L’ombra del vento

Immagini di rara bellezza nelle cronache delle regate veneziane del 1920
di Camillo Tonini

«Il Gazzettino» di Venezia del 6 luglio 1920 annunciava che nei giorni del Redentore si sarebbero svolte regate organizzate dalla Compagnia della Vela. Sulla prima pagina del giornale di quel giorno, però, molti erano i motivi di preoccupazione che emergevano dalle notizie dall’estero e dall’interno…

«Il Gazzettino» di Venezia del 6 luglio 1920 riportava nella cronaca cittadina la notizia che nei giorni del Redentore si sarebbero svolte regate organizzate dalla Compagnia della Vela. Per celebrare ed enfatizzare l’evento si erano costituiti un apposito Comitato cittadino e un Comitato d’onore al quale erano stati chiamati i nomi più prestigiosi della società veneziana e le più alte autorità civili e militari presenti in città: tra i senatori del Regno, Grimani, Papadopoli, Treves de’ Bonfili, Brandolini, Canevaro, Molmenti; tra i deputati, Piero Foscari, Bordiga, il principe Giovannelli, Giuseppe Volpi. Si preannunciava una festa all’insegna dello sport velico, che avrebbe dato lustro alla città e alla sua classe dirigente e contribuito a riportare tra la gente serenità e normalità dopo i terribili giorni della guerra.
Solo a leggere, però, la prima pagina del giornale di quel giorno, molti erano i motivi di preoccupazione che emergevano dalle notizie dall’estero e dall’interno.

Il Todaro, cutter aurico della Compagnia della Vela

Due cronache provenienti da Zara riferivano di episodi di violenza – Torbidi comunisti a Spalato – contro il reggente di Serbia e del Regno di Jugoslavia – il principe Alessandro –, che recentemente aveva dichiarato che: «[…] il giorno più bello della sua vita sarà quello in cui egli potrà metter piede nella sua Fiume e nella sua Istria». Chiara l’allusione all’occupazione italiana di Fiume che Gabriele D’Annunzio aveva guidato nel settembre dell’anno precedente. Nella stessa pagina del quotidiano veneziano, una cronaca dal corrispondente di Atene era titolata L’esercito greco ha raggiunto il mar di Marmara e riportava notizie sull’inestinguibile conflitto tra turchi e greci che da sempre inquietava il vasto scenario dell’area mediorientale del Mediterraneo. E ancora, una corrispondenza da Varsavia – La lotta sul fronte polacco – riferiva dei venti di guerra tra l’esercito polacco e l’Armata Rossa sul fronte nordorientale di centro Europa. Da appena due anni era finita la Grande Guerra, con il suo carico pesantissimo di morti e disgrazie, ma all’attualità si ripresentavano irrisolti gli stessi problemi.
Il fitto impaginato de «Il Gazzettino» di quel giorno non lesinava altre preoccupanti notizie provenienti dall’interno del Paese: da Firenze un articolo titolato I furori dei contadini, riportava le testimonianze delle devastazioni dei raccolti agricoli nella campagna pisana da parte di contadini aderenti alla Federazione nazionale, ai quali si opponevano gli agricoltori iscritti alle leghe bianche. Poco più avanti, in un pezzo, I morti a Gioia del Colle, veniva dato conto delle dodici vittime e dei cinquanta feriti tra contadini e proprietari terrieri nelle campagne pugliesi.

