Il prezzo del futuro

Mattia Berto e l'avventura del Teatro di Cittadinanza a Venezia
di Mariachiara Marzari
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Il 16 dicembre nella sede del Tribunale Civile di Venezia Mattia Berto porta in scena I soldi fanno la felicità?, primo atto performativo collettivo del laboratorio di Teatro di Cittadinanza: SHYLOCK. Venezia oltre il denaro.

Attore, regista, direttore artistico e formatore teatrale, Mattia Berto è prima di tutto un cittadino veneziano consapevole che il bene comune deve essere mantenuto e coltivato da una comunità attiva, solo in questo modo è possibile salvare questa nostra amata città. Laureato in tecniche artistiche e dello spettacolo presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e formatosi con maestri di fama internazionale quali, per citarne uno tra tutti, Maurizio Scaparro, Mattia Berto è stato direttore artistico della stagione dei ragazzi del Teatro Dario Fo di Camponogara e per dieci stagioni del Teatrino Groggia a Venezia. Quest’ultimo ha rappresentato, sul territorio, un’esperienza di rigenerazione urbana unica nel suo genere. La forte convinzione che il teatro debba essere uno strumento di indagine sociale e un fatto di comunità lo ha portato, negli ultimi anni, a teorizzare il suo Teatro di Cittadinanza capace, grazie anche alla sinergia con il Teatro Stabile del Veneto e con altre istituzioni cittadine e del territorio, di animare, e di continuare ad animare, luoghi inaspettati di Venezia. Cittadini di tutte le età e di tutti i vissuti sono i suoi attori, in un’idea totalizzante di inclusione e condivisione cruciale per contribuire a formare una comunità consapevole. Un teatro partecipato e necessario, rappresentazione oltre la scena, che entra in città e occupa spazi che assumono significati altri. Il 16 dicembre, in due repliche per 70 spettatori alla volta alle ore 15 e 17, Mattia Berto porta in scena I soldi fanno la felicità?, nuovo atto performativo collettivo del laboratorio di Teatro di Cittadinanza, frutto di mesi e mesi di lavoro: SHYLOCK. Venezia oltre il denaro.

Un nuovo capitolo che ancora una volta assume significati fondamentali per Venezia, non solo per l’azione di aggregazione di un tessuto cittadino “da proteggere”, ma anche per i temi scottanti che entrano nei gangli vivi della città stessa e, drammaticamente, dell’attualità. Com’è nata l’idea del nuovo laboratorio SHYLOCK. Venezia oltre il denaro?
Il 16 dicembre è per il Teatro di Cittadinanza e per Venezia una data importante. Grazie all’ospitalità del Presidente del Tribunale, il Dott. Salvatore Laganà, il nostro progetto di teatro di comunità arriva, per la prima volta, all’interno del Tribunale di Venezia a Rialto, a distanza di un anno dalla proclamazione del “Manifesto del Teatro di Cittadinanza” in Piazza San Marco. È un grande onore essere il primo a portare il teatro in un’aula di tribunale e mi riempie di gioia che un’altra importante istituzione cittadina abbia aperto le porte al teatro e alla comunità. Sarà la prima azione in città del nuovo progetto che ho ideato per il Teatro Stabile del Veneto, da molti anni divenuto una delle case del Teatro di Cittadinanza. Dopo aver abitato i campi e le calli, gli hotel, i giardini e le case private, indagando dei temi classici del nostro territorio quali la relazione tra i veneziani e i foresti, le buone pratiche di cura degli spazi cittadini, la dimensione verde e sostenibile, la dimensione privata delle case, la complessa rete dell’accoglienza di chi vuole vivere qui e molti altri temi vivi di Venezia, quest’anno la riflessione che sto condividendo con i partecipanti ai laboratori è legata al rapporto tra la città e il denaro e al rapporto personale che ognuno di noi ha con esso. L’idea nasce dalla storia stessa di Venezia, una città da sempre legata al commercio e che grazie ad esso e alle ricchezze conseguenti è divenuta un incredibile crocevia di scambi culturali, dei quali ancora oggi tutti godiamo. Nel nostro lavoro i classici sono sempre fonte di ispirazione per stimolare la costruzione drammaturgica, che parte dal materiale vivo e attivo donato dai partecipanti ai laboratori. Cittadini, dunque, che a partire dal Mercante di Venezia di William Shakespeare hanno creato una scrittura nuova e inedita, prendendo semplicemente a pretesto la figura del mercante per eccellenza: Shylock. Denaro non solo da condannare, ma anche strumento utile per ripensare la città del domani.

