Parole e tavole di legno

Patti Smith e il suo rock letterario
di Massimo Macaluso
trasparente960

Vera e propria icona sopravvissuta a oceani tempestosi e nello stesso tempo irripetibili, la “sacerdotessa” del rock vanta una carriera di oltre quarant’anni.

Ha attraversato, sarebbe più appropriato dire ‘cavalcato’, gli anni ’60 e ‘70 fino ai giorni nostri, diventandone testimone e indiscussa protagonista di costume e arte. Vera e propria icona sopravvissuta a oceani tempestosi e nello stesso tempo irripetibili, la “sacerdotessa” del rock nella sua carriera di oltre quarant’anni ha vissuto pienamente fino in fondo quel periodo dandone interpretazione in tutte le sue forme d’arte, attraverso la musica, la fotografia, la poesia, i romanzi, la pittura e la scultura, lasciando il suo segno indelebile in ogni sua espressione. Amata, discussa, potente ed idealista, Patti Smith resta vero e proprio mito del rock per tutte le generazioni a seguire, e, senza dubbio alcuno, tra gli artisti più influenti di sempre. È uscita indenne dalle trasgressioni e dalle atmosfere fumose della Factory di Andy Wharol, ha avuto una lunga relazione con Robert Mattlethorpe, il fotografo vera icona degli anni ’70-‘80, diventandone la Musa ispiratrice, protagonista di alcuni suoi ritratti rimasti indimenticabili. Già, quando le copertine dei vinili non erano ‘solo’ copertine, ma vere opere d’arte. Oltre tutto questo, con un carisma capace di ipnotizzare migliaia di adepti è diventata una sorta di sciamana, a partire dal periodo punk per arrivare alla New Wave degli anni ‘80. Se il rock è una sorta di sacro rito che “non potrà mai morire”, non poteva trovare una sacerdotessa migliore a celebrarlo. E come tale è passata alla storia della musica. Cantante, cantautrice e poetessa, Patricia Lee Smith, in arte Patti Smith, nasce il 30 dicembre 1946 a Chicago, Illinois. Nel 1950 si trasferisce con la famiglia a Philadelphia e poi nel New Jersey. Maggiore di quattro figli, Patti è sempre stata una bambina alta, allampanata, malaticcia, con un occhio sinistro pigro. Comportamenti timidi che mai avrebbero fatto pensare che Patti avrebbe potuto trasformarsi nella rockstar innovativa che sarebbe poi diventata.

«Quando ero una ragazzina – ha avuto modo di dichiarare più volte – ho sempre saputo che avevo qualcosa di speciale dentro di me. Voglio dire, non ero attraente, non ero molto comunicativa, non ero molto intelligente, almeno a scuola. Non ero nulla di tutto ciò, e non ho mai dimostrato al mondo che ero qualcosa di speciale, ma ho avuto questa enorme speranza per tutto il tempo ed è questo lo spirito che mi ha mantenuto forte…ero una bambina felice perché avevo la sensazione che sarei andata oltre il mio corpo fisico». Erano gli anni ’60 quando, poco più che ventenne, si trasferisce nella vibrante New York per trovare la propria strada. Il resto è storia: dalla chiacchierata relazione con il fotografo Robert Mapplethorpe fino alle primissime esibizioni nello storico CBGB’s nel Lower East Side di Manhattan, senza tralasciare il contratto con l’etichetta Arista e la pubblicazione di Horses, semplicemente uno dei migliori album della storia del rock. Patti Smith si è presto quindi conquistata di diritto un posto nell’Olimpo delle leggende del rock, scrivendo pagine di poesia che ha consegnato alla letteratura, ispirata dal ‘maestro’ Arthur Rimbaud. Spesso citata da illustri colleghi come grande fonte di ispirazione, da Michael Stipe (R.E.M.) a Morrissey e Johnny Marr (The Smiths), da Madonna agli U2 e a molti altri ancora, ha addirittura presenziato con una prolusione da par suo alla cerimonia di consegna del Nobel per la letteratura a Bob Dylan, il tutto per espresso desiderio del premiato, come noto allergico ad apparire da protagonista a cerimonie pubbliche, in primis a quelle a lui dedicate. Brani come People Have The Power, Gloria (cover del brano dei Them di Van Morrison), Dancing Barefoot e Because The Night (scritta per lei dall’amico Bruce Springsteen) sono vere e proprie pietre miliari della musica e dell’immaginario collettivo. E ancora oggi, alla tenera età di 77 anni, la troviamo in tour, magari un po’ (ma solo un po’) ammansita dagli anni, e forse dai numerosi lutti per le persone care perse negli anni, ma con la stessa sana rabbia e lo stesso carisma che ha portato in giro per tutti i palchi del mondo attraverso tre o quattro generazioni. Forse ancora sputando sul palco, come farebbe un vecchio marinaio che ha attraversato oceani e tempeste per tutta la vita. Godetevela ancora una volta, ne vale davvero la pena.