Topo a due alberi con vela al terzo nelle acque lagunari

Da Milano, la notizia introdotta dal titolo La serrata delle officine Romeo riferiva che le maestranze della fabbrica meccanica avevano abbandonato il lavoro per protesta contro le autorità militari.
L’inevitabile conclusione della diffusa e palese inquietudine sociale che l’Italia soffriva in quel travagliato periodo storico, si condensava nel titolo a caratteri cubitali – Un bilancio disastroso –, con il resoconto del burrascoso dibattito parlamentare che si era tenuto alla Camera dei Deputati sul programma di governo presentato dall’allora presidente del Consiglio Giovanni Giolitti.
Nelle pagine interne di cronaca cittadina, più bonariamente il quotidiano veneziano indugiava sul furto di Cinquanta fiaschi di vino e sul resoconto delle solenni esequie che la città aveva voluto tributare a un illustre concittadino, Giovanni Zanellato – Funerale del Principe del remo –, che compariva ritratto in fotografia, in posa marziale, tra i suoi trofei e «[…] con la corona di alloro decretatagli dopo i primi cinque premi conquistati nelle regate del Canalazzo». Anche in queste pagine di cronaca locale si percepivano, però, evidenti segnali di instabilità sociale. Vi si leggeva dello Sciopero tranviario che aveva bloccato il collegamento tra Venezia e il Lido e della riunione nella sala del Ridotto della neo costituita associazione Alleanza Nazionale, che raccoglieva l’adesione di cittadini intenzionati a far fronte al «pericolo del bolscevismo», a «ristabilire l’ordine e il prestigio dello Stato» e a «risolvere il problema dell’Adriatico, senza nulla mendicare dagli Alleati». Tra i consiglieri eletti, molto applaudito per il suo intervento in sala, l’avvocato Giovanni Giuriati, uno dei maggiori ispiratori e sostenitore della nuova associazione.
In compenso all’approssimarsi delle regate veliche imminenti, nei giorni successivi più spazio veniva dato alle notizie che riguardavano il preannunciato programma della Compagnia della Vela.

Barca d’appoggio alla regata. Riconoscibile in alto a sinistra Giovanni Giuriati

Del 16 luglio, un articolo de «Il Gazzettino» enfatizzava l’atteso evento per i suoi valori sportivi che rinverdivano le glorie della Serenissima e che con un sotteso messaggio nel clima irredentista di quei giorni, manifestava un condiviso progetto politico: confermare il ruolo egemone dell’Italia sull’Adriatico e proporre Venezia come protagonista destinata a coltivare questo ambizioso obiettivo sull’una e l’altra sponda del mare. Lo conferma il fatto che una delle coppe messe in palio dal sodalizio veneziano era titolata Mare Nostro e che il maggior ispiratore dell’ideazione e dell’organizzazione delle regate era lo stesso avvocato Giuriati, allora consigliere della Compagnia della Vela, il quale sembrava governare con un’unica regia tutti gli avvenimenti veneziani di quei giorni.
Giuriati (1876–1970) di famiglia veneziana, uomo di legge e fine giurista, infaticabile attivista politico, sostenitore dei movimenti irredentisti, pluridecorato per i meriti di combattente durante la Grande Guerra, appena l’anno precedente era stato fiancheggiatore di D’Annunzio nell’impresa di Fiume, dove tra il settembre e il dicembre 1919 aveva ricoperto l’incarico di Capo di Gabinetto e in seguito, a Zara, aveva assunto quello di Comandante della legione del Quarnaro. Durante questo stesso periodo – il 4 settembre –, con una sua lettera autografa inviata a Giuriati, il Vate d’Italia consegnava il nome alla nuova associazione velica – Compagnia della Vela – e il motto dell’associazione – Custodi, Domine, Vigilantes – perché «Vigilanti siano gli arditi veleggiatori dell’Adriatico più amaro che mai se l’onta che un tempo si chiamò Lissa, si chiama oggi Fiume.»
All’alba del 16 luglio, le imbarcazioni veneziane della Compagnia della Vela, le triestine dello Yachting Club Adriaco, quelle della Società Nautica Teseo di Fiume e di Parenzo, con la prima regata traversarono da Porto Rose, dove si erano riunite e raggiunsero dopo quarantotto miglia di navigazione il traguardo posto alla diga nord del porto del Lido. A vincere nella categoria superiore dei grandi yacht l’imbarcazione Strale della Società Nautica Teseo, seguita dal cutter aurico Todaro, l’ammiraglia della flotta sociale della Compagnia della Vela condotta dal comandante Cappelin, che però cedeva il secondo posto a Folgore dell’Adriaco per le compensazioni di rating.

Naufragio della gondola con quattro turisti a bordo travolta nel campo di gara dall’Ondina

