La vita segreta degli oggetti

Esther Manon Van Ekeris racconta la sua concept-gallery THE 2212
di Mariachiara Marzari
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THE 2212, in calle della Regina a Santa Croce 2212, a pochi passi da Fondazione Prada, è la firma creativa di Esther Manon Van Ekeris. Una concept-gallery, al confine tra show-room e galleria d’arte, che presenta una selezione accurata di oggetti, luci e opere d’arte, pezzi originali, unici e in costante rinnovamento.

THE 2212 offre una nuova prospettiva, un nuovo modo di vedere e percepire le opere

Ideato e realizzato insieme al prezioso supporto del suo compagno Didier Guillon, presidente del Valmont Group, THE 2212 è il sogno di una vita che diventa realtà. Non poteva quindi che essere Venezia la co-protagonista di questa storia.cPer Esther Manon Van Ekeris la passione e lo studio partono dal lighting design per giungere all’arte e all’alto artigianato. La sua personalità ha creato il resto, una perfetta miscela di gusto e spiccata raffinatezza europea che in THE 2212 viene declinata in attitudine a mostrare ciò che le persone desiderano, a connettere opere, artisti, designer e pubblico in un vero e proprio network della bellezza. Ogni singolo oggetto o opera scelto da Van Ekeris per lo spazio ha preso vita grazie alle straordinarie capacità di artigiani o artisti, le cui opere uniche sono realizzate con i materiali più pregiati e di grande valore artistico. THE 2212 vuole essere un progetto di conoscenza e valorizzazione, mettendo in  mostra l’oggetto oltre l’oggetto stesso, la sua storia, il suo carattere. Da questo spazio, ma soprattutto da Esther Manon Van Ekeris, siamo rimasti subito conquistati.

THE 2212 è una sintesi di molteplici declinazioni del fare arte, da vedere, da toccare, da scoprire; un’esplorazione tra i linguaggi e i materiali della creatività. Prima di entrare specificatamente in questo nuovo, bellissimo spazio, quali sono i suoi riferimenti cardine nell’arte e nel design?
Sono sempre stata appassionata di lighting design. Ho trascorso lunghi anni a studiare il mercato europeo per scoprire artisti e artigiani con cui poter condividere un progetto creativo specifico. Ne ho trovati centinaia, selezionando quelli che più rispondevano ai miei requisiti, alle mie idee, gli stessi con i quali ora sto lavorando. Questa, in sintesi, era la mia occupazione prima di aprire lo show-room 2212. Poi ho incontrato Didier [n.d.r.: Guillon]. Stiamo insieme da quasi sei anni nel corso dei quali mi sono completamente immersa nella sua ricerca artistica, assorbita totalmente dal suo mondo creativo devo dire vicinissimo al mio. All’inizio della nostra relazione sia io che lui abbiamo continuato a seguire i nostri rispettivi progetti; circa tre anni più tardi, nel 2020, dopo un magnifico weekend di San Valentino trascorso proprio qui a Venezia all’hotel Aman, improvvisamente abbiamo deciso di aprire uno show-room in città. Era da un po’ di tempo che parlavamo della possibilità di avere uno spazio dedicato all’arte e al design, condividendo idee e cercando informazioni. Venezia è stata l’occasione perfetta per mettere assieme le nostre due passioni fondendole in un unico spazio. Il nostro punto d’incontro è stata proprio la mia passione per il lighting design realizzato esclusivamente da artigiani/artisti. Ci sono voluti circa tre anni per trasformare questa idea in realtà. Ma ora siamo qui!

Qual è stato il suo percorso di studi?
Naturalmente ho studiato design e ho conseguito un diploma proprio in lighting design. È nel mio DNA! Mia zia, la sorella di mia mamma, era una designer, per cui sono sempre stata abituata a vedere le sue creazioni sin da bambina e mi sono sempre piaciute molto, tanto che proprio allora è nata la mia passione. Mia mamma le ha ancora a casa nostra in Olanda e ogni volta che ritorno da lei le ammiro stupita come fosse la prima volta. Sono oggetti moderni, originali, bellissimi, tuttora assolutamente attuali.

