Ci metto la faccia

Zerocalcare, primo ospite di Più libri più Laguna
di Marisa Santin
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Il 16 febbraio al Teatrino di Palazzo Grassi, Zerocalcare inaugura la prima edizione ‘lagunare’ di Più Libri più Liberi, una rassegna pensata come una nuova destinazione per una delle realtà più dinamiche e innovative del mondo dell’editoria italiana.

Non si può dire che Zerocalcare non ci metta la faccia in tutto quello che fa, ed è sicuramente una ‘faccia politica’ oltre che artistica. Per riportare solo alcuni dei suoi ultimi interventi pubblici, risale a qualche mese fa la sua decisione di non partecipare al Lucca Comics – ovvero una delle più importanti vetrine a livello internazionale per chi si occupa di fumetto – per il fatto che l’evento si avvale del patrocinio dell’ambasciata israeliana. A poche settimane dall’atroce attacco di Hamas del 7 ottobre e dalla pesante reazione di Netanyahu, Zerocalcare spiegava così la sua presa di posizione: «In questo momento in cui a Gaza sono incastrate due milioni di persone che non sanno nemmeno se saranno vive il giorno dopo […] per me venire a festeggiare lì dentro [al Lucca Comics, n.d.r.] rappresenta un cortocircuito che non riesco a gestire». Parole che non gli hanno risparmiato una valanga di assurde accuse di antisemitismo. Recentemente l’artista si è espresso anche sulla terribile vicenda di Ilaria Salis, l’attivista e insegnante di scuola elementare di Monza che dall’11 febbraio dell’anno scorso è detenuta in Ungheria con l’accusa di lesioni aggravate nei confronti di alcuni manifestanti di estrema destra. Abbiamo visto tutti le terribili condizioni in cui la donna è trattenuta, e ora su di lei incombe la possibilità di una pesante condanna definitiva. Zerocalcare racconta questa storia come meglio sa fare, attraverso un fumetto dal titolo In fondo al pozzo. Una storia di nazisti, galera e responsabilità, pubblicato su uno degli ultimi numeri di Internazionale. Come dimenticare inoltre, andando un po’ più indietro nel tempo, il suo Kobane Calling (2015), reportage a fumetti del viaggio che lo aveva portato al confine tra Turchia e Siria nella città di Kobanê, al fianco dei curdi assediati dallo Stato Islamico.

Zerocalcare la profezia dell'armadillo
Insomma, Zerocalcare la faccia ce la mette sempre, eccome, a partire dal suo alter ego a fumetti, il personaggio cigliuto che, guarda caso, come lui vive a Rebibbia, parla in romanesco ed è continuamente pungolato da una coscienza invadente che assume la forma di un armadillo. Quando nel 2011 uscì La profezia dell’armadillo, il suo libro d’esordio diventato poi anche un film presentato alla Mostra di Venezia, il fumetto era un genere che faticava a trovare spazio nel mercato editoriale. I fumetti si compravano perlopiù in edicola o in negozi specializzati, ed erano considerati “cose da nerd”. Inizialmente distribuito in pochissime copie, La profezia dell’armadillo cominciò in breve tempo a scalare le classifiche di vendita grazie soprattutto al passaparola. Quella storia così personale e autobiografica stava decisamente convincendo critica e lettori, conquistandosi una fetta di affezionati sempre più ampia. Va dato atto a Michele Rech, questo il suo vero nome, di aver riportato il fumetto nelle librerie e di aver riavvicinato anche il pubblico generalista ad un’arte che presuppone una somma di talenti, dal disegno alla narrazione, fino alla capacità di arrivare al cuore delle persone. E Zerocalcare questi talenti ce li ha senza dubbio tutti.

foto in evidenza: © Rosdiana Ciaravolo

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