Il 17 pomeriggio partiva la seconda regata sul triangolo tracciato al largo del Grande Hotel Excelsior. Dalla spiaggia, una nutrita folla seguiva le evoluzioni delle bianche vele in regata. Quattro le categorie di Stazza Internazionale in gara riconoscibili da una lettera stampigliata all’apice delle rande: la “L” riservata alle imbarcazioni di 6 metri, la “H” per quelle di 8 metri, la “M” per gli yachts con rating superiore a 24, la “N” per quelli con rating inferiore a 24. Alla regata su un percorso più limitato erano ammessi anche i topi con vela al terzo, nella categoria “T” a loro riservata.
Il pomeriggio del giorno successivo, dopo una colazione offerta dalla Compagnia agli equipaggi ospiti e alle autorità intervenute allo Stabilimento Bagni del Lido, posto sul prolungamento alla fine del Gran Viale, si svolgeva l’ultima regata seguita da grande folla assiepata sulle rive del Bacino di San Marco. Il percorso da compiere tre volte per le imbarcazioni maggiori, era compreso tra una boa posta alle bocche di porto del Lido e la boa poppiera di ormeggio riservata ai piroscafi della linea Venezia-Trieste, posta a Punta della Dogana. Nella categoria dei 6 metri arriva primo lo splendido cutter Cremona di Giulio De Blaas, uno dei soci più attivi della Compagnia.
La generale soddisfazione per il magnifico spettacolo delle vele che incrociavano nello specchio d’acqua lagunare veniva incrinata dall’affondamento di una gondola con a bordo quattro turisti stranieri. Così nel racconto del cronista de «Il Gazzettino»: «Il comandante dell’Ondina sig. Biadene, espertissimo manovratore, dopo ripetuti avvertimenti, diede all’orza quando gli fu possibile per evitare l’urto e ci sarebbe riuscito se uno straglio di acciaio del “bon” della randa non fosse andato a incappellarsi sul pomo d’ottone del tendalino della gondola. La gondola venne così afferrata con violenza dall’Ondina in corsa e fatta girare su sé stessa; se il tendalino fosse saltato fuori dal suo posto, la gondola sarebbe rimasta in libertà senz’altre conseguenze, ma per disgrazia le aste erano fissate sotto le falche con tampagni. In breve la gondola si capovolse e furono gettati in acqua i quattro passeggeri, due signore, un signore e una bambina, stranieri alloggiati all’Albergo Italia».
L’incidente si era risolto con il pronto intervento di alcune imbarcazioni d’appoggio e con l’aiuto dei membri dell’equipaggio dell’Ondina e di altri valorosi soci e cittadini che si erano gettati in acqua per salvare i malcapitati ospiti stranieri inesperti di nuoto. Anche un MAS della Marina Militare era venuto in soccorso ai naufraghi, mentre il gondoliere aveva da solo recuperato la riva.
Alla sera, nella sede della Compagnia della Vela – allora presso le Procuratie Vecchie nella proprietà Soranzo al primo piano, con otto finestre su Piazza San Marco – festeggiamenti e premi per tutti: a fare gli onori di casa come madrina, la giovane figlia del presidente conte Girolamo Marcello. A distribuire i premi il Presidente del Comitato d’Onore, Ammiraglio Pepe. Con particolare entusiasmo venne applaudito il comandante dello Strale di Fiume, il quale vinse le due coppe messe in palio dal Re e dalla Regina Madre.

Pranzo sociale a conclusione delle regate allo Stabilimento Bagni del Lido

Di quelle giornate veliche ci rimane il racconto riportato con passione e meticolosità dal cronista de «Il Gazzettino», rimasto anonimo, ma vivo è anche il ricordo in alcune immagini fotografiche scattate da un operatore della ditta Foto Giacomelli, allora guidata da Piero Giacomelli. In queste fotografie di rara bellezza, e tanto più emozionanti per gli appassionati di vela, sono riconoscibili alcuni natanti che vi parteciparono e fra tutti il Todaro, l’imbarcazione sociale della Compagnia. Sono anche individuabili alcuni soci e personalità che presenziarono alla manifestazione velica nelle fasi di organizzazione e preparazione e nei momenti conviviali.
L’album, rilegato in pelle, nel foglio d’apertura mostra una dedica autografa scritta in matita blu: «All’Avv. Giuriati, con infinita gratitudine per ciò che ha fatto, che fa e farà per la Compagnia della Vela». La data è quella del 30 ottobre 1920, mentre rimane indecifrabile la firma del donatore.
Anni dopo, nel 1935, Giovanni Giuriati, quando oramai la sua travolgente carriera politica nel partito fascista stava volgendo al termine per dissensi con il Duce, donava il prezioso album di memorie veliche ai Musei Civici di Venezia, ora conservato nella Fototeca Storica del Museo Fortuny.

Si ringrazia la Fondazione Musei Civici di Venezia per la concessione della riproduzione dell’Album Giuriati. (Inv. MCV-CFMF-AF 058).

 

Immagine in evidenza: Grandi yachts in gara nel Bacino di San Marco con andatura al gran lasco