La prima edizione diretta da ricci/forte nel 2021 e dedicata al colore Blu, si è conclusa annunciando i nomi dei vincitori di Biennale College Teatro – Autori Under 40: Tolja Djokovic e Giacomo Garaffoni che tornano quest’anno al 50. Festival per presentare i loro testi originali in forma di lettura scenica in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano.
Cresciuta a Roma e ora di stanza a Milano, Tolja Djokovic ́ nel 2019 fonda la compagnia tostacarusa per cui è drammaturga e regista e con cui ha prodotto il primo spettacolo, Quirk of Fate – Un capriccio della sorte, vincitore del bando di residenze Re.Te Ospitale e semifinalista al Premio Pancirolli. Nel 2020 scrive Teresa e la Notte, inserito nel radiodramma Hotel Blue Moon, e nel 2021 partecipa alla scrittura di Per la città dolente, produzione del Teatro Metastasio, entrambi con la regia di Roberto Latini. Il progetto ideato per Biennale College, En Abyme, in scena il 27 giugno in Sala d’Armi all’Arsenale, nelle parole di ricci/forte è il testo che meglio sembra aver affrontato l’indagine dell’edizione Blue, ovvero l’immersione dentro sé stessi. Partendo dall’abisso blu della Fossa delle Marianne e dal record compiuto da James Cameron con il suo sommergibile, utilizzando un dispositivo drammaturgico a tre voci in grado di rivelare gli abissi della nostra coscienza, En Abyme di Djokovic ́ viaggia «come una sonda nel bisogno, riportando alla luce tutto ciò che di noi non sapevamo aver smarrito».
Il giorno successivo, Giacomo Garaffoni porta in scena la sua Veronica. Il drammaturgo, regista e artista cesenate che definisce la propria ricerca un “osservatorio sul vuoto”, su ciò che rimane del mondo contemporaneo dopo il collasso dell’identità, ha iniziato il proprio percorso come performer con Teatro Valdoca, Societas Raffaello Sanzio, Catellucci e Silvia Costa, e ha preso parte ai più importanti festival del settore. Nel 2020 ha fondato con Michele Ambroni e Sofia Rossi Indocile Collettivo, che si muove al confine tra arti visive e arti performative. Cassandra – il diritto di parlare, spettacolo di debutto del collettivo, indaga la psichiatria femminile violenta di inizio ‘900, frutto di uno studio approfondito sugli archivi manicomiali italiani. Con Veronica, Garaffoni torna a concentrarsi sull’universo femminile, attualizzando tematiche fondamentali: undici spose che, sopravvissute alla guerra, durante un’orazione funebre, vengono risucchiate da un’ondata d’umanità condivisa. Solo dopo aver sofferto per la morte di una di loro, Veronica, riusciranno a rinascere al fuoco di un’esperienza drammatica inaudita, a ritrovare l’equilibrio e la strada perduta, spalancando le mani per accogliere un nuovo eden di possibilità e formare una loro identità familiare. Garaffoni attingendo dalla fonte inesauribile della parola poetica «la contamina, ibridandola con differenti alfabeti, codici e forme espressive – si legge nella Motivazione – Una lingua ipnotica che tesse una tela in cui i fili della compassione s’intrecciano a quelli di un silenzio mistico che ha la potenza di una diga rotta. Un fragore di parole urgenti che, travolte come “nella bufera infernal che mai non resta” di dantesca memoria, s’inchiodano inesorabilmente nella carne di ciascuno di noi».