Universi paralleli

Il grande ritorno di Tim Burton a Venezia
di Davide Carbone

Beetlejuice è tornato! Il secondo capitolo della pellicola cult del 1988 diretta da Tim Burton, è il film d’apertura, Fuori Concorso, della 81. Mostra del Cinema di Venezia.

Nel 1988 nemmeno la sciagurata traduzione del titolo che spesso affligge i film stranieri all’arrivo in Italia riuscì a scalfire la dirompente originalità di una pellicola destinata a fare storia. Beetlejuice – Spiritello porcello (in lingua originale semplicemente Beetlejuice) è stato il secondo lungometraggio di quel genio cinematografico che risponde al nome di Tim Burton da Burbank, California, semplicemente uno dei registi più densi di significato della propria generazione e Leone d’Oro alla carriera a Venezia nel 2007.
Un film che racchiudeva al proprio interno tante se non tutte le caratteristiche del cinema che negli anni successivi avremmo avuto il privilegio di goderci: i protagonisti che passano a miglior vita praticamente ad inizio film, il gusto per il macabro che il nostro avrebbe portato negli anni ai più alti livelli poetici e narrativi, ironia e autoironia a palate, ma soprattutto attori con spalle abbastanza larghe da padroneggiare elementi tanto contrastanti a prima vista, ma in simbiosi tra loro.

Beetlejuice Beetlejuice

Michael Keaton, Alec Baldwin, Geena Davis e Winona Ryder furono senza dubbio all’altezza del compito nel raccontare la storia surreale del perfido spiritello chiamato dai protagonisti per scacciare i nuovi abitanti della loro casa, venduta dopo la loro dipartita. Beetlejuice Beetlejuice è il secondo capitolo di questa storia, ancora con Keaton e la Ryder in un cast arricchito da Jenna Ortega, Monica Bellucci e Willem Dafoe, ritorno alla regia di Burton cinque anni dopo Dumbo ma soprattutto è il film di apertura della prossima Mostra del Cinema, con proiezione in Sala Grande fissata per il prossimo 28 agosto in prima mondiale.
Dopo un’inaspettata tragedia familiare, tre generazioni della famiglia Deetz tornano a casa a Winter River. Ancora perseguitata da Beetlejuice, la vita di Lydia (Ryder) viene sconvolta quando la figlia adolescente e ribelle, Astrid (Ortega), scopre il misterioso modellino della città in soffitta e il portale per l’Aldilà viene accidentalmente aperto. Con i problemi che stanno nascendo in entrambi i regni, è solo questione di tempo prima che qualcuno pronunci tre volte il nome di Beetlejuice (immancabilmente Keaton) e il demone dispettoso torni nuovamente per scatenare il suo caos. A Venezia torna un regista che con la propria visionarietà ci ha fatto venire più volte il dubbio di quale fosse l’effettiva realtà delle cose, forse il più grande esempio di come il cinema possa stravolgere i confini del percepito facendoli coincidere con quelli di un’immaginazione sconfinata. E sempre, costantemente affamata.

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