Grandi concerti ad alta quota, No Borders porta sul palco i grandi nomi della musica italiana ed internazionale.
Al confine tra Italia, Austria e Slovenia. Al confine tra pop, folk e jazz, musica d’autore italiana e straniera. Il No Borders sta lì da sempre, gioca sul terreno comune delle contaminazioni musicali e intercetta il pubblico più trasversale vincendo facile grazie a panorami mozzafiato come il Lago Superiore di Fusine, Tarvisio, o l’Altopiano del Montasio. Occhio, però, perché il panorama da solo serve a poco, se non gli si affianca un programma di pari livello, per forza di cose altissimo. In ventisette edizioni la storica rassegna non ha mancato il colpo mai, basti dare un’occhiata all’edizione 2020, andata regolarmente in scena nonostante la piena emergenza sanitaria portando sul palco autori del calibro di Elisa, Manu Chao e Remo Anzovino, protagonisti di concerti memorabili.
Il programma di quest’anno, tra il 22 luglio e il 7 agosto, è tanto ricco da poter comodamente sostenere il peso di due edizioni: abbiamo il pop (Paradiso, Blunt, Benjamin Clementine), il jazz di livello top (Fresu, Gurtu), il cantautorato italiano (Mannarino, Brunori, Silvestri) la gioventù di bellissime speranze (Casadilego) e il folk blues raffinato (Asaf Avidan). Cantautore e musicista israeliano, diventato una star mondiale nel 2012 con il brano One Day/Reckoning Song, il 7 agosto Avidan arriva per la prima volta in quota con la sua voce vibrante ed aspra a presentare l’ultimo lavoro, Anagnorisis, uscito nel settembre 2020 e suo quarto album, nato tra gli ulivi della campagna italiana e lo studio di registrazione di Tel Aviv. Spiega lo stesso Avidan: «Mi sono preso del tempo lontano dal palco dopo 10 anni di tour ininterrotti, a scavare alla ricerca di nuovi modi per capire e catturare chi sono. Più scavavo in profondità, dentro di me, più la situazione era intangibile. Ogni volta che credevo di aver afferrato quel qualcosa e ne scrivevo, questo cambiava già e si trasformava in qualcos’altro. Come artista è stato devastante non essere in grado di catturare alcunché di preciso. Come essere umano è stato impegnativo, ma inebriante». Considerato uno dei migliori songwriters italiani contemporanei, erede della grande tradizione della canzone d’autore, il romano Alessandro Mannarino attraverso la cifra originale del proprio lavoro, una rigorosa ricerca musicale e un sound che attinge a ritmi d’Oltreoceano, si è dimostrato un modello non omologato per le nuove generazioni.
Il suo concerto del 30 luglio è un viaggio musicale che parte dai suoi classici, come Me so ‘mbriacato, Apriti cielo e Marylou, per arrivare a V, album di inediti registrati tra Rio De Janeiro, Città del Messico, New York, Los Angeles e ovviamente Roma. Fresu e Gurtu soddisferanno i palati jazz più sofisticati, Brunori è una sicurezza, Daniele Silvestri ha sempre qualcosa di interessante da dire e sa come dirlo, sa come parlare alla gente di confine, tra cui il No Borders continua imperterrito a stare. Per fortuna.