La realtà aumentata

Sei appuntamenti con altrettanti festival del cinema, raccontati dalla viva voce dei loro direttori
di Redazione VeNews

Marco Dalla Gassa e Carmelo Marabello curano il programma di una rassegna che ci porta dietro le quinte dei principali festival cinematografici della Penisola, autentici barometri dello stato di salute culturale di un Paese da sempre intrecciato con la storia del cinema.

Pochi mesi fa la Mostra del Cinema di Venezia ha festeggiato i suoi primi 90 anni. Era infatti l’agosto del 1932 quando negli spazi mondani dell’Hotel Excelsior si svolgeva la prima edizione di quella che allora si chiamava “Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica”. Accorsero, solo per quella prima edizione, ben 25 mila spettatori, comunque pochi se si considera che nel 2022, quella del “ritorno alla normalità”, la Biennale dichiara di aver venduto 60 mila biglietti e 12 mila accrediti, senza contare i 12 mila spettatori che hanno assistito alle proiezioni online. Se dal 1932 fino al 1946 la Mostra crebbe in un regime di monopolio, dal secondo dopoguerra in poi la concorrenza si è fatta sempre più intensa, visto l’affermarsi di analoghe manifestazioni in altre località e Paesi non solo europei: da Cannes a Locarno, da San Sebastian a Berlino, da Edimburgo a Karlovy Vary e così via. Con il passare dei decenni alle manifestazioni già esistenti, se ne sono aggiunte un numero ancora più impressionante, di ogni risma e grandezza. Basti pensare che l’AFIC (Associazione dei Festival Italiani di Cinema) oggi include, tra le sue fila, più di 100 realtà associate, ma se si aggiungono quelle più piccole o più indipendenti in Italia il numero va moltiplicato per sette o otto volte. Secondo il portale FilmFreeway.com sono attualmente 698 i festival solo nella nostra penisola, più di 8 mila in tutto il mondo. Ci sono molte ragioni che spiegano perché un dispositivo così fragile come un festival – in balia della concorrenza di manifestazioni analoghe, dei chiari di luna dei finanziatori pubblici e privati, della dimensione effimera e volatile di ogni evento – è in grado di sopravvivere alle crisi economiche, alle dittature, alle pandemie e, da ultimo, allo svuotamento delle sale. Il festival, infatti, non moltiplica soltanto il capitale simbolico, economico e negoziale dei film, delle località turistiche e dei professionisti che lo abitano. È un barometro che influenza le pratiche della visione, le forme di circolazione, i gusti del pubblico e i criteri storiografici. È anche un acceleratore di esperienze e incontri, un volano di discorsi, un deposito di memorie, un laboratorio di formazione e apprendimento.

Con sguardo retrospettivo, si può dire che certi festival hanno contribuito a plasmare la storia nazionale e geopolitica di molti paesi, dando forma alle contraddizioni dei contesti nei quali sono nati e cresciuti, anche se ultimamente assomigliano a eterotopie foucaultiane dove una comunità cinefila globale si può incontrare una settimana a Toronto e l’altra a Tokyo, una a Salt Lake City e l’altra a Riga, vedendo gli stessi volti, proseguendo gli stessi discorsi. Per pensare e ponderare questo tipo di manifestazioni al di fuori delle giornate convulse durante le quali si svolgono, un’equipe di ricerca che unisce Ca’ Foscari, IUAV e VIU ha deciso di lanciare Carta Bianca. Storie orali e visuali dei festival cinematografici, un progetto che vuole valorizzare le storie e le memorie festivaliere dando voce ai suoi principali protagonisti: i direttori artistici da una parte e i film dall’altra. Lo stratagemma è quello della «carta bianca» ovvero l’attribuzione di libertà curatoriale a un direttore artistico che, nel corso di una serata-evento al Cinema Multisala Rossini, ricostruisce la storia del festival che dirige e presenta un film che ha segnato qualche edizione. L’occasione serve anche per ragionare su molte altre cose: dal modo di selezionare e valutare i film a come si tutela il patrimonio immateriale del cinema, da come divismo, glamour, arte e autorialità si conciliano a come certe logiche economiche o culturali incidono sulla fortuna o meno di una manifestazione e così via. Il ciclo di incontri e visioni è iniziato il 19 ottobre con Giona A. Nazzaro, direttore del Locarno Film Festival. I prossimi appuntamenti sono fissati per il 30 novembre e per il 15 dicembre rispettivamente con Sabrina Baracetti, direttrice artistica del Far East Film Festival e Gianluca Farinelli, direttore del Cinema Ritrovato di Bologna. Nel nuovo anno sono previsti tre appuntamenti: l’8 febbraio con Steve Della Casa direttore del Torino Film Festival, il 15 febbraio con Luca Mosso a capo del FilmMakerFest Milano, per chiudere l’1 marzo con l’immancabile incontro con Alberto Barbera, attuale direttore della Mostra del Cinema di Venezia.

Carta Bianca. Storie orali e visuali dei festival cinematografici
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