James Conlon dirige Orchestra e Coro della Fenice per l’immancabile concerto estivo nel cuore di Venezia.
Il 13 luglio 1883 veniva eseguito in prima assoluta il Capriccio sinfonico, lavoro che il ventiseienne Giacomo Puccini aveva presentato come compito d’esame finale al Conservatorio di Milano. Per una fortuita coincidenza, è proprio il 13 luglio la data scelta per il concerto Omaggi a Puccini dal mondo, proposto dalla Fondazione Teatro La Fenice nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della morte del celebre compositore lucchese, che avrà luogo nientemeno che in piazza San Marco. La piazza, che già da parecchi anni fa da teatro a un intenso programma estivo di concerti e spettacoli musicali, ospiterà l’orchestra e il coro del Teatro La Fenice, diretti per l’occasione da James Conlon con Alfonso Caiani in qualità di maestro del coro, che si esibiranno per onorare uno dei compositori italiani più amati, presentando una selezione di brani pucciniani, alternati a pagine di altri autori in qualche modo legati al compositore toscano. Ad aprire il concerto sarà la celeberrima aria di Cavaradossi «E lucevan le stelle» dalla Tosca, interpretata dal tenore Francesco Demuro, cui seguirà la seducente aria di Cio-Cio-San dalla Madama Butterfly «Un bel dì vedremo », affidata alla soprano Selene Zanetti. Vi sarà poi l’occasione per inserire un breve omaggio a un altro centenario, quello della prima assoluta della Rhapsody in Blue di George Gershwin, uno dei protagonisti della scena musicale statunitense d’inizio Novecento, che, eseguita per la prima volta a New York il 12 febbraio 1924, vedrà esibirsi al pianoforte il giovanissimo talento russo Aleksandr Malofeev, appena ventiduenne ma già notissimo e apprezzato interprete.
Quindi seguiranno alcuni brani di altri autori, a partire dalla marcia trionfale e dal finale del secondo atto dell’Aida di Giuseppe Verdi, compositore che Puccini ebbe modo di conoscere personalmente in gioventù e cui dedicò una commossa intervista nel 1913, in occasione del centenario della nascita. Il pubblico ascolterà dunque il Bolero di Maurice Ravel, testimonianza dell’influenza pucciniana sul mondo musicale francese, e le impetuose note della Cavalcata delle Valchirie di Richard Wagner, di cui Puccini fu grande ammiratore in gioventù, e dal quale trasse l’uso del leitmotiv tanto connota la sua produzione musicale. In chiusura ancora Puccini, in guisa di cornice, con tre brani della Turandot, l’ultima opera autografa del maestro, lasciata incompiuta a causa dell’infermità che lo portò poi alla morte il 29 novembre 1924, e pubblicata postuma con integrazioni di altre mani. «Tu che di gel sei cinta», l’appassionata aria di Liù, tra le indimenticabili figure femminili dell’opera di Puccini, precede il celeberrimo «Nessun dorma». A concludere il concerto, le dolci note del «Padre augusto», la soluzione dell’enigma finale e il lieto fine dell’opera; tale aria, seguita dal fastoso inno corale integrato nella partitura da Franco Alfano in perfetto stile pucciniano, costituisce una sorta di sintesi di tutte le potenzialità musicali del compositore lucchese, ponendo così un degno sigillo conclusivo all’esecuzione marciana.