Verità di famiglia

Vanessa Carlon racconta la nascita della Casa Museo Palazzo Maffei
di Mariachiara Marzari
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Vanessa Carlon, figlia dell’imprenditore veronese Luigi, vicepresidente e direttrice di Palazzo Maffei, racconta la nascita della casa museo che custodisce la preziosa collezione di famiglia.

Sempre meno musei, propriamente detti, e sempre più luoghi di incontro e di scambio. Fondazioni pubbliche o private dettano la linea di una nuova visione dell’arte, della sua conservazione, della sua conoscenza, ma soprattutto della sua fruizione. Ne è un esempio illustre la Casa Museo Palazzo Maffei nella centralissima Piazza delle Erbe a Verona. Un’operazione privata, promossa e sostenuta dalla Famiglia Carlon, che ha voluto rendere fruibile una collezione costruita pezzo dopo pezzo in oltre cinquant’anni di passione e studio dall’imprenditore veronese Luigi Carlon: circa 600 opere in dialogo tra archeologia, pittura, scultura, arti applicate e architettura, tra antico, moderno e contemporaneo. Un viaggio attraverso duemila anni di bellezza.
Ma questa importantissima azione di condivisione di bellezza e cultura non si limita a perseguire fini esclusivamente espositivi. Il recupero di Palazzo Maffei, grazie a un restauro complesso di uno dei più scenografici edifici seicenteschi di Verona – facciata barocca, scalone elicoidale autoportante, due piani espositivi, stucchi e pitture murali, una sorprendente terrazza panoramica, teatrino con 120 posti, biblioteca specialistica – su progetto architettonico e allestitivo dello studio Baldessari e Baldessari e da un’idea museografica di Gabriella Belli, restituisce infatti la volontà di creare uno spazio aperto alla città, rivestendo da subito un ruolo di primo protagonista della scena culturale con una ricca e variegata programmazione di iniziative collaterali, attività ed eventi realizzati in collaborazione con importanti istituzioni veronesi.

Il risultato di questa importante riqualificazione è sotto gli occhi di tutti: un’affascinante casa, più che museo, aperta e inclusiva, dalla “doppia anima”. Dalla visione privata, dall’intimo della residenza quotidiana, infatti, questo patrimonio d’arte è diventato una ricchezza per la città e il pubblico in un edificio fortemente simbolico attraverso un percorso espositivo e di incontri in cui si susseguono cortocircuiti emotivi che ben rispondono alla sensibilità e al gusto del collezionista e all’identità stessa del Palazzo.
Incontriamo la figlia di Luigi, Vanessa Carlon, a cui è stata affidata la vicepresidenza e la direzione di Palazzo Maffei.

Verona Palazzo Maffei Museo
Palazzo Maffei, Verona ph. Renato Begnoni

Ogni collezione personale ha una sua identità precisa che rispecchia il gusto e la personalità del collezionista. Può raccontarci la figura di suo padre attraverso le opere della collezione?
È proprio vero: nella nostra collezione ritrovo mio padre, Luigi Carlon, un imprenditore che si è formato frequentando, ventenne, i pittori veronesi degli anni ‘60, lui che amava dipingere. Così la sua passione è soprattutto per il Novecento: il Futurismo, il secondo Dopoguerra e in genere tutte le Avanguardie del XX secolo, da Picasso a Kandinsky, da Warhol a Duchamp, da Fontana a Burri. Mio padre ha sempre amato cavalcare l’innovazione, spinto da una curiosità e da un’ansia di sapere inesauribile, che è stata la chiave del suo successo, imprenditoriale e come collezionista. Interrogarsi, andare a fondo per conoscere, cercare di capire: queste erano e sono le sue pulsioni verso le arti maggiori così come verso le cosiddette arti applicate. Alla fine la collezione, costruita in oltre sessant’anni, è molto eclettica, aperta a tutte le arti e i secoli; dall’archeologia greco-romana ai contemporanei, dagli avori antichi alla scultura lignea, dalle ceramiche rinascimentali ai dipinti, con alcuni evidenti nuclei di interesse: l’arte veronese antica, il Futurismo con la sua dirompente carica innovativa – Balla, Boccioni, Severini –, il Surrealismo e la Metafisica, con artisti del calibro di Magritte, Ernst, De Chirico, Savinio, Morandi. Tuttora ama seguire nuovi artisti sostenendoli nel loro percorso espressivo.

