Ritratto femminile

Venezia 81. Leone d'oro alla carriera a Sigourney Weaver
di Maurizio De Luca

Una carriera a contatto con i più grandi nomi della cinematografia mondiale per la Weaver, attesa a Venezia per vedere consacrata la sua carriera.

Il nome anagrafico è Susan Alexandra Weaver, ma già all’età di 14 anni cominciava ad essere chiamata Sigourney, prendendo spunto da un personaggio minore del film Il Grande Gasby. La Weaver, che riceve a Venezia il Leone d’Oro di quest’anno dopo essere stata al Lido l’ultima volta nel 2022 con Master Gardener di Paul Schrader, si è laureata in Bachelor of Arts alla Stanford University di Palo Alto in California. Ha poi ha conseguito un Master of Fine Arts presso lo Yale University’s School of Drama. Una delle prime apparizioni cinematografiche è stata in una piccola parte nel film Io e Annie di Woody Allen, nel 1977. Il suo vero debutto cinematografico però lo si è visto nel film di grande successo di Ridley Scott del 1979, Alien. «Uno dei veri piaceri di Alien è guardare una star come Sigourney Weaver» scriveva Ty Burr del Boston Globe. Sette anni più tardi, nel 1986, ha ripreso il ruolo di Ellen Ripley in Aliens – Scontro finale di James Cameron. La sua interpretazione le è valsa la nomination all’Oscar e al Golden Globe come migliore attrice. Nel 1992, ha riportato in vita Ripley in Aliens 3 di David Fincher e nel 1997 ha ancora recitato e coprodotto Alien – La clonazione per la regia di Jean-Pierre Jeunet. Gli anni Ottanta costituiscono per l’attrice un decennio d’oro, consacrandola star di Hollywood. Nel 1982 è in Un anno vissuto pericolosamente di Peter Weir, al fianco di un Mel Gibson si conferma come un’attrice in grande ascesa.

Nel 1984 è nell’indimenticabile Ghostbusters di Ivan Reitman, che la rivorrà poi in Ghostbusters II del 1989. Il 1989 la vede vincere due Golden Globes per la commedia Una donna in carriera (1988, migliore attrice non protagonista, nel cast Melanie Griffith e Harrison Ford) e Gorilla nella nebbia (1988, migliore attrice protagonista). In entrambi i casi è anche nominata all’Oscar. Gli anni Novanta la vedono ancora molto attiva, senza tuttavia raggiungere il successo di pubblico dei dieci anni precedenti. Nel 1993 recita in Dave – Presidente per un giorno, ancora di Ivan Reitman. Nel 1994 ne La morte e la fanciulla, di Roman Polanski. Riceve nomination ai Golden Globe per la sua partecipazione a Tempesta di ghiaccio di Ang Lee (1997) vincendo un BAFTA e la co-interpretazione in La mappa del mondo (1999) con Julianne Moore. Nel 1999 le dedicano una stella sulla Walk of Fame di Hollywood. Successivamente la vediamo in ruoli da non protagonista in Heartbreakers (2001), Tadpole (2002), The Girl in the Park del 2007. L’abbiamo poi vista nell’epico Exodus (2014) dell’amico Ridley Scott, che 35 anni prima ridefinì con lei l’immagine della donna nel sistema hollywoodiano.

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