Sogno, dunque, un Teatro di Cittadinanza diffuso, che animi i luoghi e li tenga vivi; un modello da esportare – permettetemi la follia – in tutte le città italiane

Un progetto di Teatro di Cittadinanza che ha assunto sempre più connotazioni di vero e proprio movimento di sensibilizzazione e di appropriazione, assumendo caratteristiche uniche nel contesto veneziano. Quali i traguardi raggiunti e le risultanze di questo percorso? E quali i nuovi obiettivi?
Il Teatro di Cittadinanza è un’incredibile e ricchissima avventura di comunità a Venezia. Per me è stato il naturale proseguimento del lavoro di rigenerazione del Teatrino Groggia che, in sinergia con mpg.cultura e il settore produzioni culturali del Comune di Venezia, ho avuto la possibilità di dirigere per dieci stagioni. Oggi la casa del Teatro di Cittadinanza è la città, con tutte le istituzioni pubbliche e private che hanno voglia di contribuire a questo progetto di rigenerazione culturale, umana e urbana. Un collettivo aperto a tutte le generazioni, che volge lo sguardo dritto sulla contemporaneità, sui luoghi che amiamo e sulla storia del nostro territorio. Mi piace pensare e sono sempre più convinto che il teatro sia un incredibile strumento di aggregazione, per questo considero il Teatro di Cittadinanza non come una scuola per attori, ma piuttosto come una rete virtuosa, solidale, dove ci si sente parte di un processo condiviso. Sarebbe bellissimo se a Venezia ci fossero altre esperienze teatrali come la nostra e proprio per questo spesso sento il bisogno di viaggiare per confrontarmi con altre comunità. Siamo stati a tale scopo, così, in molti e differenti altri contesti urbani, tra cui Vicenza, Treviso, Cagliari, Firenze, Cortina d’Ampezzo. Credo che Venezia, per il suo essere scena perenne e per le trasformazioni che sta vivendo, sia il luogo ideale per questo laboratorio, tuttavia comincio a pensare che forse tutte le città dovrebbero avere un presidio di Teatro di Cittadinanza per curare le relazioni, per mantenere viva una comunità, per far sentire le persone meno sole e per non far morire quel gioco incredibile che la scena e il teatro ci offrono.

La partecipazione al laboratorio teatrale è in costante aumento, con partecipanti di età compresa tra i 20 e i 70 anni coinvolti per sei mesi. Quali gli elementi fondamentali del successo di questo progetto e quali le rilevanze che emergono da questa voglia di essere parte di qualcosa di vivo e attivo tra senso di appartenenza e svago, di essere una città e al contempo di mettersi in gioco personalmente?
Il nuovo laboratorio del Teatro di Cittadinanza ha raggiunto la quota di 60 partecipanti divisi in due gruppi e vi è pure una lista d’attesa di altri cittadini! Credo che il successo del progetto sia dovuto al desiderio e alla voglia di stare insieme. Sono anni complessi, siamo circondati da guerre e violenza e l’idea di provare a ripensare insieme il domani diventa necessaria e vitale. Abbiamo bisogno di sentirci meno soli in città e forse, proprio per questo, vogliamo prenderci tempo e spazio dove poter tessere nuove relazioni. Credo fortemente che la forza e il successo del Teatro di Cittadinanza stia proprio nell’idea che il fare insieme è molto più forte che il fare da soli.

Oltre il Teatro di Cittadinanza vi sono altri progetti o sogni nel cassetto che troveranno realizzazione nel 2024?
Mio obiettivo del 2024 sarà garantire in città esperienze e presidi del Teatro di Cittadinanza per tutte le generazioni: ho in mente un progetto per i più piccoli, uno per gli adolescenti e uno per gli over 70. Continuerò la mia collaborazione con AIPD – Associazione Nazionale Persone con Sindrome di Down – e cercherò nuovi ponti e connessioni con altre realtà del territorio e non solo. Sogno, dunque, un Teatro di Cittadinanza diffuso, che animi i luoghi e li tenga vivi; un modello da esportare – permettetemi la follia – in tutte le città italiane.

Teatro di Cittadinanza: Shylock. Venezia oltre il denaro