Questo mio maledetto naso

Pietrangelo Buttafuoco sul palco tra Pinocchio e Cyrano
di F.D.S.

Protagonista sul palcoscenico del Teato Goldoni, Pietrangelo Buttafuoco intreccia le storie di Pinocchio e Cyrano de Bergerac: utilizzando il naso come simbolo centrale, esplora temi come la bugia e l’identità.

L’avevamo intuito nelle sue presentazioni come Presidente di Biennale, puntellate di citazioni dotte ed improvvise aperture sognanti per arrivare ad un punctum drammaturgico di natura svelatoria, ad una costruzione progressiva fatta di pesi e contrappesi che regge un culmine di potenza performativa, che Pietrangelo Buttafuoco ha una natura teatrale. E per fortuna i suoi impegni presidenziali, tra poco ad un anno di scadenza dall’insediamento in carica e già con importanti decisioni prese –  decisioni che rivelano propositi di progressi nella magnitudine stellare degli eventi all’interno di una continuità di protezione e sviluppo del marchio, come la nomina di Caterina Barbieri e Willem Dafoe alla direzione rispettivamente di Biennale Musica e Biennale Teatro – non inaridiscono i suoi impegni di studioso e scrittore a tutto campo, che ama dare voce e corpo al suo sapere e alla sua intelligenza lucida ed affilata.
Eccolo quindi impegnato il 26 febbraio al Teatro Goldoni come autore ed attore in un monologo dal titolo Da naso a naso. Monologo in cui l’autore intreccia le storie di due protagonisti della letteratura mondiale caratterizzati da un naso non solo importante, ma anche dalle complesse valenze simboliche: Pinocchio e Cyrano de Bergerac. Che il naso di Pinocchio sia connesso alla capacità dell’uomo di mentire non solo è una straordinaria invenzione di Carlo Collodi, misconosciuto genio di questo nostro sgarrupato Paese, ma è anche il segno che il naso è un organo di straordinaria complessità, sede del senso che, tra tutti e cinque, è quello che la civilizzazione ha più esautorato d’importanza.

“Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino”, Carlo Collodi, Bemporad & figlio, Firenze 1902

Freud non ci mise molto a teorizzare la “nevrosi nasale riflessa” sulla base dell’esistenza di tessuto erettile sia nelle membrane nasali che in quelle genitali. Viceversa in Cyrano il naso spropositato non diventa come in Pinocchio la prova inconfutabile di una menzogna, ma la stigmate sociale del monstrum non celabile, di ciò che fa nascere il body shaming, del pregiudizio sociale che costringe le vittime ad agire per procura. Perché è questo che fa Bergerac: vive per procura, ama per procura, regalando mente e voce al corpo affascinante dell’inetto Cristiano. Tra Pinocchio e Cyrano, tra la fiaba acida di un toscano irrequieto e bizzarro e il teatro ultra-pop del più giovane membro dell’Académie Francaise, Buttafuoco anche in questo monologo non rinuncia alla sua sicilianità, a giudicare il mondo assiso in quel centro del mondo che è la Sicilia. Del resto anche Pirandello fa del naso umano la radice di ogni sregolamento della ragione, quando all’inizio di Uno, nessuno e centomila la moglie fa notare a Vitangelo Moscarda che il suo naso è storto. E come poi dimenticare Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nella loro interpretazione memorabile del Gatto e la Volpe nel Pinocchio di Comencini? Loro due, condannati come coppia cinematografica al ludibrio dei tempi futuri, a compiere il miracolo di trasformare la maschera nel volto umano. Lo stesso miracolo di Pinocchio e Cyrano.

Fuoriserie 2024/25

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