Tra gli appuntamenti più attesi della nuova stagione del teatro veneziano, la messa in scena di Tipi umani seduti al chiuso, il nuovo lavoro della drammaturga Lucia Calamaro.
Una biblioteca di quartiere di una città. Inverno. Un angolo di calore molto ben fornito per una marcata passione della direttrice della biblioteca. Le pile di libri e i tavoli diventano un habitat di sicurezza e di comfort, ma anche l’ambiente dove hanno origini litigi e violenze, portati avanti da un’umanità varia e spesso disperata o problematica. O a volte, chissà, anche felice. Questo lo scenario iniziale dello spettacolo Tipi umani seduti al chiuso, in programma per quattro repliche dal 16 al 19 novembre al Teatro Goldoni. Il progetto e la regia sono di Lucia Calamaro, drammaturga dall’attività internazionale, vincitrice del Premio Ubu per il Teatro e direttrice della Scuola di Drammaturgia Scritture, laboratorio itinerante di drammaturgia ideato per formare le voci del teatro di domani. Definita da Christian Raimo, giornalista dell’«Internazionale», “una dei migliori autori viventi”, prolifica e dissacratrice, Lucia Calamaro ha indagato l’essere umano nelle sue pieghe più nascoste e dolorose; ricordiamo tra i suoi spettacoli Tumore, uno spettacolo desolato (2007), Magick, autobiografia della vergogna (2009), L’Origine del mondo, ritratto di un interno, del 2012 che le è valso tre premi Ubu, Si nota all’imbrunire (2019) con un bravissimo Silvio Orlando sulla nuova piaga della “solitudine sociale” e Darwin inconsolabile (Un pezzo per anime in pena) del 2021.
In questo suo ultimo lavoro, i tipi umani del titolo sono sette persone che diventano espressione di diverse personalità, tra cui fanno capolino ogni tanto gli autori dei libri che si stanno consultando (Joyce, Pirandello, Santa Teresa, Molière, Plath).
E poi si viaggia nell’affascinante mondo delle biblioteche. Con qualche ben scelto abitante dell’epoca e cambi di tempo e forma, questa biblioteca di quartiere in scena si trasforma in alcune delle biblioteche più famose della storia dell’umanità: quella di Borges, che custodisce tutto il sapere passato, presente futuro; la biblioteca benedettina dell’Abbazia di San Gallo in Svizzera, fonte di ispirazione del romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco, la Nazionale di Parigi che conserva oltre 30.000.000 libri o la biblioteca Vaticana, culla dei più scandalosi segreti della storia d’Occidente e d’Oriente. Ma rimanendo vicini a noi, anche l’antichissima biblioteca dell’Università di Padova, luogo di studio e di suggestione, in quanto sede maggiore di pensieri scaturiti da menti effervescenti e pulsanti come quella di Galileo.
«Consideriamo che le neuroscienze identificano proprio nel concetto di “pensiero accorato”, la superiorità umana rispetto l’intelligenza artificiale: forse è proprio lì – afferma Lucia Calamaro – tra le sale magnifiche dell’Università patavina… tra un tavolo e l’altro… che l’umano accorato, assorto, in preda a stati d’animo fondamentali che definiscono il mondo, facendosi poi voce, corpo e teatro, resiste. Combatte. E sta».