A circa una settimana dall’inizio del nuovo tour in Italia, John Murry ci parla in videochiamata dall’Inghilterra, dove ha suonato live in un paio di serate prima di raggiungere il Belpaese.
Sabato 11 novembre suonerà a Bassano Del Grappa a Villa Angaran San Giuseppe (grazie all’organizzatore di eventi Ugly Dogs).
Il cantautore di Tupelo Mississippi (la città di Elvis!), ormai irlandese di adozione, durante la videochiamata, indossa una maglietta sbiadita dedicata al Pasto nudo di William S. Burroghs, romanzo cult ed estremo, da cui David Cronenberg ha tratto un film altrettanto cult. Quella maglietta rappresenta bene l’arte e la vita di Murry. Lo spirito al contempo dark, energico e vitale, l’ombra di traumi atroci del passato che ritornano in molti suoi testi. All’oscurità contrappone spesso parole di luce, nei tappeti sonori disturbanti insinua meravigliose melodie. Time & A Rifle è un pezzo sulla violenza sessuale subita da ragazzino in un istituto cattolico (al fucile che in passato avrebbe voluto impugnare contro i carnefici ha preferito le parole…); Wrong Man racconta il suo tormentato divorzio dalla moglie e la fine di un amore e, soprattutto, la struggente ballata Little Coloured Balloons, rimette a (fuori) fuoco il sopravvivere a un’overdose da eroina…
John oggi ha visibilmente l’energia e l’entusiasmo di un ragazzo: «Faccio uno dei mestieri più belli, non posso che essere contento, nonostante la meschinità di questo mondo violento e patriarcale. Sopravviviamo solo grazie alla bellezza, agli affetti profondi e all’entusiasmo per quello che ci piace. Per esempio, in questo periodo di diffusa bruttezza amo molto il suono magnifico del violoncello, forse ci sarà anche un violoncellista ad accompagnarmi qualche sera. Di sicuro darò il meglio di me…».
Per chi in Italia non conoscesse ancora Murry riassumiamo brevemente una vita rock ‘n’ roll, difficilmente contenibile in poche righe. Benché quarantaquattrenne, John ha già vissuto mille vite, morti e altrettante resurrezioni… La sua madre biologica Cherokee lo ha dato in adozione prima ancora che John nascesse. È stato adottato dagli ultimi eredi della famiglia dello scrittore William Faulkner. In un istituto cattolico, da ragazzino, ha subito una violenza sessuale da parte di tre compagni di scuola. È fuggito dall’istituto e in seguito ha cominciato a dedicarsi alla musica (è l’esempio del rocker letteralmente salvato dalla musica!), prima insieme a Bob Frank e poi da solo. È caduto nella tossicodipendenza e ne è uscito. Il suo primo album solista, il capolavoro The Graceless Age, è stato eletto tra i 10 album più belli del 2012 dalla rivista specializzata Uncut. Poi sono usciti altri due album altrettanto potenti e notevoli, A Short History of Decay (2017, un titolo e un mood presi da E.M. Cioran) e il più elettrico The Stars Are God’s Bullet Holes (2021), prodotto da John Parish (già produttore di PJ Harvey, Eels e Sparklehorse). Quest’ultimo album dovrebbe essere il “cuore” del nuovo tour. John ha lasciato gli Stati Uniti per vivere in Irlanda: «Ma presto mi trasferirò ancora da qualche altra parte in Europa. Non mi piace vivere in America!».
Su di lui è stato girato anche un documentario The Graceless Age – The Ballad of John Murry di Sarah Share, premiato come migliore Irish Documentary al recente Galway Film Festival. Un film la cui lavorazione è durata quasi otto anni, anche con animazioni realizzate dal fumettista irlandese Stephen Morton, con cui Murry ha creato un bellissimo fumetto (Sea of Cortez).
