Dopo la sua fortunata edizione di Ritorno a casa, Peter Stein riprende il suo personale viaggio nella straordinaria drammaturgia pinteriana con un testo giovanile del grande autore inglese della cosiddetta “commedia della minaccia”. Il compleanno, al Teatro Goldoni dal 15 al 18 dicembre, è portato in scena da Maddalena Crippa, Alessandro Averone e Gianluigi Fogacci.
Aveva 27 anni Harold Pinter quando, all’Arts Theatre di Cambridge, andò in scena Il compleanno. Era il 28 aprile 1958, la pièce sarebbe diventata una delle sue opere più apprezzate e rappresentate, gemma indiscutibile di quello che diventerà il marchio dell’opera di Pinter, il suo teatro della minaccia.
Stanley Webber, pianista spiantato e in fuga da qualcosa che non conosciamo, viene accolto da una coppia di coniugi sessantenni, Meg e Peter Bowles, nella loro pensioncina malandata sulla costa (un topos della letteratura inglese, ci vengono subito in mente Tavole Separate di Terence Rattigan e la novella di McEwan Chesil Beach). Arrivano due misteriosi personaggi, Goldberg e McCann (uno ebreo, l’altro irlandese), che cominciano a martirizzare Stanley e a interrogarlo in modo violento e insostenibile, ma non accennando mai al motivo del loro comportamento.
I Bowles decidono di organizzare una festicciola per celebrare il compleanno di Stanley, cui viene invitata un’amica di Meg, Lulu. Mentre i partecipanti giocano a mosca cieca, Stanley prima aggredisce Meg, poi tenta di violentare Lulu. Il giorno dopo Goldberg e McCann riprendono la loro opera di controllo su Stanley, che non è più in grado di reagire, e lo conducono fuori dalla casa, dove li aspetta un’auto. Meg torna dalla spesa e si accorge che la macchina non c’è più, ma il marito rimane in silenzio, celando alla moglie quello che è accaduto.
Una trama elementare, che raccontata così dice solo la realtà dei fatti, ma sotto questa “semplice” realtà Pinter, come una mina sotterranea, o meglio, come un metaverso ante litteram negli anni in cui la pièce fu scritta, così ricchi di speranze di un progresso economico e sociale ma anche così pieni di paure e di rimossi, nasconde un mondo che sta nell’ombra e nel non detto, fatto di sensi di colpa, di violenza, di minacce, di dominio. Insomma, una rappresentazione delle innumerevoli forme sotto cui il Male si manifesta nel mondo. Stanley fugge dalla sua colpa, che non conosciamo, cerca di rifugiarsi in un presente di convenzioni e apparenze piccolo-borghesi, rappresentate dai coniugi Bowles, ma trova i suoi carnefici, Goldberg e McCann, che lo stanano e che lo porteranno a scontare una pena che non conosciamo. Certo, viene subito da pensare a Franz Kafka, al suo universo cui è sfuggito il senso della realtà sostituito da un rito inflessibile che porta al dominio sull’uomo da parte di un’entità riconosciuta da tutti ma che rimane oscura, nascosta, e le biografie ci dicono che Pinter aveva letto Il Processo prima di scrivere Il Compleanno. Ma c’è anche Beckett e il suo teatro dell’assurdo, dove è saltato ogni schema logico-consequenziale nell’agire dell’uomo e in cui la parola serve solo a collegare in modo del tutto passivo e ripetitivo la mancanza di senso dell’esistenza. Il Compleanno è in scena al Teatro Goldoni di Venezia dal 15 al 18 dicembre. La regia è di Peter Stein.