Come ha vissuto in prima persona questa passione da bambina e poi da adolescente? E come vive oggi questa stessa passione dopo che le è stato passato il testimone nella gestione museale della collezione?
Papà ci ha coinvolte sempre nella sua passione, la mamma Cristina, mia sorella Veronica ed io, organizzando viaggi e condividendo la gioia per l’arrivo delle opere acquisite. Ricordo quando, per il mio decimo compleanno, andammo a vedere una mostra di Picasso a Palazzo Grassi. Era il 1981: vedere i disegni di Picasso da vicino, semplici e così immediati, fu per me una folgorazione. I miei genitori mi diedero un notes dove li riprodussi: il mio ingresso nel mondo dell’arte. Crescere in mezzo alle opere, conoscendo storici dell’arte e studiosi che venivano da noi a vedere la collezione, tutti estremamente colpiti dalla bellezza delle opere, mi ha convinta a sostenere il desiderio di mio padre di condividere la gioia del godimento artistico con un pubblico più ampio. Dopo anni di vita d’impresa, nel passaggio al mondo culturale mi sento anche supportata dall’esperienza vissuta accanto a mio marito Paolo Valerio, regista che da sempre lavora nel mondo del teatro – ora è alla direzione dello Stabile del Friuli Venezia Giulia –, un settore affine e parallelo a quello museale. Il nostro confronto è continuo e stimolante.

Scalone Palazzo Maffei Verona
Scalone, Palazzo Maffei, Verona

Palazzo Maffei è uno dei landmark di Verona. Come siete arrivati alla scelta di questo magnifico palazzo come luogo di esposizione della collezione e alla definizione di un contesto museale così particolare e unico?
La scelta di mio padre è stata appoggiata dalla famiglia; capivamo il suo desiderio di dare nuova voce alle opere e di rendere tangibile quanto realizzato negli anni. Per questo era necessario il confronto con il pubblico; era importante che la collezione potesse essere fruita, apprezzata, studiata, amata dalla collettività. Dopo avere a lungo cercato il luogo per noi più adatto a soddisfare tale obiettivo, alla fine si è reso disponibile proprio Palazzo Maffei, che era un vecchio sogno di papà: un palazzo iconico di Verona per lo stile barocco che lo caratterizza, inusuale nella nostra città, e perché sorge sulle vestigia del tempio di Giove Capitolino (ancora oggi visitabili sotto il palazzo), proprio nell’incrocio fra il cardo e il decumano. Siamo nel cuore della città romana, un luogo dove palpita la vita veronese e dove arrivano i visitatori alla ricerca della casa di Giulietta, qui a due passi. Quando le opere hanno lasciato la casa di famiglia, durante le fasi del trasloco mamma ha preferito non essere presente, mentre io ero spaventata dall’horror vacui che avrei provato. In realtà qui le opere sono state così valorizzate dagli ambienti restaurati, dall’illuminazione e soprattutto dal sapiente e coinvolgente percorso tematico e cronologico creato da Gabriella Belli, che mi sono sentita subito rassicurata. Ho capito che stavamo facendo la scelta giusta. Nelle 28 stanze dei due piani espositivi colpisce il dialogo fra arte antica e contemporanea che connotava anche l’esposizione delle opere in casa, una relazione che mio padre e Gabriella Belli (incredibile il suo lavoro!) hanno saputo mirabilmente valorizzare e restituire. La Casa Museo, con una mescolanza di mobili e oggetti antichi e contemporanei, di quadri e sculture di epoche diverse, è una meravigliosa Wunderkammer che affascina anche le persone non esperte d’arte. Il Palazzo poi attrae magneticamente anche all’interno, nei cortili; sembra di sentire ancora viva l’eco del richiamo di Rolandino Maffei che nel ‘600 lo riedificò, lasciando un’epigrafe che recita: «[…] Bene augurando per i posteri, a fini di decoro fece costruire un cortile pensile che offre spettacolo, giardini sospesi che dilettano, statue che sono invero simulacro di umana felicità». I visitatori, infatti, dopo aver percorso il sorprendente scalone elicoidale, possono accedere alla terrazza da cui si gode una straordinaria vista sulla città e le colline. Lo sguardo si spinge sino ai monti Lessini, ora innevati.

