Passaggio in laguna

Helmut Newton in mostra a Le Stanze della Fotografia
di Fabio Marzari

Dopo Milano e Roma, Helmut Newton sbarca a Venezia, alle Stanze della Fotografia sull’Isola di San Giorgio con una mostra che aggiunge ulteriori elementi alle iconiche fotografie che raccontano l’estetica di un periodo abbastanza recente della nostra storia, ripercorrendo il vissuto umano e lavorativo di un genio delle immagini.

La retrospettiva Helmut Newton. Legacy, in programma dal 28 marzo al 24 novembre, è a cura di Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation, e Denis Curti, direttore artistico de Le Stanze della Fotografia.
All’anagrafe di Berlino è Helmut Neustädter, ma il mondo ormai lo conosce come Helmut Newton. Nato il 31 ottobre 1920 in una famiglia ebraica benestante, nel 1938 è costretto a lasciare la Germania per le leggi razziali. Decide di imbarcarsi da Trieste per Singapore, e nel 1940 arriva in Australia, dove aprirà un piccolo studio di fotografia. A Melbourne nel 1945 conosce June Browne, nome d’arte Alice Springs, attrice e fotografa e musa ispiratrice, con la quale condividerà un percorso affettivo e professionale. Sono stati compagni di vita e sposati per più di 55 anni.
L’esposizione, nata per festeggiare i 100 anni dalla sua nascita, racconta la carriera di un artista che con i suoi scatti ha lasciato un segno indelebile nella moda – come dimostrano le collaborazioni con Vogue e con stilisti quali Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld, Anna Molinari (Blumarine), Thierry Mugler e Chanel, ma anche nel nuovo modo di approcciarsi al nudo femminile, testimoniato nel suo celebre Big Nudes. Il libro cult del 1981 raccoglie i 39 scatti in bianco e nero, molti presenti in mostra, pionieri di una frontiera della fotografia non ancora esplorata, quella della gigantografia e degli scatti a grandezza umana.

Helmut Newton Legacy Venezia
Helmut Newton Legacy, allestimento © Matteo De Fina

Sospesi tra acqua e cielo, gli scatti di Newton a Venezia enfatizzano ancora di più il suo stile elegante e allo stesso tempo audace, quando arrivò in Laguna per la rivista Queen, assolutamente d’avanguardia. «Il suo passaggio in Laguna è documentato più volte, come si può vedere nel servizio per Queen nel 1966 o nel ritratto ad Anselm Kiefer, immortalato in un palazzo, o nel servizio che fece per Yves Saint Laurent che ha per sfondo l’Isola di San Giorgio Maggiore» racconta Matthias Harder, a capo della Fondazione Helmut Newton. «Dopo aver abitato in Australia, Newton si stabilisce in Europa, prima a Parigi e poi a Monte Carlo intensificando le sue visite a Venezia».

Helmut Newton, Queen. Venezia, 1966 © Helmut Newton Foundation

Spiega Dennis Curti: «I visitatori si troveranno di fronte a due tipologie di immagini: una all’interno di passe-partout bianco, quindi molto riconoscibile, immagini che definiamo vintage e che provengono direttamente dall’archivio della Fondazione Newton, stampe che Newton stesso ha realizzato. Queste sono informazioni molto precise che ci fanno capire il gusto, il mood, il taglio, il contrasto, il tipo di carta.
Poi ci sono delle immagini invece senza passe-partout, create dalla Fondazione Newton per raccontare questa storia, immagini che Newton non aveva stampato per essere esposte nelle mostre, ma che aveva pubblicato sui giornali e che quindi sono state viste da un numero limitato di persone. Queste fotografie sono state realizzate per disegnare un percorso, chiamato Legacy, e la domanda che si pone questa mostra è: qual è l’eredità che ci ha lasciato Newton, a noi professionisti del settore, ma anche alle nuove generazioni, a chi si occupa o si occuperà di moda, di ritratto e, naturalmente, di fotografia. Da questo punto di vista abbiamo lanciato un’open call, aperta ai giovani sotto 35 anni, chiedendo loro di restituirci delle immagini ispirate a Helmut Newton, e devo dire che, a parte la partecipazione numerosissima, la qualità è incredibile, e per questo abbiamo deciso di esporre queste fotografie in contemporanea a questa mostra».

Yasmin in Paris © Jo Fetto

L’open call invitava a scattare tre fotografie che formavano un racconto ispirato alla frase di Helmut Newton: «Il mio lavoro come fotografo è quello di sedurre, divertire e intrattenere».
Su 191 partecipanti e oltre 200 progetti, si sono distinti i lavori dei polacchi Diana Sosnowska con Piccole Perversioni (Il Viaggio Frenetico dell’Utero Errante) e Wojciech Wójcik con Nude e Vestite e dell’italiano Jo Fetto con Les Odalisques (Oltre la carne).
La giuria che ha selezionato gli scatti più rappresentativi è costituita da Matthias Harder, direttore della Fondazione Helmut Newton, da Denis Curti, direttore artistico delle Stanze della Fotografia, da Francesca Malgara, direttrice artistica di MIA Photo Fair e dal celebre fotografo Maurizio Galimberti.

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