Sotto lo stesso Sole

Saodat Ismailova, riflessioni visive tra mito e modernità
di Redazione VeNews

Scopriamo l’opera dell’artista uzbeka, fra le otto video-installazioni prodotte da Fondazione In Between Art Film per la mostra collettiva Nebula, in corso al Complesso dell’Ospedaletto.

Nata a Tashkent (Uzbekistan) nel 1981, Saodat Ismailova, è una figura di spicco nell’arte e nella regia contemporanea. La sua carriera è stata riconosciuta a livello internazionale con mostre personali e collettive in spazi prestigiosi come Le Fresnoy e l’Eye Filmmuseum, nel 2022 ha ricevuto l’Eye Prize for Art and Film. Oltre a essere curatrice del CCA Lab e del Tashkent Film Encounters, Ismailova ha fondato DAVRA, un gruppo di ricerca dedicato alla cultura dell’Asia centrale. Saodat Ismailova infonde una voce moderna nelle tradizioni uzbeke, ispirandosi ai racconti della nonna sui “18.000 mondi”. Le sue opere intrecciano storie di eventi storici, miti, rituali e paesaggi, caratterizzandosi per una liricità e un’attenzione ai suoni naturali e alle voci umane. Cresciuta tra i contenitori di pellicola di un archivio uzbeko, ha studiato cinema e teatro; la sua prima installazione video, Zukhra (2013), ha segnato l’inizio di un percorso che unisce cinema, audio e arte visiva. I suoi lavori sfidano la percezione occidentale, offrendo esperienze che trasformano profondamente la visione dello spettatore.

In Between Art Film le ha commissionato per Nebula l’opera Melted into the Sun (2024), che si trova nella stanza SEVEN del percorso di mostra del Complesso dell’Ospedaletto. Saodat Ismailova intreccia abilmente giochi di luce e ombra con panorami sconfinati, accompagnando lo sguardo del pubblico in un viaggio visivo attraverso la figura storica di al-Muqanna‘, reinterpretata in un contesto contemporaneo. Al-Muqanna‘, che nel VIII secolo si distinse come guida spirituale e agitatore politico nel contesto sociale dell’Asia centrale, viene indagato da Ismailova con uno sguardo che unisce passato e presente. Il film si immerge nella complessità delle influenze culturali e politiche di al-Muqannaʿ, il cui pensiero sincretico abbracciava elementi dello Zoroastrismo, Mazdakismo e Buddhismo. Attraverso un dialogo intimo tra il profeta e i suoi discepoli, l’opera rielabora le sue visioni rivoluzionarie e spirituali. Le parole che accompagnano il film, selezionate e interpretate dal poeta uzbeko Jontemir Jondor, riflettono sul sole come simbolo di illuminazione e sull’interazione continua tra tempo, uomo e natura. Ambientato in luoghi storici e mitologici come il fiume Amu Darya e la città di Bukhara, il film si arricchisce di riferimenti contemporanei, come la centrale solare di Tashkent, che dialoga simbolicamente con il concetto di sole ricorrente nei testi del Velato.
Melted into the Sun non si limita a rappresentare i miracoli attribuiti ad al-Muqanna‘, ma invita a riflettere sulla potenza di questa figura divina, simbolo di ribellione e giustizia sociale, ripresa successivamente dalla propaganda sovietica. Con una maestria visiva che fonde storia e mito, Ismailova offre uno sguardo affascinante e provocatorio che stimola una profonda riflessione sulla natura del potere e della spiritualità.

Immagine in evidenza: Photo Lorenzo Palmieri

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