La virtù della fragilità

Adriano Berengo e Koen Vanmechelen presentano a Murano Glasstress 7
di Redazione VeNews

Stimolati a ricercare nuovi linguaggi, gli artisti coinvolti hanno prima sperimentato e poi scelto il vetro come medium assolutamente unico, abbattendo gli steccati della tradizione.

In un’epoca come quella che stiamo attraversando, la fragilità è sempre più presente nelle nostre vite, tuttavia tendiamo spesso a nasconderla, a vergognarci di essa. Eppure la fragilità è essa stessa parte del nostro esistere, ci aiuta a capire chi siamo, è una virtù da cui ripartire, per ricominciare, riparare e ricostruire. Da questo concetto nasce la settima edizione di Glasstress 2022 – State of mind, la mostra curata da Adriano Berengo e Koen Vanmechelen, ospitata dalla Fondazione Berengo Art Space a Murano, dal 3 giugno al 27 novembre. «Nel contesto in cui viviamo, anche la vita stessa è diventata fragile. Le opere sono esposte nel luogo di nascita del vetro, un’antica fornace, un paesaggio che rivela quanto siano fragili questi tempi, soprattutto per la mente umana – scrive il cocuratore Koen Vanmechelen – Tutto può essere rotto, eppure questo processo di violenza non deve necessariamente significare una fine. Quando pensiamo in modo creativo, senza limitazioni, capiamo che all’interno di questo processo si può sempre trovare la speranza di riparazione, restauro e rinascita. Insieme dobbiamo sperare, dobbiamo concentrarci su una nuova generazione; ciò che uscirà dal fuoco sarà fragile e deve essere custodito».

Nell’antica fornace trasformata da Fondazione Berengo in spazio espositivo, dai tratti industriali e unici, si sviluppa dunque la nuova collettiva, il cui paradigma ruota attorno alla migliore arte contemporanea alla prova con l’arte del vetro di Murano. Stimolati a ricercare nuovi linguaggi, gli artisti coinvolti hanno prima sperimentato e poi scelto il vetro come medium assolutamente unico per caratteristiche e resa, abbattendo gli steccati della tradizione. Custode e promotore, certamente visionario ma concreto, Adriano Berengo con la sua Fondazione attraverso Glasstress da anni crea nuove connessioni tra artisti contemporanei e Maestri vetrai, dimostrando come le illimitate capacità creative di un materiale antico ma ipercontemporaneo come il vetro continuino a percorrere nuove strade inesplorate, rinnovandosi e rivitalizzandosi incessantemente.

Glasstress 7 è una mostra molto composita ed estremamente affascinante, per contenuto e presenze – più di 40 artisti – con alcuni attesi ritorni che hanno già collaborato con Berengo Studio ed esposto nelle precedenti edizioni, come Jan Fabre, Jimmie Durham, Laure Prouvost, Tony Cragg – in mostra fino 21 agosto con Sylicon Dioxine anche al Museo del Vetro – Monira Al Qadiri, tra le artiste selezionate da Cecilia Alemani per il suo Il latte dei sogni, e lo stesso curatore Vanmechelen, che possiamo nuovamente apprezzare in veste di artista, dopo la sua partecipazione alla scorsa edizione di Homo Faber con la mostra Burning Falls. Diversi e di rilievo i debutti, tra cui Vanessa Beecroft, María Magdalena Campos-Pons, eL Seed e Ryan Gander. Numerose e affascinanti le sculture che ruotano attorno al tema della fragilità: una sedia su cui ci si può sedere oppure far male, un lampadario circondato da api, quasi piccoli Icaro del nostro tempo, a rischio di bruciare e precipitare, non visti e dimenticati, particelle di benzene ammiccanti quanto fiori, teste in vetro che ci ricordano quanto i nostri leader sono fragili. «Dobbiamo proteggerci – continua Vanmechelen – essere attenti e trasparenti. Solo nella trasparenza si può scoprire una nuova vita».

Ph. Monira Al Qadiri, Benzene 3, 2022 – Photo credit Francesco Allegretto. Courtesy of the artist and Berengo Studio

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