Dopo la fortunata esperienza dell’anno scorso con Valzer di parole, ciclo di conferenze-spettacolo sul teatro austriaco di inizio ‘900, Massimo Cacciari torna sul palco del Teatro Goldoni il 20 febbraio e il 5 marzo per parlare di Sogno e Utopia attraverso il confronto di due opere fra le più emblematiche e rappresentative della produzione shakespeariana.
Cosa ci può dire un intellettuale, filosofo e professore di Estetica di due testi come Sogno di una notte di mezza estate e La tempesta, pensati e scritti per il teatro? Quale insegnamento sul nostro vivere contemporaneo possono fornirci le parole del più grande drammaturgo inglese? E, infine, qual è la differenza tra Sogno e Utopia?
Non è la prima volta che Massimo Cacciari si confronta con i grandi temi del Bardo. L’intervento più specifico è forse la sua analisi del potere in Re Lear, il «dramma più apocalittico di Shakespeare», che Cacciari affronta nel suo libro Re Lear. Padri, figli, eredi del 2015. In Hamletica (2009), invece, il filosofo approfondisce il tema dell’agire dell’uomo e della sua capacità, o incapacità, di darsi uno scopo. Lo fa certamente attraverso la figura emblematica di Amleto, come il titolo suggerisce, ma anche chiamando in causa altri due mostri sacri della letteratura come Kafka e Beckett, là dove anche essi mettono in scena personaggi «prigionieri delle circostanze», le cui azioni obbediscono «alla logica dei fatti», lasciando trapelare la crisi e il tramonto di ruoli e linguaggi dell’Occidente moderno.
We are such stuff
As dreams are made on, and our little life
Is rounded with a sleep
Dopo due tragedie (Re Lear e Amleto), la pungente ars oratoria del filosofo veneziano si rivolge ora a due commedie, o meglio, a una commedia (Sogno di una notte di mezza estate) e ad un late-romance (La Tempesta), definizione con cui la critica letteraria ha ritenuto necessario distinguere le ultime opere di Shakespeare, più connotate dai toni della tragicommedia.
Sogno di una notte di mezza estate rappresenta l’affermarsi in Shakespeare di un tipo ideale di commedia romantica i cui elementi fondamentali sono le fortune d’amore e gli umori dei personaggi. La vicenda è ambientata nel mondo delle fate, dove i bisticci di Oberon e Titania coinvolgono gli innamorati in carne e ossa, presenti al matrimonio di Teseo e Ippolita. Incantevole, gioiosa e raffinata, A Midsummer Night’s Dream è una scherzosa rappresentazione dell’irresponsabilità dell’amore giovanile, le cui manifestazioni vengono imputate alle malefatte del “bizzoso spiritello” Puck, a cui è affidato il famoso epilogo: «Se le nostre ombre offeso v’hanno | pensate [che] questa vana e sciocca trama non sia nulla più di un sogno».
Con La tempesta siamo di fronte all’ultima opera scritta dal drammaturgo inglese. Teatro dell’azione è un’isola incantata governata dalla magia che Prospero esercita con l’aiuto del saggio Ariele. L’isola è un mondo ideale pieno di solenne bellezza, un giardino dell’Eden in cui le forze del male vengono sconfitte e dove infine regnerà l’ordine, il perdono, l’amore e la giustizia. Ma mentre i personaggi si preparano al viaggio di ritorno ci chiediamo se la vittoria del Bene sul Male rimarrà pura e intatta anche dopo che i naufraghi saranno di nuovo immersi nella civiltà. Entrambe le opere si muovono tra sogno e realtà, tra la visione di un mondo ideale e l’irrompere delle forze della natura nei destini dell’uomo. Quale sia il confine tra i due regni, quello del sogno e quello del reale, e come queste opere possano ancora parlaci a distanza di più di quattro secoli ce lo lasciamo raccontare dal Prof. Cacciari.