Alla riscoperta del repertorio vivaldiano barocco, per un appuntamento unico della Stagione Lirica 2023-2024.
Non un’opera lirica, bensì venticinque opere liriche formato mignon: questa la suggestiva e assolutamente innovativa scelta di regia per il Il Bajazet (noto anche come Il Tamerlano) di Antonio Vivaldi, in scena al Teatro Malibran dal 7 al 15 giugno. Secondo il gusto e lo stile compositivo della tarda età barocca, difatti, per musicare il libretto di Agostino Piovene, a sua volta tratto dalla tragedia Tamerlan ou La mort de Bajazet di Jacques Predon (1675), Vivaldi scelse di ricorrere al ‘pasticcio’, ossia al riassemblaggio di pezzi di varia provenienza, riservando in particolare ai personaggi positivi arie da lui stesso composte per altre opere, e agli antagonisti arie di altri autori, prevalentemente dell’allora fiorente scuola napoletana, da Hasse a Porpora. Interpretando tale scelta compositiva come un vero e proprio collage di suggestioni tra loro diverse, l’ardita scelta del regista Fabio Ceresa è pertanto quella di rappresentare venticinque siparietti autonomi, ciascuno diverso dall’altro per stile e ambientazione. «Il filo narrativo sarà mantenuto nell’esecuzione dei recitativi, – spiega Ceresa – gli interpreti daranno vita al testo raccontando al pubblico la storia di Bajazet: ma lo faranno in costume neutro, quasi se assistessimo a una prova all’italiana o a un’opera in forma di concerto». Una tecnica che il regista stesso paragona alla struttura di un noto programma televisivo degli anni ’50, Carosello, e che si configura come del tutto originale.
Rappresentato per la prima volta al Filarmonico di Verona per il Carnevale del 1735, Il Tamerlano è un dramma dal gusto tipicamente barocco in cui l’ambientazione storica – la cattura del sultano ottomano Bajazet da parte di Tamerlano – si combina con le intricate vicende amorose dei protagonisti, opponendo l’integrità e la lealtà di Bajazet e della figlia Asteria alla crudeltà e all’oppressione del conquistatore turcomanno. La peculiarità del primo melodramma – caratterizzato da movimenti scenici minimali e tutto incentrato sull’esecuzione e sui virtuosismi dei cantanti, in ispecie nelle arie più famose e popolari – costituisce un terreno indubbiamente interessante per una sperimentazione del genere. Una rappresentazione che s’inserisce d’altronde nel solco di un preciso percorso di riscoperta dell’opera barocca, di quella vivaldiana in particolare, repertorio sottostimato e generalmente trascurato dai cartelloni teatrali contemporanei, tuttavia portato avanti con costanza negli ultimi anni dal Teatro La Fenice: tanto la regia quanto la direzione, assegnata a Federico Maria Sardelli, sono del resto affidate a veri esperti di questo repertorio. Di gran prestigio anche il cast, tra cui spicca il nome Sonia Prina, specializzata nell’opera vivaldiana, che vestirà i panni di Tamerlano, secondo l’uso settecentesco di affidare a voci femminili – i cosiddetti contralti en travesti – le parti degli amorosi maschili.