OGR torna a Venezia in occasione della 59. Biennale Arte nel contesto di Ospedaletto CON/temporaneo con un nuovo progetto site-specific: ALLUVIUM del trio di artisti iraniani Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian. Parola a Massimo Lapucci, Segretario Generale della Fondazione CRT e Amministratore di OGR – Officine Grandi Riparazioni.
Massimo Lapucci, Segretario Generale della Fondazione CRT e Amministratore di OGR – Officine Grandi Riparazioni – il maestoso complesso industriale di fine Ottocento che occupa uno spazio di circa 20.000 metri quadrati a Porta Susa, nel cuore di Torino, riportato a nuova vita come polo culturale, produttivo e gastronomico, dopo un radicale restauro deciso nel 2013 – ha da subito caratterizzato il suo impegno e le competenze di brillante economista con vasta esperienza nei mercati internazionali per rendere lo spazio importante e strategico da un punto di vista produttivo e non solo in quanto mero contenitore di “eventi”, oltretutto riportando margini positivi crescenti. OGR è divenuto in poco tempo un vero e proprio hub della creatività e dell’innovazione, con vari programmi di accelerazione attivi e caratterizzato da una forte vocazione internazionale. Soluzioni ad alto contenuto tecnologico, sostenibilità ambientale, salvaguardia del valore storico, flessibilità degli spazi e accessibilità sono i principi ispiratori del grande intervento di ristrutturazione e recupero delle OGR. L’arte contemporanea nella sua più ampia inclusione di linguaggi e di geografie è il nucleo generativo di questa grande energia condivisa, aperta verso il mondo.
Su questa strada si pone la presenza, un ritorno, di OGR a Venezia in occasione dell’attesissima Biennale Arte al Complesso dell’Ospedaletto nel contesto di Ospedaletto CON/temporaneo con un nuovo progetto site-specific commissionato ad hoc: ALLUVIUM del trio di artisti iraniani Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian.
Portare le OGR a Venezia, città testimone di scambi tra popoli e culture, significa portare la contemporaneità e il dialogo in una dimensione globale.
Le fondazioni di origine bancaria hanno assunto sempre più il ruolo di dominus nella promozione e diffusione della cultura in forme differenti all’interno dei vari territori. Come è cambiata nel corso degli anni e con la contrazione delle risorse disponibili la scelta delle “politiche culturali” sostenute dalle fondazioni e, soprattutto, verso quale modello di sostegno saranno rivolte negli anni a venire?
È vero: a fronte della progressiva contrazione dei finanziamenti pubblici – non solo in Italia – la sopravvivenza stessa di gran parte delle istituzioni culturali sul territorio dipende oramai dalle fondazioni. Tuttavia, se penso in particolare alla Fondazione CRT, il suo ruolo si è evoluto nel tempo anche in quest’ambito, passando dalla mera erogazione di risorse economiche alla costruzione proattiva di progetti insieme ai player del territorio, nazionali e globali, focalizzando priorità, obiettivi di medio-lungo periodo, impatto concreto delle iniziative sulle dinamiche locali e favorendo il più possibile connessioni con esperienze e progettualità nazionali e internazionali. Sebbene gli investimenti filantropici nella cultura siano quanto mai strategici per innescare meccanismi virtuosi di crescita e sviluppo dopo la pandemia, va detto che oggi il contributo delle fondazioni va ben oltre il mero financial support per includere invece altri elementi determinanti, come il capacity building – in primis nel fundraising – e la costruzione di reti di collaborazione e relazione. Nell’individuazione delle progettualità volte al recupero del patrimonio artistico, ad esempio, puntiamo a massimizzare la fruizione e valorizzazione dei beni e la restituzione di conoscenza al pubblico anche tramite l’applicazione delle nuove tecnologie, con soluzioni inclusive divenute vere e proprie best practice a livello europeo; in ambito espositivo guardiamo con grande interesse alle sperimentazioni che mixano creatività, innovazione e tech, in linea con uno dei megatrend internazionali. Una strategia che coinvolge, in primis, il progetto OGR, come luogo dedicato all’innovazione e alle contaminazioni culturali contemporanee.
