Nel laboratorio dell’atomo

"Le 7 misure del mondo" raccontate da Piero Martin
di Elisabetta Gardin
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Nel suo nuovo libro troviamo Einstein, Planck, Galileo e Newton accanto ai Beatles, Joan Baez e Primo Levi. Piero Martin, professore di Fisica nucleare a Padova e uno dei massimi esperti di fusione termonucleare, ci offre un viaggio nella scienza, affascinante e ricco di umorismo.

L’Accademia Nazionale dei Lincei è la più antica accademia scientifica del mondo e sicuramente una delle più prestigiose. Nel 1611 ne entrò a far parte Galileo Galilei. Oggi la massima istituzione culturale italiana ha accolto nel suo centro interdisciplinare “B. Segre”, per il prossimo triennio, il Professor Piero Martin. Martin è un “quasi” veneziano (è nato a Verona) che – cosa ormai piuttosto rara – continua a vivere a Venezia, anche se i numerosi impegni lo portano spessissimo in giro per il mondo tra conferenze, riunioni, interviste. È uno dei maggiori esperti di fusione termonucleare. Professore ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Padova, con il suo Ateneo e il Consorzio RFX, in collaborazione con CNR, ENEA e INFN, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, sta lavorando per produrre energia elettrica con un processo nucleare alternativo alla fissione, la fusione per l’appunto. Fellow dell’American Physical Society, è Chief Physicist di DTT, il nuovo grande esperimento europeo di fusione in costruzione a Frascati. Martin è stato responsabile scientifico di grandi progetti di ricerca internazionali, come la task force europea “Eurofusion Medium Size Tokamak”. Svolge inoltre un grande lavoro di divulgazione attraverso radio, tv, giornali, oltre che con i suoi libri: L’era dell’atomo scritto con Alessandra Viola (Il Mulino), Zerologia con Claudio Bartocci e Andrea Tagliapietra (Il Mulino) e Trash. Tutto quello che dovreste sapere sui rifiuti, ancora con Alessandra Viola (Codice Edizioni). Con il suo ultimo libro Le 7 misure del mondo, edito da Laterza e tradotto in numerose lingue, ha vinto la scorsa edizione del Premio FiuggiStoria sezione Scienza.

Misuriamo il mondo per conoscere il passato, capire il presente e progettare il futuro; ci sono voluti millenni per rendere i sistemi di misura universali, le misure sono fondamentali nella vita di tutti gli esseri umani, ovunque.

Confesso di aver affrontato la lettura di questo volume con alcune perplessità e pregiudizi verso temi apparentemente complicati e lontani, invece ne sono stata travolta: una scrittura fluida e avvincente che cattura il lettore anche attraverso aneddoti divertenti e affascinanti. Accanto a grandi scienziati quali Einstein, Planck, Galileo, Newton troviamo i Beatles, Joan Baez, Primo Levi e le sue opere, la cui lettura dovrebbe essere imprescindibile per tutti, ma pare che l’uomo non abbia ancora imparato nulla, come testimonia il conflitto russo-ucraino. Questo straordinario viaggio scientifico è ricco di contaminazioni che mostrano la profonda e poliedrica cultura dell’autore. Nessun tono nozionistico, nulla di tecnico e gelido; anzi, il Professore riesce a trasferire la sua passione per la musica, la letteratura, la storia e il suo notevole senso dell’umorismo in un mix molto riuscito in cui scorrono esempi mai banali e sempre molto chiari, che permettono a tutti di comprendere anche i concetti più complessi. Un saggio diviso in sette capitoli quante sono le unità di misura che regolano il mondo, ovvero il chilogrammo, il metro, il secondo, la mole, la candela, l’ampere e il kelvin. Come scrive l’autore, «Misuriamo il mondo per conoscere il passato, capire il presente e progettare il futuro; ci sono voluti millenni per rendere i sistemi di misura universali, le misure sono fondamentali nella vita di tutti gli esseri umani, ovunque».

Professore, lei sta lavorando ad un progetto per produrre energia attraverso un processo nucleare alternativo alla fissione, ovvero utilizzando la fusione nucleare. Di cosa si tratta esattamente?
La fusione è il processo nucleare che alimenta il sole e le stelle. Noi stiamo cercando di riprodurlo sulla terra, nei nostri laboratori. La posta in gioco è molto alta: attraverso la fusione nucleare possiamo convertire grandi quantità di energia in energia elettrica. È un processo nucleare, ma a differenza della fissione non produce scorie con radioattività di lunga durata ed è estremamente sicuro. Inoltre usa come combustibile acqua e litio. È una grande opportunità per produrre energia elettrica sostenibile libera da CO2.

È dunque questa la strada futura per assicurarsi un’energia pulita e inesauribile. Ci saranno però delle controindicazioni, degli aspetti negativi anche in questo processo come in tutti quelli che lo hanno preceduto. Quali?
Senza dubbio la fusione potrà dare un contributo importante a un futuro paniere energetico libero da CO2 e amico dell’ambiente. È però un processo difficile da realizzare e ci stanno lavorando ricercatori in tutto il mondo. La difficoltà è proprio legata alla sicurezza del processo: la fusione per funzionare ha bisogno di condizioni ideali e se ci si discosta da esse la reazione automaticamente si spegne. Per ottenere e mantenere queste condizioni occorre ancora risolvere dei problemi scientifici e tecnologici. Ci stiamo lavorando con entusiasmo e il nostro Paese con gli esperimenti DTT e RFX è in prima linea. Sono fiducioso.

