Un impegno diretto, sul campo, nel campo dell’arte legata all’immagine in movimento. Beatrice Bulgari ci racconta il progetto Penumbra dell’Ospedaletto CON/temporaneo, in una Venezia proiettata anima e corpo alla Biennale Arte.
Dopo un lungo trascorso professionale tra arte e cinema, Beatrice Bulgari ha creato la Fondazione In Between Art Film per promuovere la cultura delle immagini in movimento e sostenere gli artisti e le istituzioni internazionali che esplorano il dialogo tra le discipline e i confini tra film, video, performance e installazione. La incontriamo per la prima mostra della Fondazione a Venezia in occasione della Biennale Arte, un grande progetto dal titolo evocativo Penumbra, curato da Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi, rispettivamente direttore artistico e curatore della Fondazione, e ospitato nel Complesso dell’Ospedaletto, uno spazio culturale che dal 2019 è sede del progetto di riqualificazione artistica “Ospedaletto CON/temporaneo”. Otto nuove videoinstallazioni di Karimah Ashadu, Jonathas de Andrade, Aziz Hazara, He Xiangyu, Masbedo, James Richards, Emilija Škarnulytė e Ana Vaz, tutte commissionate e prodotte da Fondazione In Between Art Film, rappresentano il corpus di questa attesissima esposizione.
Beatrice Bulgari è convinta della forza della collaborazione culturale, anche se rifugge il ruolo di mecenate a favore dell’impegno diretto sul campo, nel suo caso quello dell’arte in movimento.
Quando ha iniziato a interessarsi all’arte? Si è trattato più di istinto, conoscenze o disposizione culturale?
Ho vissuto sempre in una famiglia ricca di stimoli culturali, mia madre era una scrittrice, mio padre un antiquario, e io ho cominciato a dipingere molto presto, ho frequentato l’Accademia di Belle Arti e quindi la mia carriera si è sviluppata nel mondo del cinema e del teatro come scenografa e costumista. Da queste mie due passioni, arte contemporanea e cinema è scaturito l’interesse per le immagini in movimento di cui mi occupo dal 2007, prima con la piattaforma CortoArteCircuito, successivamente con la casa di produzione In Between Art Film, che si occupava anche di documentari, cinema d’autore, performance e videoarte, e dal 2019 con la Fondazione In Between Art Film la cui mission è più orientata su specifiche commissioni di videoarte.
Si ritiene più una mecenate o una collezionista? E perché?
Sicuramente sono un’appassionata di arte e colleziono da molti anni. La parola mecenate non mi si addice, benché il ruolo della Fondazione, che io presiedo, sia quello di sostenere gli artisti e metterli in contatto con le istituzioni in cui le loro opere possano essere fruite al meglio. Quello che veramente mi interessa è seguire il processo creativo che si stabilisce con l’artista sin dal primo momento, perché penso che dallo scambio e dall’interazione, possano scaturire importanti spunti di riflessione sulle urgenze del contemporaneo.
Quali caratteristiche sono per lei interessanti in un’opera d’arte o in un artista?
Sono sempre molto colpita dalla poetica e dallo sguardo dell’artista che può assumere varie forme. Ci sono artisti che lavorano su temi estremamente forti e radicali, che mi interessano per come riescono a filtrare la realtà, e ci sono artisti che si approcciano in modo estremamente lirico e poetico, che mi affascinano proprio per la loro capacità di raccontare un dramma attraverso le immagini in movimento.
Nella nostra prima mostra, Penumbra, gli otto artisti a cui abbiamo commissionato altrettante video installazioni, affrontano temi, poetiche e questioni di diversa natura legate alle condizioni di lavoro, ai conflitti sociali, alle occupazioni straniere del territorio, alle turbolenze geopolitiche e storiche, alla memoria e al flusso caotico di oggetti visivi e sonori e costituiscono il tessuto contemporaneo.
Quello che veramente mi interessa è seguire il processo creativo che si stabilisce con l’artista sin dal primo momento, perché penso che dallo scambio e dall’interazione, possano scaturire importanti spunti di riflessione sulle urgenze del contemporaneo.
Qual è il ruolo di una Fondazione come la sua? Può esserci concretamente, e quanto a suo avviso risulta strategico, un dialogo costruttivo tra pubblico e privato?
La nostra Fondazione è nata dal desiderio di rendere possibili le visioni degli artisti. A volte questa possibilità si avvera attraverso il sostegno dato agli artisti nel contesto di un’istituzione pubblica, sia essa un museo o una biennale; altre attraverso una commissione che arriva direttamente da noi. Ciò che conta è che la creatività contemporanea trovi modi per esprimersi e per esistere in quegli spazi cui il pubblico può accedere, ampliando gli orizzonti della nostra conoscenza e il dibattito attorno ai temi del nostro presente. La mia esperienza con istituzioni come il MAXXI a Roma e la Tate Modern a Londra – che la Fondazione sostiene ormai da anni – mi insegnano che il dialogo tra pubblico e privato non soltanto è costruttivo ma che va inserito nel più ampio contesto educativo di cui istituzioni come queste si fanno promotrici.
La presenza di In Between Art Film a Venezia in occasione di Biennale Arte, prima uscita significativa e di altissimo impegno e importanza sulla massima scena del contemporaneo globale. Quale le ragioni di fondo di questa scelta e quali obiettivi vi proponete in termini strategici, di collocazione del vostro percorso nel contesto multiforme che sempre più connota la Biennale?
Sin dall’inizio, e intenzionalmente, la Fondazione non si è dotata di una propria sede espositiva perché ho voluto che la sua attività si esplicitasse in relazione a quei contesti artistici in cui il nostro contributo può fare la differenza. Lavoriamo con le immagini in movimento, con quei media “immateriali” che, di volta in volta, si incarnano in spazi e supporti differenti. Abbiamo voluto, dopo i primi due anni di intenso lavoro, avere un’occasione di incontro con il pubblico internazionale che rendesse tangibile il nostro impegno con gli artisti, e ci è sembrato naturale scegliere un contesto così prestigioso come Venezia in occasione della Biennale Arte, la cui lunga storia ha segnato i passaggi più significativi dell’evoluzione dell’arte contemporanea.