Sei appena stato negli USA per presentare il documentario su di te, The Graceless Age – The Ballad of John Murry di Sarah Share. Com’è stato tornare in America e alle radici?
È stato piuttosto triste direi… Certo è stato bello rivedere mia figlia Evie. Ma è stato soprattutto triste, perché sono tornato in diversi posti oscuri per me, come Memphis. Ho anche fatto alcune interviste e un giornalista in particolare mi ha dato proprio sui nervi.
Sono davvero felice di tornare a suonare in Italia. Doveva essere un tour senza band. Poi ho deciso di suonare con un batterista che mi accompagni ogni sera per le cinque tappe nel vostro Paese (da Savona a Bassano…). Anzi, per caso… conosci un bravo batterista?!
Perché?
Lavora per un giornale di Memphis che nel 1999, proprio l’anno in cui ho subito violenze in un certo istituto cristiano, pubblicava un articolo di elogio su come quell’istituto “salvasse” giovani vite dalla droga. Gli ho detto: «il tuo giornale, per quell’articolo assurdo, mi dovrebbe almeno delle scuse!». Quel pezzo, fra l’altro, è ancora online… È stato triste perché, per esempio, l’albergo in cui alloggiavo a Memphis nei giorni della presentazione del film era di fronte a una stazione di servizio che evocava ricordi per me molto dolorosi. Proprio lì alcuni anni fa ho rivisto “adulto” uno dei carnefici…
La regista però è riuscita a mettere a fuoco spesso efficacemente la tua vita e la tua arte.
Ci sono voluti otto anni a realizzare questo film, mi ha fatto rivivere traumi, orrore, ripensare a cose che avevo sepolto. È stato però bello poter lavorare di nuovo con il fumettista Stephen Morton, è davvero un bravo artista. Spero che il film possa essere visto da molte persone e riesca a denunciare la cultura della violenza sessuale così diffusa non solo in America.
Finalmente, ti rivedremo suonare in Italia! Sarà un concerto più acustico o elettrico?
Alternerò pezzi con la chitarra elettrica a pezzi con la chitarra acustica. Il suono della chitarra elettrica a volte mi diverte di più. Sono una persona umorale, sceglierò i brani e il modo in cui suonarli sera per sera…
Sabato 11 novembre suonerai Bassano del Grappa, ci sei mai stato?
No, è la prima volta. Spero ci divertiremo come mi è sempre accaduto in Italia, a Ravenna, Firenze e dove ho suonato fino a oggi. In parte è comunque un po’ strano risalire sul palco a suonare…
Perché strano?
Mi pare quasi bizzarro suonare ultimamente, anche se so di saperlo fare ancora piuttosto bene… Sicuramente è quello che voglio fare: suonare buona musica davanti a un pubblico. È bello tornare a riunire persone diverse di età diverse nello stesso posto a sentire, anzi “fare”, musica insieme… Negli ultimi anni sono stato molto coinvolto nel documentario su di me, poi il Covid… In questi mesi sono stato in giro a promuovere il film e sono perfino tornato negli USA. Anche quando nel novembre dell’anno scorso ho suonato a Firenze non mi esibivo in un full show praticamente da un anno. Eppure credo sia stato magico! Speriamo davvero si ripeta la magia!
Stai lavorando a un nuovo album?
Sì, sto lavorando ad alcune cose molto diverse da quel che ho fatto fino adesso: un album che definirei soul. Ho cominciato a scrivere canzoni per conquistare le ragazze, ho continuato a scrivere canzoni sempre per le ragazze e anche adesso scrivo per conquistare Sarah, la mia fidanzata (ride, nda)!
P.S.
Dopo questa intervista, grazie a un’altra Sarah, ovvero Sarah Branduardi, figlia di Angelo, abbiamo trovato il batterista giusto per John: l’ingegnere del suono e artista musicale Raoul Terzi che suonerà insieme a Murry sui cinque palchi italiani del tour!
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Il suo ultimo album è invece acquistabile a questo link