OGR Torino tra contemporaneo e futuro. Parola d’ordine: sperimentazione e museo ibrido. Come le due anime, arte e tech, sapranno sempre più fondersi al fine di creare e offrire cultura sostenibile?
Aggiungerei un’altra parola-chiave: connessioni. Attivare sinergie e collaborazioni internazionali, sperimentare e innovare con coraggio, costruire progettualità inedite capaci di innescare nuove narrazioni e reali prospettive di cambiamento nel segno della sostenibilità sociale, ambientale e culturale sono gli elementi distintivi della nostra visione delle OGR Torino. Più che di fusione, parlerei quindi di contaminazione tra le due anime arte e tech: una sfida originale che portiamo avanti sin dal 2017 facendo dialogare questi due mondi tradizionalmente di fatto separati nelle loro rispettive dinamiche di sviluppo. Investiamo in progetti “transdisciplinari” che valorizzino le peculiarità dell’ambito culturale e tecnologico, in linea con una tendenza globale ben rappresentata dall’iniziativa STARTS (Science + Technology + Arts) lanciata dalla Commissione europea. Va in questa direzione il primo videogioco prodotto da OGR, Now/Here, commissionato e ideato dall’artista Patrick Tuttofuoco in collaborazione con MixedBag, azienda residente in OGR Tech. A partire dall’installazione ambientale Tutto infinito, firmata da Tuttofuoco per l’evento inaugurale delle OGR, il videogioco crea un mix ideale tra arte, gaming e processi educativi e formativi all’insegna della piena inclusione e dell’accessibilità: alla base vi è l’esplorazione di un universo altro, che si interseca con l’evoluzione del personaggio e, dunque, del giocatore.
Ha un modello di riferimento a riguardo?
Esistono in Europa diverse realtà che incrociano ricerca e innovazione negli ambiti della cultura e della tecnologia. Le osserviamo con attenzione, specialmente quelle che, come OGR, progettano e lavorano con questo mix di ingredienti e con modalità di intervento innovative. Fin dalla nascita delle OGR, resa possibile dal grande intervento di riqualificazione e rifunzionalizzazione messo in campo dalla Fondazione CRT, ci siamo ispirati agli approcci più recenti dell’impact investing per generare un impatto sociale e ambientale positivo ed equo, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, del NextGenerationEU e del PNRR. Oggi nell’ecosistema di OGR la Fondazione CRT continua a sperimentare missioni contemporanee coerenti con questa visione.
OGR offre progetti che fondono i linguaggi delle arti e della cultura contemporanea trasformandoli in creazioni interdisciplinari capaci di indagare nuovi territori del nostro vivere, in grado di andare oltre la “comfort zone” del mero mostrare. Che cosa pensa di fenomeni come l’arte digitale, gli NFT, espressioni di nuove visioni e modalità attraverso le quali disegnare l’evoluzione dell’arte?
Con il boom dei Non Fungible Token e della tecnologia blockchain l’arte digitale si è imposta sulla scena internazionale; non solo sul mercato globale del collezionismo, ma lanciando nuove sfide agli artisti, ai professionisti del settore, al pubblico. Fondazione CRT, anche tramite i propri enti strumentali, guarda con attenzione a questa nuova fase dell’arte digitale che potrebbe contribuire in modo significativo a valorizzare ulteriormente il processo e il lavoro di value creation svolto dalle OGR in ottica Paese. Digital Art, Crypto Art e New Media Art sono un’occasione per coinvolgere attivamente i più giovani e avvicinare pubblici sempre più ampi ai linguaggi della contemporaneità nati dal connubio tra i mondi dell’arte e delle tecnologie digitali. Quest’anno gli NFT sono stati protagonisti dell’OGR Award, promosso da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e Artissima. L’assegnazione del premio si è svolta proprio alle OGR, dove esploriamo le nuove frontiere della blockchain e dove dal 2021, in partnership con l’Associazione Italia4Blockchain, organizziamo incontri dedicati alle applicazioni di questa nuova tecnologia in diversi ambiti, dall’identità digitale alla DeFi (la cosiddetta finanza decentralizzata), al Metaverso. L’obiettivo è favorire un racconto semplice e aperto a tutti, che possa creare un network di esperti e al contempo un pubblico sempre più ampio e consapevole.
