Viaggio in Italia

La Ministra tedesca Claudia Roth a Venezia per omaggiare la Comunità Ebraica
di Fabio Marzari
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Durante la sua recente visita a Venezia l’on. Claudia Roth ha offerto una lezione di stile umano e politico e di partecipazione davvero commovente per la totale assenza di retorica e per le coraggiose parole pronunciate davanti ai vertici della Comunità Ebraica.

Ho avuto il piacere di incontrare a Venezia l’on. Claudia Roth, Ministra di Stato per la Cultura e i Media del governo tedesco presieduto da Olaf Scholz. L’occasione era data da un omaggio alla Comunità Ebraica di Venezia da parte dell’importante esponente politica. Ciò che da subito ha catturato la mia attenzione è stata l’assenza di retorica nelle parole e nei gesti di Claudia Roth, una differente lezione di stile politico e di visione della storia rispetto alle abitudini italiche. Affrontare temi delicati e molto sensibili in casa di chi ha subito la peggiore infamia dell’umanità con la dignità di chi non ha avuto timore di fare i conti con la storia, la propria storia, sapendo che certi orrori non potranno mai essere derubricati in nome di una qualche nebulosa pacificazione nazionale, è qualcosa che fa la differenza in termini umani e politici. Claudia Roth, esponente del partito dei Verdi, ha focalizzato la sua attività politica, sia nel suo Paese che al Parlamento Europeo, sul multiculturalismo, sulla tutela delle minoranze, sul sostegno delle persone LGBT in Germania e in Europa e sull’integrazione nel Continente europeo. Anche l’approccio per l’intervista che segue racconta di un modo differente di concepire la politica, si pensi alla trafila che in Italia avremmo dovuto fare per accedere, forse, all’ufficio stampa del suo omologo Gennaro Sangiuliano. Qui invece, grazie al Centro Tedesco di Studi Veneziani e all’infaticabile e prezioso lavoro di Petra Schaefer, è bastata una presentazione informale per cui poi scaturisse fluidamente il tutto. Un grazie sincero va al dr. Jens Althoff, portavoce e capo della comunicazione della Ministra Roth.

La cultura ci guida, pone le giuste domande, offre chiarezza, e in modo altrettanto importante aiuta le persone a esprimere le loro emozioni, le loro paure e i loro traumi. Per quanto riguarda la Germania, penso sia importante stabilire una solida base legale per la cultura a livello federale.

Il suo Paese ha sempre dato grande importanza alle spese per la Cultura, stanziando per essa una cifra considerevole del bilancio statale. Alla luce della sua esperienza di governo, come definirebbe attualmente lo stato della cultura in Germania?
La Germania è uno stato federale la cui Costituzione prevede che le politiche culturali siano perlopiù appannaggio dei singoli stati, che è il motivo per cui la maggior parte delle iniziative è finanziata dagli stati e dalle amministrazioni locali, mentre il governo federale si occupa solo di progetti e istituzioni culturali di particolare rilievo per la nazione. Il tessuto culturale della Germania è ricco e vario, con un gran numero di istituzioni che vi si dedicano a tutti i livelli, federale e locale. Tuttavia, e questo già lo si intravede a seguito delle recenti crisi che conosciamo, per il futuro ci aspettiamo delle sfide importanti per il settore della cultura e però con meno risorse finanziarie. È essenziale ricordare che, specialmente in tempi di crisi, la cultura non è intrattenimento o solo un’altra attività umana che si aggiunge alle altre, ma uno strumento fondamentale per la democrazia. Deve essere conservata e nutrita. La cultura ci guida, pone le giuste domande, offre chiarezza, e in modo altrettanto importante aiuta le persone a esprimere le loro emozioni, le loro paure e i loro traumi. Per quanto riguarda la Germania, penso sia importante stabilire una solida base legale per la cultura a livello federale. Sto lavorando per inserire questo scopo nella nostra Costituzione, però a questo fine abbiamo bisogno di due terzi dei voti del Parlamento e l’opposizione conservatrice non si è finora dimostrata interessata al tema.

La Germania a differenza dell’Italia sembrava avere fatto i conti col suo passato drammatico e ingombrante in maniera più responsabile e severa. A ridimensionare questa visione è intervenuto di recente un sondaggio allarmante circa la percentuale di voti che un partito di destra estrema e xenofobo come AfD potrebbe prendere alle prossime elezioni. Le destre in Europa, Italia in primis, sono in crescita costante e incombe un nuovo pericolo Trump dall’America. Perché secondo lei la politica tradizionale non è più in grado di intercettare i bisogni della gente? Cosa si può e deve fare da subito per invertire e frenare questo trend?
Mi sembra che ci siano due questioni. Prima di tutto, non direi che la politica tradizionale sia incapace di capire i bisogni delle persone. Penso che molti dei partiti politici tradizionali siano ben capaci di tradurre la voce della gente in azione concreta. Tuttavia, in una democrazia pluralista ci sono diversi modi di affrontare le sfide che si presentano in tempi di rapidi cambiamenti. Queste sfide ci seguono sin dall’inizio della pandemia, che tra l’altro ha colpito l’Italia in modo molto più severo della Germania. Subito dopo esserci ripresi dal Covid-19, la Russia ha mosso guerra nel mezzo dell’Europa attaccando l’Ucraina. Con la guerra in Ucraina ancora in essere, un’altra tragedia: l’attacco terrorista di Hamas contro Israele e ancora guerra nel Medio Oriente. Al contempo viviamo anche il problema dell’emergenza climatica. Tutte queste situazioni creano un clima di instabilità e insicurezza, un ambiente sfruttato dalle forze antidemocratiche con risposte semplicistiche e soluzioni fittizie, spesso prendendosela con membri di gruppi specifici, i rifugiati ad esempio, e dando loro la colpa di tutto. Nelle elezioni per il Parlamento europeo e nelle elezioni locali in Germania è probabile che un partito come Alternative für Deutschland riceverà buoni risultati. Al cospetto di situazioni come queste, e come parte della coalizione di governo, dobbiamo lavorare per riguadagnare fiducia e implementare soluzioni significative, tangibili che abbiano un impatto chiaro nella vita dei cittadini. Ci sono centinaia e migliaia di persone per le strade della Germania che manifestano per ottenere una società più aperta, varia e inclusiva. Sono uniti nella loro opposizione all’estrema destra, rappresentata da AfD. Sono segnali forti che danno molta speranza.

