I direttori della Biennale Teatro, Stefano Ricci e Gianni Forte hanno annunciato i Leoni dell’edizione 2023, che si svolgerà dal 15 giugno all’1 luglio. Armando Punzo è il Leone d’Oro alla carriera e il collettivo FC Bergman riceve il Leone d’Argento per l’innovazione.
Il Leone d’Oro alla Carriera va al regista Armando Punzo, fondatore della storica Compagnia della Fortezza, la prima nata in un carcere e diventata una delle realtà più importanti della scena di ricerca.Il percorso registico di un artista-sciamano come Armando Punzo si snoda lungo trentacinque anni di lavoro con circa ottanta detenuti-attori, con cui Punzo ha realizzato oltre quaranta spettacoli pluripremiati in Italia e all’estero. Nella motivazione del premio ricci/forte definiscono quella del regista «una forma visionaria di comunicazione distillando un linguaggio ricostruito all’ombra di un pregiudizio: lo spirito e la fantasia non hanno sbarre che contengano ma, soprattutto, siamo certi che siano gli Altri i prigionieri condannati ad un perimetro? I nostri limiti, le paure, il bisogno di affermazione sociale, la cecità verso il prossimo; rendere visibile il non palpabile, l’inconsapevole: un’utopia culturale di cui Armando Punzo e la Compagnia della Fortezza sono le fulgide incarnazioni».Per la prima volta ospite della Biennale Teatro, il collettivo belga FC Bergman, composto dagli attori/registi/artisti Stef Aerts, Joé Agemans, Thomas Verstraeten e Marie Vinck, riceve il Leone d’Argento per la propria ricerca di un rinnovato senso del teatro, al pari di Punzo anche se in modo diverso. Autore di spettacoli che sono un originale amalgama tra cinema, letteratura, arti visive il collettivo plasma «un originale linguaggio di teatro-danza-site-specific, poetico e al tempo stesso irriverente, che rilascia una sensazione di sconcertante disagio nello spettatore […] Gli FC Bergman – scrivono ricci/forte – flirtano con i limiti del fattibile, creando delle apocalittiche favole moderne, focalizzandosi così sull’Uomo […] seguendolo nelle sue commoventi odissee che si metamorfizzano poi in tragicomiche disavventure».