Il cerchio infinito

La filosofia del corpo e del movimento dei Leoni d'Argento TAO Dance Theater
di Chiara Sciascia
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Fondata a Pechino nel 2008 da Tao Ye, Duan Ni e Wang Hao, TAO Dance Theater, tra le compagnie più acclamate della scena mondiale, riceve il Leone d’Argento della 17. Biennale Danza. Abbiamo voluto porre qualche domanda al fondatore della compagnia Tao Ye, in attesa di poterlo vedere all’opera sul palco.

Fondata a Pechino nel 2008 da Tao Ye, Duan Ni e Wang Hao, TAO Dance Theater è la prima compagnia di danza contemporanea cinese invitata al Lincoln Center Art Festival di New York, all’Edinburgh International Art Festival, alla Sydney Opera House, al Théâtre de la Ville di Parigi e all’American Dance Festival, dove è stata anche in residenza. A Londra è invitata diverse volte dal Sadlers’ Wells, che le ha commissionato cinque lavori. Quest’anno la compagnia riceve il Leone d’Argento della 17. Biennale Danza.
«Tao Ye e Duan Ni hanno creato un genere di danza unica ed evoluzionistica che cattura con la sua forza ipnotica e minimalista. La loro compagnia […] è impegnata in un’estetica di ‘danza pura’, essenziale, che elimini ogni categorizzazione del movimento – scrive Wayne McGregor nella Motivazione – e, per estensione, di loro stessi. Il corpo viene presentato come elemento da percepire in quanto affascinante alla vista – privo di rappresentazione, narrativa, contesto: semplicemente esistente come oggetto. Esso viene amplificato solo dall’uso della luce e del suono, così da consentire agli spettatori di essere messi a confronto – e alla prova – con tecniche, vocabolario e forme rigorosamente focalizzate sul corpo.
È questa fiducia nel potere del solo movimento (sviluppato tramite il loro innovativo Circular Movement System) con tutto il suo potenziale e la sua espressività latente, le sue sfumature, la sua eleganza, idiosincrasia, limiti e restrizioni che ci chiede di guardare e guardare ancora – di apprendere la sintassi nascosta e di ‘vedere’ davvero come se facessimo esperienza del corpo e della danza per la prima volta – in tutta la sua meraviglia spettacolare, eleganza e comunicatività diretta, viscerale, cinestetica.
TAO Dance Theater è una compagnia eccezionale, con una visione, una missione e uno scopo. Come i grandi della danza del passato, comprendono la vera natura del corpo quale “microcosmo dell’universo” e hanno individuato il loro territorio particolare da esplorare ed espandere. Immergersi qui, in questo territorio ignoto, è originale, importante ed edificante e noi veniamo allo stesso tempo avvolti e provocati dalla loro genialità».
In totale accordo con le parole del direttore McGregor abbiamo voluto porre qualche domanda al fondatore della compagnia Tao Ye, in attesa di poterlo vedere all’opera sul palco.

11, TAO Dance Theater, ph. Fan Xi, courtesy La Biennale di Venezia

Dalla sua fondazione TAO Dance Theater si è affermata a livello internazionale come nessun’altra compagnia cinese, andando a calcare i palchi più prestigiosi del mondo. Su quali pilastri si fonda la filosofia di TAO Dance Theater?
In realtà il nome cinese di TAO Dance Theater è 陶身体剧场, ovvero “TAO Body Theater”, la cui traduzione precisa è TAO “Teatro del Corpo”. La nostra idea è di tornare al corpo e dirigere tutta la nostra attenzione all’esplorazione del contesto corporale. Il corpo è sorgente di vita, viene dal passato, vive nel presente e si connette al futuro. È sincero, fragile e potente… Tutti i nostri modi di esprimerci possono trovare verità nelle azioni del corpo in uno spirito di infinita introspezione. Perché ci muoviamo? Come potrei muovermi diversamente da come faccio? Immaginiamo lo studio dei movimenti del corpo in modo caleidoscopico, verifichiamo la verità, combattiamo l’annichilimento. Danzo, dunque esisto.

Immaginiamo lo studio dei movimenti del corpo in modo caleidoscopico, verifichiamo la verità, combattiamo l’annichilimento. Danzo, dunque esisto.

In cosa consiste il Circular Movement System e perché avete scelto di adottare quest’approccio nella vostra pratica?
Noi vediamo il corpo come un’asse e il mondo come un cerchio. In questo modo possiamo generare infinite connessioni grazie al movimento che scorre lungo la curva. Il cerchio è sia un inizio che una fine e rivela che la danza deve esistere in un processo continuo. Nei nostri allenamenti quotidiani non usiamo specchi e i danzatori devono quindi rendersi conto dell’esistenza di ogni centimetro del loro corpo per mezzo dell’esercizio fisico. A questo punto la coscienza del cerchio diventa una continuazione di punti all’interno di un flusso curvo, come un’onda, e allo stesso momento è necessario guardare al di fuori e prestare attenzione allo spazio. Ogni minima parte si collega al corpo per ottenere un moto circolare, come una pennellata a mano libera sul corpo. Ogni minima parte è una pennellata per dipingere nello spazio e collegare il corpo a ogni momento, ogni frazione del tempo e dello spazio. È una ricerca di perfezione ed eccellenza e richiede che il danzatore sia costantemente attento e diligente, che conduca ogni movimento come se fosse una domanda, un atto di speculazione, e ogni movimento risponde alla seguente domanda: dov’è il corpo? In quale altro modo potrei muovermi? L’espressione del corpo diventa così ininterrotta e senza fine.

