Sulle tracce del mito

Filippo Tuena, finalista del Premio Campiello presenta il suo nuovo libro
di Elisabetta Gardin
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In un percorso di ‘avvicinamento’ alla Cerimonia di premiazione del Premio Campiello, abbiamo voluto porre ai cinque autori finalisti della 61. edizione alcune domande. Risponde Filippo Tuena, autore di In cerca di Pan (Nottetempo).

Nato a Roma nel 1953, ha vinto il Premio Grinzane Cavour con Tutti i sognatori (Fazi, 1999), il Premio Bagutta con Le variazioni Reinach (Rizzoli, 2005; beat, 2015) e il Premio Viareggio con Ultimo parallelo (Rizzoli, 2007; il Saggiatore, 2021).
Tra le sue opere recenti, tutte pubblicate dal Saggiatore: Le galanti (2019) e La voce della Sibilla (2022).

Essere parte della cinquina finalista del Premio Campiello quale impatto ha sulla sua realtà di scrittore?
Per me, che compio settant’anni tra poche settimane, forse essere nella cinquina finalista del Premio Campiello potrebbe rappresentare la ciliegina sulla torta di una carriera più che trentennale.

Quale la genesi del suo libro finalista?
Il libro, scritto durante il periodo cupo del Covid, nasce da ricordi di viaggi in Grecia, nelle Cicladi e nel Peloponneso e da una suggestione di un testo di Plutarco, dove una voce misteriosa proveniente dall’isola di Paxos annunciava che il “Grande Dio Pan è morto”. Il libro cerca di verificare se Pan sopravvive comunque.

Quanto proietta di se stesso nei personaggi che racconta?
Direi che proietto molto di me nella voce che narra i miei libri. Sono sempre presente e a volte intervengo direttamente, mentre i personaggi di cui racconto sono quasi sempre esistiti realmente, come esseri umani o come figure mitologiche.

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