Alcune calli sono abbastanza strette da far sì che le vetrine delle botteghe si specchino l’una nell’altra, mentre nei canali ricadono le luci di insegne e finestre che se disturbate dalla scia di un barchino generano visioni ipnotiche, quasi psichedeliche. Quando viaggiamo sui vaporetti a ogni fermata salutiamo l’immagine ondulante dei Palazzi catturata dai vetri degli imbarcaderi. E se la marea si alza, mezza città finisce a testa in giù in un mondo a parte, ammaliante e misterioso, quello delle pozze d’acqua su masegni. In fin dei conti i riflessi sono parte integrante del fascino di Venezia e contribuiscono a renderla una fonte eterna e inesauribile di stimoli per creativi e artisti. Sarà per questo che chi decide di farne il soggetto delle proprie opere raramente risulta banale, avendo a disposizione inesauribili sfaccettature di riferimento e una moltitudine di spunti di riflessione sulla città lagunare. Non sorprende affatto, dunque, che anche l’arte contemporanea possa essere affascinata da Venezia, protagonista di opere inedite e multidisciplinari come accade nella mostra Personal Structures, promossa e curata da ECC – European Cultural Centre, che ha invitato artisti internazionali a raccontarsi attorno al tema Reflections, un concetto che allude sia all’immagine creata da una superficie riflettente che all’atto di riflettere.

Deanna Sirlin, Borders of Light and Water – © Federico Vespignani

A Palazzo Mora, Palazzo Bembo e ai Giardini della Marinaressa, le tre sedi dell’esposizione, siamo rimasti colpiti in particolare da alcuni artisti e dalla “loro personalissima Venezia”. Deanna Sirlin si è lasciata ispirare dai raggi del sole che riflessi sulla superficie dei canali finiscono per nascondersi sotto i ponti (fenomeno noto ai veneziani come gibigiana) in Borders of Light and Water, un’opera che come accade spesso nella sua produzione si concentra sulle potenzialità del colore. Imitando l’effetto di un prisma colpito dalla luce, è riuscita a portare l’arcobaleno in una stanza di Palazzo Bembo, grazie al materiale plastico traslucido applicato alle finestre, frutto di una ricerca pittorica e di una rielaborazione digitale.
Daniel Ibbotson, che da anni raccoglie scarti di legno, carta da parati e altri oggetti di recupero per dar vita alle sue opere, sceglie questa volta di utilizzarli in quelle che ha definito le sue “riflessioni personali”. Il risultato, Studio 54 (2022) esposto a Palazzo Mora, è un’opera che di Venezia sembra rispecchiare la dolce decadenza, larga oltre tre metri ed alta quasi due, è stata realizzata nell’arco di poco più di tre settimane trascorse in un piccolo appartamento vicino al Ponte di Rialto.
Anche La serenata (2022, olio su tela), lavoro monumentale di Michael Rich a Palazzo Bembo è una reinterpretazione astratta del paesaggio lagunare, un’altra opera in cui colore e movimento sono essenziali.
Ispirata alle onde e ai riflessi delle acque di Venezia, offre allo spettatore un momento di tregua e di romanticismo d’altri tempi in mezzo al caos dei giorni nostri. E d’altri tempi sono anche le vedute di Diana Stelin, che immortala i riflessi più suggestivi dei canali veneziani mostrando secoli di segreti, intrighi e ispirazioni infinite.
Altri artisti, invece, di Venezia hanno impresso fotograficamente i dettagli, in pitture che ne estremizzano i confini. Nei dipinti iperrealistici di Kristin Moore i suddetti confini sono quelli geografici, la sua serie esposta a Palazzo Mora ritrae l’albergo veneziano di Las Vegas. Mentre nella stessa sede Olivier Lamboray, con la serie Surrealismo (2022), ha combinato cielo, laguna ed edifici storici decorando questi paesaggi con elementi assurdi, talvolta oggetti anch’essi riflettenti. Il risultato? Più naturale di quanto probabilmente non ci saremmo aspettati, d’altronde è quasi impossibile superare l’amabile assurdità di una città come Venezia, che vista da certe prospettive somiglia a una magica casa degli specchi.

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