Ci sono centinaia e migliaia di persone per le strade della Germania che manifestano per ottenere una società più aperta, varia e inclusiva. Sono uniti nella loro opposizione all’estrema destra. Sono segnali forti che danno molta speranza.

Tra Venezia e la Germania c’è da sempre un forte legame anche culturale. Il Centro Tedesco di Studi Veneziani e il Padiglione alla Biennale segnano una presenza qualificata e costante del vostro Paese in città. Quali novità dobbiamo attenderci per contribuire a rafforzare ulteriormente le attività culturali tedesche a Venezia e in Italia?
Vi è sicuramente un forte legame e un’ottima cooperazione tra Venezia e la Germania. Sono specialmente grata al Centro Tedesco di Studi Veneziani per l’importante lavoro che svolge. È notevole quanto il Centro sia integrato nella vita culturale di Venezia. Il mio governo si impegna per un continuo sostegno al loro impegno, nonostante i tagli ai fondi federali. Oltre a questo, saremo molto felici di vedere i lavori alla Biennale Arte di quest’anno e gli scambi culturali tra Italia e Germania che avverranno. Quest’anno l’Italia è il Paese ospite alla Fiera del Libro di Francoforte, che è un’occasione eccellente per mostrare l’abbondante presenza della cultura letteraria italiana in Germania. Spero che anche Venezia possa avere un posto di rilievo alla Fiera.

Capire e allacciare rapporti con la vivace Comunità Ebraica di Venezia, oggi, mi ha perciò molto commossa. Un’esperienza bellissima! Dobbiamo proteggere e sostenere la vita e la cultura ebraiche in tutta Europa e sostenerne la visibilità il più possibile.

Con il suo omaggio alla Comunità Ebraica veneziana lei, Signora Ministro, ha offerto una lezione di stile umano e politico e di partecipazione davvero commovente soprattutto per la totale assenza di retorica e per le coraggiose parole pronunciate davanti ai vertici della Comunità stessa. Ci può ricordare bene quanto le disse suo padre a proposito del passato tedesco, la cui quota di responsabilità va ripartita, seppure in maniera minore, anche tra chi è nato dopo la fine del regime nazista?
Fin da quando ero giovane, mio padre mi ha sempre fatto capire che né io né la mia generazione siamo responsabili per le atrocità commesse dalla Germania nazista, in particolare per l’Olocausto, il più perfido crimine mai commesso nella storia. Tuttavia ha sempre affermato chiaramente che sarebbe stata nostra precisa responsabilità, come individui e come società, di assicurarci che non sarebbe mai più potuto accadere nulla del genere. Per questo il “mai più” è sempre stato il tema essenziale della mia carriera politica. Anche a Venezia il regime nazi-fascista ha deportato e assassinato nei campi di sterminio membri della comunità ebraica. Capire e allacciare rapporti con la vivace Comunità Ebraica di Venezia, oggi, mi ha perciò molto commossa. Un’esperienza bellissima! Dobbiamo proteggere e sostenere la vita e la cultura ebraiche in tutta Europa e sostenerne la visibilità il più possibile. Ora più che mai, dopo gli attacchi terroristi in Israele del 7 ottobre, vediamo l’antisemitismo in Europa crescere. È quindi fondamentale che, collettivamente, contrastiamo con piena convinzione tutti insieme l’antisemitismo nell’intero continente. La Germania ha una responsabilità particolare a riguardo e deve perciò essere in prima fila in questa azione di civiltà.

In vista delle prossime elezioni del Parlamento Europeo sente di poter praticare un po’ di ottimismo, pensando anche al fatto che forse la cultura possa esercitare la sua forza di deterrente alla deriva populista e nazionalista?
“Mai più” è un’idea che ha spinto in avanti l’integrazione europea. È servita come risposta alle orribili conseguenze che il nazionalismo ha prodotto sulla nostra storia. Alle prossime elezioni europee sarà molto importante che alle forze antieuropee e antidemocratiche non sia data alcuna possibilità di distruggere la nostra preziosa casa comune europea. Persone come Vladimir Putin vogliono distruggere questa nostra casa. Evitare che accada è responsabilità di ogni cittadino dell’Unione Europea, della società, di tutti. Dobbiamo comunque tenere a mente che l’arte deve sempre essere libera. Gli artisti non devono essere obbligati ad allinearsi ad alcun obiettivo politico. L’arte e la cultura, in quanto soggetti attivi di democrazia per eccellenza, creano spazi per un dialogo aperto ed equo, dove persone con idee diverse possano costruire dei ponti e incontrarsi con buon senso. Così facendo, l’arte può dare il suo contributo per conservare e migliorare la democrazia nella nostra casa comune europea.