11, TAO Dance Theater, ph. Fan Xi, courtesy La Biennale di Venezia

Ha dichiarato che la persistenza e la ripetizione rituale possono dare a tutto un significato ultimo. In che modo questo può accadere e accade nei vostri lavori?
Secondo me non ci sono scorciatoie nel mondo della danza. È leggerezza contro il peso del corpo e libertà che si acquisisce attraverso la comprensione dei limiti del corpo stesso.
L’eccellente espressività dei danzatori deriva dalla cura che essi si prendono del proprio corpo giorno dopo giorno, corpo contro corpo. Rispondono a percezione con nuova percezione. Ho sempre creduto che i movimenti ininterrotti e lo sforzo della danza siano una lotta contro la fragilità della natura umana e l’aridità di spirito, una straordinaria sublimazione che può essere ottenuta tramite la miglior cura dell’esercizio fisico. La strada che sembra la più difficile è spesso la più breve. Per me la ripetizione è la strada che porta alla sincerità e all’amore.

Come ha accolto il Leone d’Argento assegnatovi dalla Biennale e cosa rappresenta questo riconoscimento per voi?
È uno dei più grandi onori e il più prezioso incoraggiamento che potessi ricevere.

Per Biennale Danza vedremo tre creazioni tratte da Series of Numbers, ovvero 11, in prima nazionale, e 13 e 14 in prima europea. Perché la scelta di non dare un titolo agli spettacoli? Che tipo di esperienza si deve aspettare il pubblico veneziano?
Ho cominciato a lavorare sulle mie Series of Numbers nel 2008, quando ho fondato TAO Dance Theatre. Negli ultimi 15 anni ho completato 13 pezzi di questa serie. Tutti i brani della serie vanno a formare un’opera che è l’infinita esplorazione del linguaggio del corpo. Penso che la danza sia un linguaggio primitivo; è più antica delle parole, è astratta e concreta. Uso i numeri come titoli per i miei lavori perché spero che danzatori e pubblico possano abbandonare ogni preconcetto e comunicare direttamente nel contesto del corpo. Se il corpo è l’unica ipotesi non ci sono limiti a ciò che possiamo vedere insieme. Mi auguro che in quest’epoca di folgorante esplorazione verso l’esterno, ci sia un’altra cosa su cui concentrarsi, ovvero il microcosmo interiore di ognuno di noi. È un mistero meraviglioso che vale la pena di scoprire per tutti.

Indipendentemente dalla tensione, la danza può smuovere il tempo e lo spazio, riportarci all’inizio, sentire il futuro, capire il presente, in un momento che vale quanto l’eternità

La danza come cura. Cosa può donare la danza alla società contemporanea e come può l’essere umano trovarvi un rifugio dalla barbarie di un presente frenetico e annichilente?
La danza indica una delle più essenziali attività del corpo, non solo esterne ma anche interne. La danza attiva i sette sensi in modo completo: occhi, orecchie, bocca, naso, corpo, mente, tempo, che nel loro insieme in movimento permettono una comprensione approfondita del mondo e dell’esistenza. L’esperienza emotiva è insostituibile in quest’epoca di tecnologia avanzata e di svariate possibilità di intrattenimento. Tutte le persone danzano perché è l’unico modo in cui riescono ad esprimere ciò che provano. Il linguaggio corporale della danza è in grado di liberare un potere spirituale interiore. È sacro e coinvolgente. È come un dialogo con Dio. Ogni volta che entro nello spazio della danza è come se stessi uscendo dal mondo ordinario per entrare in una dimensione pura e innocente.
La danza sembra un’arte istantanea, ma io sono convinto che essa abbia un suo intrinseco potere, ossia che possa presentare un quadro completo della purezza assoluta racchiusa nella nostra vita.
Indipendentemente dalla tensione, la danza può smuovere il tempo e lo spazio, riportarci all’inizio, sentire il futuro, capire il presente, in un momento che vale quanto l’eternità.
La vita potrà anche essere insignificante da una macroprospettiva, ma osservandola da una microprospettiva ciascuno di noi può trovare un significato per sé stesso.

Wayne McGregor si racconta alla vigilia della sua 17. Biennale Danza

17. Biennale Danza – Altered States

17. Biennale Danza – Altered States

17. Festival Internazionale di Danza Contemporanea