Casa Museo Palazzo Maffei Verona
Casa Museo Palazzo Maffei, Verona

Non solo museo, ma vero e proprio player nella programmazione culturale della città. Quale la linea di sviluppo del vostro lavoro di valorizzazione della collezione e più in generale dell’arte?
Il Teatrino di Palazzo Maffei è una sala con straordinari affacci su Piazza delle Erbe, dove ogni fine settimana si svolgono attività nel segno dell’arte: incontri con gli artisti, presentazioni di libri e film, conferenze, laboratori. Il nostro desiderio è che Palazzo Maffei sia un luogo vivo, di ispirazione e di bellezza, in cui poter tornare per vivere l’arte e la collezione in tanti modi diversi. Cerchiamo di proporre iniziative originali mettendo in dialogo i più vari linguaggi espressivi circondati dai giovani studenti dell’Università e dell’Accademia di Belle Arti di Verona, con cui abbiamo costruito delle virtuose convenzioni, che qui hanno trovato modo di lavorare e crescere nel loro ambito di studi. Nel Teatrino andrà poi in scena, in questo mese di febbraio, uno spettacolo di danza contemporanea, Me Time delle giovani e talentuose Camilla Monga, coreografa, e Federica Forlani, compositrice di musiche elettroniche e acustiche. Ma abbiamo anche prodotto, con il supporto della Regione del Veneto, uno spettacolo di Auto-teatro, una forma teatrale innovativa di cui è stata pioniera Silvia Mercuriali, regista e attrice italo-britannica, prima nostra artista in residenza. Opening Night è diventata ora una traccia sonora per una visita esperienziale alternativa, individuale, che i visitatori possono richiedere in qualunque momento. Ognuno diviene così protagonista unico dello spettacolo, trasportato da musiche, suoni e dalla voce della regista in una festa a Palazzo, attraverso i secoli, che si percepisce ma non si raggiunge mai, il che rende la ricerca un percorso ancora più affascinante.
Lo scorso 4 febbraio il grande Arcangelo Sassolino ha dialogato nel Teatrino di Palazzo Maffei con Marco Tonelli, direttore della Galleria di Arte Moderna di Spoleto, mentre nei prossimi fine settimana Giancarlo Calza presenterà il suo libro, edito da Skira, sui manifesti giapponesi contemporanei, mentre Rachele Ferrario dialogherà con Gabriella Belli sul suo nuovo volume Umberto Boccioni, vita di un sovversivo, questo solo per citare alcuni dei prossimi appuntamenti.

Casa Museo Palazzo Maffei, Verona
Casa Museo Palazzo Maffei, Verona

Quanto è davvero importante il passato per immaginare e costruire al meglio il futuro? Crede che il futuro possa avere un cuore antico?
Il futuro ha sempre un cuore antico. La nostra meravigliosa Italia ne è l’esempio più evidente e lo è anche, nel suo specifico, Palazzo Maffei, dove crocifissi del Trecento dialogano con un meraviglioso Taglio rosso di Fontana, dove l’artista mantovana Chiara Dynys interviene sulle pitture di paesaggio del Settecento e si confronta con l’Amorino di Antonio Canova, mentre accanto alle statue greco-romane troviamo I Gladiatori di De Chirico e lo ieratico Testimone di Mimmo Paladino.

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