Les Contes d’Hoffmann è il primo titolo della nuova Stagione del teatro veneziano. “Prima” il 24 novembre alle 18, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il Sovrintendente Ortombina nella conferenza stampa estiva di presentazione della nuova Stagione 2023-2024 del Teatro La Fenice aveva affermato: «Inaugureremo la Stagione Lirica il 24 novembre con un’ “opéra fantastique”, Les contes d’Hoffmann di Offenbach, per l’occasione trasmessa anche da Radio 3 Rai. Una coproduzione internazionale insieme alla Sydney Opera House, Royal Opera House of London e Opéra de Lyon. È un’opera che nella storia ha visto l’accumularsi di molte mani: bisogna aspettarsi sorprese». Lo spettacolo della Fenice, con Orchestra e Coro diretti da Antonello Manacorda, ha la regia di Damiano Michieletto. Interpreti principali sono Ivan Ayon Rivas, Alex Esposito, Carmela Remigio, Veronique Gens e Rocío Pérez. Un titolo che mancava in Fenice dal 1994 e che ha avuto una storia travagliata, I racconti di Hoffmann prendono origine letteraria dal dramma omonimo di Jules Barbier, tratto a sua volta da una pièce scritta nel 1851 assieme a Michel Carré e ispirata ai tre racconti fantasticodemoniaci di E.T.A. Hoffmann (L’uomo della sabbia, La storia del riflesso perduto e Il violino di Cremona). Fu composta da Offenbach con un lento progredire tra gli anni ‘70 e inizio ‘80 dell’Ottocento e rappresentata nel febbraio 1881 all’Opèra Comique di Parigi. Egli era consapevole e atterrito dal fatto che le sue circa 100 operette facilmente sarebbero cadute nel dimenticatoio.
Con l’opera Les contes d’Hoffmann voleva ambire al massimo riconoscimento e lasciare al mondo un’opera di alta qualità e duratura. Il suo problema era che la salute non gli avrebbe permesso di completare l’opera per sempre. Dovette scrivere molte opere occasionali a causa della sua sfortunata situazione finanziaria, nonostante la salute assai malferma. Sfortunatamente per lui, il teatro dove doveva aver luogo la prima fallì pochi mesi prima della data prevista. Le date decaddero e i cantanti erano già prenotati di nuovo, così Offenbach dovette pianificare la prima all’Opéra-Comique, dove però prevalevano leggi completamente diverse e severe su come doveva essere un’opera per essere rappresentata. Questo significava che l’intera opera doveva essere riscritta. Inoltre, le sue condizioni di salute si erano gravemente deteriorate e fu costretto a lavorare stando a letto. Offenbach morì quattro mesi prima della prima e parti significative dell’opera erano ancora incompiute. L’azione si sviluppa in diverse città durante i primi anni del XIX secolo, il prologo e l’epilogo sono ambientati a Norimberga; gli atti II, III e IV si svolgono invece a Parigi, Monaco e Venezia. Sul palcoscenico, Hoffmann è ubriaco e in vena di raccontare storie. Racconterà dei suoi quattro grandi amori: una bambola gonfiabile, una cantante innocente, una cortigiana crudele… e la donna che li unisce tutti. Ma chi è la sua misteriosa musa? E l’ombra malvagia che insegue ogni sua mossa? Questa è l’ultima e più grande opera di Offenbach, un’inebriante miscela di emozioni e di musica abbagliante, tra cui la famosa e diabolica Canzone della bambola. Michieletto così ha anticipato il lavoro che apre una nuova Stagione di successi della Fenice: «Ho pensato a Les contes d’Hoffmann come a un viaggio nel tempo, uno sguardo nelle diverse età della vita del protagonista: il bambino, il ragazzo, il giovane uomo già disilluso, tutte riflesse nelle protagoniste femminili Olympia, Antonia e Giulietta. Stella chiuderà la vicenda distruggendo le illusioni di Hoffmann, un po’ come fosse lei stessa il diavolo. Lui si troverà solo, in compagnia di tutti i simboli del suo passato fantastico, che costituiscono il suo universo poetico».