Tre serate evento al Teatro Goldoni con Massimo Cacciari a guidare il pubblico in un viaggio nel teatro austriaco del primo ‘900 a partire da tre autori che hanno attraversato la Grande Guerra e avvertito i sintomi più profondi della catastrofe europea segnata da fascismo e nazismo.
Quale il filo conduttore che ha portato Massimo Cacciari a scegliere Hugo von Hofmannsthal (1874–1929), Robert Musil (1880–1942) e Arthur Schnitzler (1862– 1931) come protagonisti delle sue conversazioni al Teatro Goldoni per la rassegna Valzer di parole? E, soprattutto, perché concentrarsi su tre opere specifiche di cui almeno una, I fanatici di Musil, è stata dimenticata per un secolo e soltanto ora sta tornando faticosamente alla luce?Conoscendo Cacciari, dubito che parlandoci di Girotondo di Schnitzler (27 gennaio) ci voglia illuminare su cosa fossero le Obersschaumbaisers (meringhe) nella Vienna di fine Ottocento o che quel Sechserl, che la prostituta chiede al soldato, fosse una moneta di rame in circolazione sino al 1892, il cui valore si dovrebbe oggi aggirare tra i dieci e i venti euro; dubito anche che la sua attenzione si focalizzerà sugli aspetti linguistici delle opere e degli autori presi in disamina, nonostante, ad esempio, il delizioso alternarsi di linguaggio colto e lingua popolare tra il marito conte e la giovane süße Mäde.Sono altresì convinto che Massimo Cacciari non ripeterà il ritornello della crisi dell’impero austroungarico per affrontare per analogia la nostra attuale società. Troppo banale. Allora la crisi del linguaggio? Vero, utile, ma forse troppo accademico.Vediamo Hugo von Hofmannsthal e il suo Der Schwierige (7 dicembre), 1921, ovvero Un uomo difficile. Lo scenario è quello della vecchia società minacciata nelle sue fondamenta: il conte Hans Karl Bühl rientrato dalla guerra ha ormai compreso che tutti i giochi per affermarsi individualmente nel mondo non sono altro che frutto di presunzione e inganno. Nega valore alla parola (la Lettera di Lord Chandos è del 1902) e si chiude in un amaro silenzio, avvertito però dagli altri come arroganza. È solo una donna a comprenderlo; lui comunque non ha ancora rinunciato a battersi per una piccola felicità terrena del qui ed ora e del domani per quelli che verranno.Il dramma di Robert Musil, Die Schwärmer – in italiano, chissà perché, I fanatici (13 gennaio) –, vede al centro del testo due coppie; i legami vecchi si stanno sciogliendo e ne nascono di nuovi, in questo caso intrecciati tra loro. Cosa c’è di male in una società dove i rapporti mutano ininterrottamente e nessuno ci fa caso, a patto di non suscitare un aperto scandalo sociale? E così il tradimento viene trattato come tema sociale, da esaminare con metodi scientifici, d’altronde cos’è la felicità se non un sentimento di leggerezza passeggero? Il mondo moderno non ci ha forse insegnato l’importanza della sperimentazione, del cambiamento? Ma anche qui interviene una donna, in questo caso la parte più debole di una delle coppie, che minaccia l’estremo gesto. La verità scaturisce dalla scienza, dall’intelletto o vi è forse una verità nascosta nell’affetto, nella solidarietà, nella capacità di commuoversi?Forse sono andato troppo oltre, ho lavorato di fantasia, ma di certo sarò in teatro ad ascoltare Massimo Cacciari con molta curiosità e voglia di capire.