Quando si è resa conto che Venezia era proprio il luogo ideale dove insediarsi per poter realizzare qualcosa di stimolante e proprio?
Quando ho iniziato la mia relazione con Didier, che in quel momento si era da poco trasferito in questa città. Didier conosce Venezia da più di trent’anni. Ovviamente io c’ero stata molte volte, ma lui mi ha fatto scoprire l’autentica città, il suo lato più artistico, oltre e diversamente dalla visione turistica più immediata e superficiale. Siamo venuti qui per vivere la città, per conoscere la sua essenza unica, per parlare con i suoi abitanti ed essere noi stessi parte della comunità che vi abita. Venezia ci ha insomma offerto l’opportunità di vivere e lavorare insieme. Inoltre condividiamo una forte passione per il lavoro artigianale, vogliamo tutelarlo, rispettarlo e farlo conoscere. Alcuni artigiani e artisti con cui collaboriamo godono già di una certa fama, ma ve ne sono altri in città e non solo il cui lavoro deve essere reso maggiormente visibile, perché si tratta di eccellenze uniche. Questo spazio ci ha dato la possibilità di farlo. Grazie a tutte le persone che abbiamo incontrato e che continuiamo a conoscere qui, iniziamo veramente a capire l’essenza prima di Venezia, la sua storia, acquisendo ogni giorno la consapevolezza che tutte le persone hanno contribuito e contribuiscono in modo diverso a fare di Venezia la città che è oggi, gli stessi abitanti sono parte fondamentale della sua salvaguardia, della sua esistenza. Forse i veneziani danno per scontate molte cose. Per loro la straordinarietà fa parte della loro quotidianità, ma chi vede Venezia dall’esterno riesce a cogliere qualcosa di speciale anche nelle piccole cose. È incredibile, questa città più la conosci più te ne innamori!

Entriamo in THE 2212. Come si connota il progetto da un punto di vista espositivo?
Parte fondamentale del progetto è il grande video che ogni quattro mesi presenta un nuovo artista o diversi artisti che occupano con le loro opere la parte espositiva. Il prossimo cambio avverrà a inizio maggio. Abbiamo tantissime idee e temi da sviluppare, così come tante opere da studiare e da far conoscere al pubblico di artisti e designer bravissimi. È stato difficile decidere da quale di essi partire, tuttavia crediamo di aver intrapreso la strada giusta. Ora si tratta solo di strutturare al meglio il tutto. Ogni video segna un cambio di visione e, di conseguenza, di esposizione, con nuovi artisti, nuove opere, nuovi oggetti o lampade, senza necessariamente cambiare tutte le opere esposte nelle piattaforme sospese. Si crea una nuova prospettiva, un nuovo modo di vedere e percepire le opere esposte. Tuttavia vi sono degli artisti a cui siamo molto legati e che continueranno ad essere presenti in modo permanente, perché rappresentano in modo chiaro l’identità dello spazio stesso, le nostre idee e la nostra filosofia. Artisti come Leonardo Cimolin, Aristide Najean o Kimiko Yoshida saranno sempre presenti con le loro opere in THE 2212.

Quindi il vostro obiettivo non è quello di organizzare mostre, ma di creare un dialogo tra i vari artisti presenti con le loro opere.
Esatto. Non vogliamo e non possiamo esporre assieme tanti oggetti e opere; il nostro è un lavoro di valorizzazione e connessione che prevede un’attenzione e una luce particolare su ogni opera e su ogni artista.

A proposito di artisti, Didier Guillon occupa uno spazio speciale in THE 2212; non si pone in primo piano, come se si riservasse una presenza più sfumata, una parte più privata, intima…
Lo spazio della lounge è in effetti uno spazio speciale in questo senso. Adoro le sue opere. Ho iniziato con esporre la gabbia, poi il gorilla, la maschera…, finendo per creare una stanza monografica con le sue opere. Didier ha bisogno di creare.

