È di nuovo “FEFF time”: il periodo in cui il Far East Film Festival di Udine porta sullo schermo del Teatro Nuovo e del cinema Visionario il meglio della produzione popolare asiatica. Perché, a differenza dei festival come Venezia e Cannes, il FEFF segue il cinema asiatico mainstream.
Dal 22 al 30 aprile, è di nuovo “FEFF time”: il periodo in cui il Far East Film Festival di Udine porta sullo schermo del Teatro Nuovo e del cinema Visionario il meglio della produzione popolare asiatica. Perché – com’è noto – a differenza dei festival come Venezia e Cannes il FEFF segue il cinema asiatico mainstream (non senza qualche proficua escursione in aree più paludate). Negli ultimi due anni la pandemia (che per inciso ha colpito duramente le industrie cinematografiche asiatiche) ha lasciato il suo segno anche sul Festival: l’edizione 2020 ha dovuto svolgersi interamente in digitale, mentre quella 2021 è stata mista fra streaming e pubblico in sala, ma solo al cinema Visionario. È chiaro che il FEFF non tornerà indietro e continuerà a presentare parte del suo programma anche in streaming – in collaborazione con MYmovies – raggiungendo così quegli spettatori che non possono venire a Udine. Tuttavia, il 2022 sarà l’anno della completa rinascita del Festival in sala, con il ritorno del Teatro Nuovo, col suo megaschermo e i suoi quasi 1200 posti. Inoltre ritornano gli ospiti dall’Asia, sebbene non da tutti i Paesi. E qui salta prepotentemente in mente il grande nome, che appena annunciato ha mandato in fibrillazione il web: realizzando un sogno perseguito per anni, il FEFF porta a Udine il grandissimo Takeshi Kitano. L’autore di Sonatine, per citare un solo titolo, riceverà a Udine il Gelso d’Oro alla carriera, come in precedenza altri giganti del cinema asiatico, fra i quali lo spazio permette di ricordare solo Jackie Chan, Joe Hisaishi, Sammo Hung, Anthony Wong – e naturalmente Johnnie To.
Come ogni anno, la selezione ufficiale del Festival sarà accompagnata da una quantità di sezioni collaterali: i classici restaurati (il FEFF tiene molto alla sua dimensione di riscoperta storica), e poi i documentari, le tradizionali “Odd Couples”, una retrospettiva sul cinema di Hong Kong e una importante rassegna sull’immagine di Manila nel cinema filippino. Si aggiunge – solo per quest’anno – una sezione di film già presentati in altri festival ma che, a causa dell’isolamento portato dal Covid, non hanno potuto usufruire appieno della “vetrina” che meritavano.
I film programmati nella selezione ufficiale copriranno, al solito, tutta l’area dello spettacolo popolare asiatico, dalla arguta sex comedy giapponese Love Nonetheless di Jojo Hideo all’intrigante e piacevolissimo “meta-film” filippino Leonor Will Never Die di Martika Escobar, dal dramma politico coreano, tratto da una storia vera, Kingmaker di Byun Sung-hyun all’animazione cinese I Am What I Am di Sun Haipeng, che ci porta dentro la simbologia (e la fatica!) della Danza del Leone. E poi, thriller, avventure poliziesche, storie di spadaccini, commedie sentimentali, drammi di vita quotidiana – senza trascurare una serie di fantasiosi horror che, come sempre, rappresentano una scoperta culturale trasportandoci in un mondo fantastico del tutto diverso dal nostro.
Ph. RobertoRosolin, LeonardoUlian