È l’artista finnico-egiziano Samira Elagoz il Leone d’Argento della 50. Biennale Teatro, che riceve il premio l’1 luglio alle ore 12 a Ca’ Giustinian in Sala delle Colonne, subito dopo aver presentato al pubblico in prima nazionale il suo Seek Bromance, il 30 giugno alle 18 al Teatro alle Tese dell’Arsenale.
«I’ve been watching you/You’ve been hurting too/you give all your love/Nothing left to show…», così inizia Seek Bromance, canzone di Tim Berg. Niente di tutto questo parlando dell’omonima opera che Samira Elagoz, Leone d’Argento della 50. Biennale Teatro, presenterà al Festival.
Come a dicembre, quando ne abbiamo dato il primo annuncio, useremo anche qui il maschile. Samira ce lo concede, dato che si dichiara “transmasculine con un passato dall’alto contenuto femminile”. La sua consacrazione come performer a livello internazionale risale al 2017 con lo spettacolo Cock Cock…Who’s There?, che a Impulstanz si aggiudica il Prix Jardin d’Europe rimanendo poi sulle scene per ben cinque anni.
Muovendosi al confine tra documentario di storia personale vissuta, narrazione teatrale e spettacolo puro, Samira documenta la propria esperienza durante una serie di appuntamenti con sconosciuti trovati su diverse piattaforme d’incontro, indagando i temi del desiderio, della relazione uomo-donna, dell’intimità e della violenza nei rapporti. Mentre sugli schermi scorrono le immagini, sul palco si svolge la ricostru- zione di uno stupro subito, un vero pugno nello stomaco: in scena una giovane donna, il video si riempie del suo volto, dalla bocca defluiscono saliva e sperma, gli occhi rivolti allo spettatore. Come Samira poi ha avuto modo di spiegare, scelse quell’immagine perché la bocca è il luogo più intimo di un essere umano; il sesso è lontano e lo si può dimenticare, immaginare come qualcosa che non fa parte di sé, ma non la bocca. I temi che attraversano il lavoro dell’artista finnico-egiziano sono l’esplorazione dei sessi, dei generi, dei desideri in una archeologia sociale che indaga gli esseri umani impietosamente, pur senza trascurare un certo romanticismo digitale sui generis. Il tono non è quello di una denuncia: tutto, a partire dal racconto degli stupri subiti, è riportato in modo asettico. Il narratore non si identifica nella vittima, sentendosi solo parte del mondo che viene narrato.
Samira Elagoz, flirtando con le possibilità infinite del mezzo performativo, plasma un linguaggio originale offrendoci un marchio unico di performance-reportage, di multimedia happening e di docu-fiction. (ricci/forte)
Di Samira il 30 giugno al Teatro alle Tese vedremo, come accennato all’inizio, Seek Bromance, pièce concentrata su un unico soggetto, Cade Moga, artista trans. La pandemia ha impedito lo sviluppo degli altri incontri previsti, ma Samira non rimpiange la scelta. «Volevo costruire l’opera che avevo bisogno di vedere mentre ero in diffi- coltà col mio genere. Un’opera trans in cui non si tratta di educare le persone cis, di giustificare la nostra esistenza o di essere esempi splendenti e positivi; no, qui si affronta una storia vera, in cui protagonisti trans sono complessi e tormentati, progressisti, ammirevoli, problematici, persone con cui ci possiamo identificare. Ribelli, amanti e creativi».
È un documento, una confessione sull’inizio di un rapporto tra due esseri che sono troppo veri per essere uomo o donna e al contempo la narrazione della fine di questo rapporto in un mondo distopico dove regna la paura pande- mica e dove l’infezione può arrivare improvvisa a decretare una fine. Non adatto ai deboli di cuore.