Occorre però una forte alleanza tra scienza e società: la scienza è una grande risorsa per il nostro futuro e il nostro ruolo di ricercatori è anche quello di divulgarla e di far crescere la fiducia nelle sue scoperte. Che già, nell’ultimo secolo, hanno enormemente migliorato la qualità della nostra vita.

Il tema tristemente attuale del cambiamento climatico e del surriscaldamento globale. Cosa potete fare voi scienziati per contrastarlo? Quale la sua visione sul tema?
La scienza ha un ruolo fondamentale per un futuro sostenibile in una molteplicità di settori: energia – incluso il risparmio energetico –, ambiente, tecnologie, medicina e in molti altri ambiti ancora. La fisica in particolare, la mia disciplina, ha dato e darà contributi di grande importanza a riguardo. Basti pensare alle ricerche sulle fonti alternative a quelle fossili, sulla fisica dell’ambiente, ma anche sui computer quantistici, che consentiranno una potenza di calcolo enorme grazie alla quale sarà possibile produrre modelli e simulazioni numeriche indispensabili per affrontare tanti problemi ancora aperti. Occorre però una forte alleanza tra scienza e società: la scienza è una grande risorsa per il nostro futuro e il nostro ruolo di ricercatori è anche quello di divulgarla e di far crescere la fiducia nelle sue scoperte. Che già, nell’ultimo secolo, hanno enormemente migliorato la qualità della nostra vita.

Da dove è nato il suo interesse per la fisica? Cosa l’ha spinta verso questi studi?
Il mio interesse è partito dalla frequentazione del liceo classico, che ha avuto un ruolo fondamentale nella mia formazione. Un istituto ben lungi dall’essere distante, come ancora erroneamente si ritiene, dalle materie scientifiche; per la mia formazione è stata una tappa cruciale. Certo, bisogna avere la fortuna di incontrare dei professori bravi e illuminati, come lo è stato il mio professore di matematica e fisica al Foscarini Mario Tonolo, il quale è stato capace di infondermi una grande e vitale passione per la fisica. Non finirò mai di essergliene grato.

Perché uno studente dovrebbe iscriversi a Fisica? Che consiglio darebbe a un giovane che volesse iniziare questo percorso?
Perché la fisica è una scienza che studia la natura, il mondo che ci circonda. E poi il corso di laurea in Fisica apre a una molteplicità di professioni, proprio perché alla base degli studi c’è il metodo scientifico, che è fondamentale in tantissimi campi del sapere. Un consiglio: essere sempre curiosi e liberi.

Nel suo ultimo libro parla delle sette misure del mondo, la più affascinante delle quali è quella forse del tempo. Il concetto di tempo è un qualcosa di inafferrabile, di molto complicato. Per lei cos’è il tempo?
Rubo la risposta ad Agostino d’Ippona, che nel IV secolo a fronte della domanda «cos’è il tempo?» rispondeva: «Se nessuno me lo chiede, lo so; se cerco di spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so». Risposta enigmatica e provocatoria, ma che racchiude molta verità. Il tempo è una grandezza fisica ancor oggi oggetto di studio e ricerca, centrale per molte teorie, come ad esempio la relatività. Da fisico sperimentale mi rifugio nella risposta pragmatica di uno dei maestri della fisica del XIX secolo, il premio Nobel Richard Feynman, che nelle sue lezioni scrive: «Quello che conta veramente non è come lo definiamo, ma come lo misuriamo».

Che spazio trova in una mente analitica, scientifica come la sua, il tema della fede, della trascendenza?
Credo come molti che la fede e la trascendenza siano scelte attinenti alla stretta sfera personale; si tratta di temi costitutivamente separati dalla scienza che possono convivere con essa. L’importante, non solo per la scelta di fede, ma anche per qualsiasi altra grande scelta della vita, è non essere estremisti. E non dimentichiamo poi che, come ha recentemente detto Papa Francesco, la scienza «è una grande risorsa per costruire la pace» e il compito dello scienziato è infatti, sempre a detta del Papa, «testimoniare come sia possibile creare un nuovo legame sociale» impegnandosi «a rendere la ricerca scientifica prossima a tutta la comunità, da quella locale a quella internazionale, perché insieme è possibile superare ogni conflitto».

Sta scrivendo un altro saggio?
Sì, sto terminando un libro dedicato all’errore. Oggi viviamo in un mondo che con l’errore ha un rapporto assai difficile. A partire dal ruolo prezioso che dubbio ed errore hanno nella scienza vorrei raccontare quanto essi rappresentino un grande momento di libertà da preservare gelosamente. Il libro sarà un elogio dell’errore e della sua grande forza generativa.

 

Immagine in evidenza: Piero Martin, TEDx Varese