OGR torna a Venezia confermando, dopo il successo del 2019, l’impegno e la volontà di raccontare la propria missione anche fuori Torino e in contesti internazionali di rilievo. Quali gli obiettivi prioritari che intendete perseguire confermando la vostra presenza nel contesto della Biennale Arte?
A Venezia, luogo simbolo da sempre di un crocevia culturale cosmopolita, si esprime perfettamente la vocazione delle OGR Torino, nate con l’obiettivo di valorizzare idee, eccellenze e talenti in una dimensione internazionale. Dal 2017 a oggi, a partire dalla visione delineata e realizzata da Fondazione CRT, abbiamo lavorato per essere una piattaforma di incontro e sperimentazione aperta a tutti, in cui esplorare prospettive inedite sulla cultura contemporanea e l’innovazione. Le radici sono saldamente ancorate sul territorio, ma la funzione è di bridging con il resto del mondo, attraverso collaborazioni con partner di eccellenza internazionale, sia in ambito culturale sia in ambito tech e innovation. Portare le OGR a Venezia, città testimone di scambi tra popoli e culture, significa portare la contemporaneità e il dialogo in una dimensione globale.
ALLUVIUM di Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian è il progetto site-specific pensato da OGR per gli spazi del Complesso dell’Ospedaletto. Perché la scelta di questo progetto e quali temi sviluppa?
Il legame con Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian nasce nel 2017, quando a Rokni Haerizadeh è stato assegnato il primo OGR Award in occasione di Artissima e alcuni suoi disegni sono entrati a far parte della collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. Nel 2018 abbiamo organizzato la mostra Forgive me, distant wars, for bringing flowers home per presentare al pubblico la pratica collaborativa del collettivo. Abbiamo deciso di proseguire la collaborazione in occasione della Biennale Arte 2022, dando agli artisti la possibilità di esporre per la prima volta il loro lavoro a Venezia, sostenendo dunque una pratica artistica e creativa attraverso una nuova produzione pensata per gli spazi del Complesso dell’Ospedaletto. Presentiamo infatti un progetto ad hoc, site-responsive, come amiamo definirlo: le opere del trio sono una sovrapposizione di livelli e significati capace di entrare in risonanza con la città che li accoglierà. Venezia, infatti, per l’unicità della propria configurazione richiama da sempre la pratica dell’arte e del genio umano: sviluppata su più livelli a partire dalle palafitte che hanno reso edificabile le isole della laguna, è cresciuta su sé stessa, in un palinsesto di restauri e costruzioni, nuove estetiche e contributi di diversi popoli, che hanno portato a una stratificazione fisica della città e a una sedimentazione culturale continua. Ritroviamo un simile modello nelle opere dei tre artisti, frutto di una rielaborazione di immagini tratte dalle news e dalla storia attraverso dipinti e collage che creano una contronarrazione dei nostri tempi. Il tutto grazie a una pratica artistica fondata sul dialogo e la co-produzione. I loro lavori sono infatti realizzati con il supporto di molteplici interlocutori, artisti e artigiani, e danno vita a un universo visivo che
unisce voci diverse, dalle influenze delle tradizioni mediorientali a un immaginario contemporaneo senza confini.
Le OGR si confermano dunque un luogo di sperimentazione in continua evoluzione, radicato nella città di Torino, ma aperto al mondo. Un’officina in cui il genio artistico può acquisire forma ed espressione con progetti di rilevanza internazionale.