Perpetuo movimento

A Cristina Caprioli il premio alla Carriera della 18. Biennale Danza
di Chiara Sciascia
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La coreografia come “discorso critico in continuo movimento” in cui l’atto creativo non è mai disgiunto dalla riflessione ed è, anzi, un pensiero che si interroga sul fare danza nel momento stesso in cui la danza si genera. Questo il dogma di Cristina Caprioli, icona della danza contemporanea a cui la 18. Biennale Danza assegna il Leone d’Oro alla carriera il 21 luglio a Ca’ Giustinian.

Danzatrice, coreografa, teorica sperimentale, accademica e curatrice, Cristina Caprioli «ha silenziosamente e sostanzialmente influenzato più generazioni di coreografi durante i suoi tre decenni di ricerca critica sul corpo», si legge nella motivazione di Wayne McGregor, che prosegue: «A metà degli anni Novanta Caprioli ha fondato l’organizzazione indipendente ccap, con la quale ha prodotto un’ampia gamma di performance, installazioni, film, oggetti, pubblicazioni e altre “coreografie”, oltre a progetti di ricerca interdisciplinari a lungo termine. La coreografia di Caprioli è caratterizzata da precisione, complessità e forme nuove di virtuosismo fisico. Tutte le sue produzioni sfidano le regole e le economie di scambio del settore; le basi filosofiche del suo canone hanno bilanciato ricerca concettuale rigorosa ed esperienza concreta coinvolgente e altamente praticabile. L’impegno di Caprioli per l’avanzamento e lo sviluppo della nostra forma d’arte è stato fonte di ispirazione per il settore e il suo approccio sotto traccia a tutto ciò che intraprende non fa che evidenziare la qualità eccezionale e l’integrità di un processo creativo a 360 gradi».

flat haze, Cristina Caprioli, ph. Thomas Zamolo, courtesy La Biennale di Venezia

Grande protagonista del Festival, a cui aveva già partecipato nel 2010, Caprioli presenta ben tre delle sue ultime opere e una prima assoluta. Al Teatro alle Tese, dal 18 luglio al 3 agosto, sarà visibile DEADLOCK, produzione del 2023 in prima nazionale, che la coreografa definisce un “saggio sulla ripetizione in serie”. Sospesa tra il mondo reale e quello immaginato la performer, Louise Dahl, si muove liberamente, mentre il suo corpo viene moltiplicato sullo schermo, viaggiando attraverso le due dimensioni come se profondità, peso e confini non esistessero.
Dal 24 luglio al 3 agosto in Sala d’Armi sarà la volta di flat haze, spettacolo e installazione al contempo, che invita gli spettatori a scoprire il processo creativo della coreografa italo-svedese in quello che è il suo spazio ideale per «pensare e creare, per sperimentare un nuovo modo di stare insieme in cui scrivere, leggere, riflettere, riposare e danzare». Ogni ora verrà eseguita una coreografia diversa che si somma a una serie di nove immagini e il pubblico sarà libero di rimanere lì qualche minuto o fermarsi invece tutto il giorno. A Forte Marghera, durante i fine settimana del Festival, andrà poi ‘in scena’ Silver, eccezionale performance/installazione che si appropria dell’ambiente e costruisce una danza “di corpi senza corpi”. Sul pavimento, lungo le pareti, appesi al muro centinaia di cappotti argentati invadono lo spazio, alcuni per essere “abitati” da corpi in movimento. Nelle parole di Caprioli lo spettacolo svela come «la coreografia possa nascondersi anche dove non ce l’aspettiamo. Al contempo ordinaria e astratta, ovvia e intrinsecamente ripiegata su sé stessa, Silver è un invito a tornare a una ri-flessione visiva». Infine, concedendosi come mentore d’eccezione con i danzatori di Biennale College, Caprioli presenta in prima assoluta una creazione ideata ad hoc per il Festival: The Bench, che trova la sua collocazione ideale in Via Garibaldi.

Immagine in evidenza: Cristina Caprioli portrait, ph. Jens Wazel, courtesy La Biennale di Venezia

A tu per tu con Wayne McGregor: al via la 18. Biennale Danza

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