Le opere esposte sono in vendita?
Se qualcuno è interessato a un’opera, lo accompagniamo dall’artista così può comperare direttamente da lui. Si tratta di un network vero e proprio. Ed è proprio questo che fa la differenza. Quando acquisti un’opera d’arte è importante sapere da chi è stata fatta, dove è stata fatta, come è stata fatta. Questo aspetto è di rilevante importanza per noi ed è proprio da qui che è partita l’idea di realizzare dei piccoli film sulle opere e sugli artisti. La maggior parte delle persone in genere non cerca di andare oltre l’opera d’arte, quando in realtà c’è molto da scoprire oltre alla sua “evidenza” ed è precisamente quello che cerchiamo di mostrare con i nostri video. Se per esempio acquisti un’opera di Aristide Najean, vedere la “Cattedrale”, la fornace a Murano dove è stata realizzata, permette di comprendere il vero e pieno valore dell’opera stessa. L’idea è di fare in modo che le persone non acquistino un’opera senza sapere quanto e quale lavoro vi sia dietro la sua realizzazione. È solo così che si riesce a creare un dialogo tra l’oggetto esposto, le persone che lo vedono e l’artista.

Quale ruolo effettivo riveste il genius loci nel suo progetto, nel suo lavoro?
Abbiamo iniziato da artisti e artigiani locali per poi allargare i nostri orizzonti. Ora la nostra ricerca si è spostata in generale ovunque troviamo degli oggetti esclusivi che non si trovano in altre parti e che suscitano l’interesse delle persone che vengono a visitarci. Può essere un vaso, una collana, una lampada o qualsiasi altro oggetto che risponda ai nostri criteri di selezione. Per esempio, vi è in esposizione una collana realizzata da Elena Votsi, un’artista greca, di Idra. Non è un’artista molto conosciuta al di fuori della Grecia, anche se ha realizzato la medaglia d’oro per le Olimpiadi di Atene, acquisendo di conseguenza una certa notorietà. Questo esempio corrisponde perfettamente al nostro obiettivo, quello di proporre oggetti esclusivi, fatti a mano, unici.

Insomma, delle vere e proprie opere d’arte, non semplicemente degli oggetti d’artigianato.
Esattamente. Quello che noi cerchiamo è l’esclusività di un oggetto. Ci rivolgiamo alle persone che cercano qualcosa di diverso dagli oggetti proposti dai grandi marchi di design o di massa, quali Ikea per esempio, a quelle persone che sono interessate a tutto il lavoro che sta dietro l’oggetto stesso.

Non so se lei si consideri prevalentemente una curatrice, una collezionista o una gallerista, anche se penso che sia un po’ tutte queste cose insieme. Ha un modello cui si ispira per questa sua passione?
Più che una collezionista sono una creatrice di lampade di design. È importante e gratificante per me condividere con gli altri il piacere della scoperta di oggetti esclusivi e offrire la possibilità di nutrirsi di questi oggetti. Ovviamente se qualcuno è interessato può acquistarli, lo show-room è nato anche per questo, ma non è il suo fine ultimo. L’obiettivo primo di THE 2212 è quello di condividere con qualcun altro le mie idee su un oggetto esclusivo, adattandolo alle singole esigenze. È come quando scopri un nuovo negozio di abbigliamento o di scarpe e vuoi farlo conoscere alle tue amiche. Qui è un po’ la stessa cosa. Non voglio assolutamente spingere nessuno a comperare i vari oggetti esposti, ma voglio semplicemente dire ai nostri visitatori: «se ti piace questo oggetto, è lì, prendilo». Per questo non mi ritengo una mercante d’arte. Non mi piace spingere nessuno a prendere una decisione di cui ritenermi poi responsabile; quello che mi piace è proporre, per poi magari constatare che le persone sono infine felici della loro scelta. Amo questo spazio e sono felice di gestirlo esprimendo tutta la mia personalità e il mio carattere. Per molto tempo mi sono chiesta se sarei stata in grado di gestire questo show-room che con Didier abbiamo fortemente voluto, se fossi stata in grado di fare la mia parte, insomma. Ora mi rendo conto che la sto facendo la mia parte, che sto seguendo la mia personalità e credo che la gente che qui viene lo avverta, lo percepisca. Non potrei proprio fare diversamente, perché questo spazio sono proprio io.

Voglio farle un’ultima domanda: perché non si candida a sindaco di Venezia il prossimo anno? Abbiamo bisogno di persone come lei che amano davvero questa città. Le sue risposte e la sua persona emanano una forte passione per Venezia. Quindi ci pensi, sono disponibile a fare la campagna elettorale per lei!
…dovrei prima di tutto lavorare ancora molto sulla lingua italiana!